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domenica 28 dicembre 2008

Buona settimana (cambiare non gli occhiali, ma gli occhi....)

Carissimi, ci stiamo sempre più accorgendo che le sfide che l’umanità ha davanti nei prossimi decenni sono impressionanti e soprattutto nuove.
I progressi della scienza stanno per giungere e superare a confini che un tempo sembravano inarrivabili sia nel campo della vita sia in quelli spaziali.
I progressi delle comunicazioni, dei trasporti, delle relazioni personali e internazionali globali ci immettono sempre più vicino a noi in un mondo multiculturale in cui dovremo convivere con persone completamente diverse da noi.
Non servirà più soltanto rinnovare i nostri punti di riferimento culturale, i nostri schemi mentali, le strutture politiche, occorrerà procedere ad un profondo cambiamento di noi stessi.
Invece di cambiare gli occhiali e comprarne di nuovi, occorrerà cambiare gli occhi...
Lo facciamo insieme?

Buona settimana e.. buon anno

giovedì 25 dicembre 2008

Interesse e bene comune

Oggi il Papa Benedetto XVI, nel corso del suo messaggio natalizia, ha detto una frase che mi ha molto colpito e che non vorrei si perdesse in quanto difficilmente sarà riportata dai giornali di domani; è troppo contro la cultura corrente.
La frase è "se si pensa solo all'interesse personale, il mondo non può che andare in rovina". 
Raramente Papa Ratzinger è così incisivo.
Ci vogliamo riflettere un pò?
Ciao a tutti e ancora auguri.  
  

domenica 21 dicembre 2008

Buon S. Natale (ricominciamo sempre.....

E’ la settimana di Natale.

Gesù non si stanca di veder ogni anno commemorata la sua nascita con tanti bei proponimenti di cambiare la nostra vita e di promuovere il bene con tutte le nostre forze. E ogni anno falliamo...

Però Gesù, se così si può dire, ricomincia ogni Natale (e ogni giorno!) a rinascere in noi.

Facciamoci reciprocamente l’augurio di ricominciare anche noi a rinascere con un cuore non spinto da uno sterile individualismo ma aperto all’amor proprio e degli altri.

E’ sempre attuale il monito di Hemingway: “Non domandarti per chi suona la campana suona per te”.

Ricominciamo e..... tanti auguri!!

 Sarei lieto di leggere sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com i vostri più belli ed originali auguri.

venerdì 19 dicembre 2008

Monticone e Pezzotta su Fini e leggi razziali

Commento del Prof. Alberto Monticone

''Il Presidente Fini ha dimenticato che l'Italia del '38 viveva da molti anni sotto il bombardamento della propaganda del regime. La liberta' di pensiero era soppressa. Additare genericamente una Chiesa silente e' contrario alla verita': i cattolici conoscevano, nonostante la censura, quale fosse la posizione di Papa Pio XI nei confronti del nazismo, regime dal deciso carattere antisemita. Personalmente, consiglierei a tutti, anche a sinistra ,di rileggere di Zangrandi 'il lungo viaggio attraverso il fascismo''. Lo afferma in una dichiarazione lo storico cattolico Alberto Monticone, presidente di Italia popolare, a proposito delle polemiche aperte dall'intervento del presidente della Camera.

''L'intervento del Presidente Fini in merito alle leggi razziali in Italia, che appare non imparziale quanto al ruolo della Chiesa in quei giorni tristissimi della storia del Paese - prosegue -, ha un pregio. Per certo involontario! Quello di richiamare le nostre coscienze al dovere di denunciare la caduta dei valori di democrazia costituzionale nell'Italia odierna. Non vorremmo mai che fra qualche anno qualcuno ci accusasse di aver condiviso l'involuzione cesarista in atto nelle istituzioni e nei partiti''.

''Un punto vorrei segnalare per iniziare: il Presidente della Camera, in linea di principio, dichiara la volonta' assembleare e nient'altro. Credo doveroso - conclude Monticone - rilanciare la riflessione e l'azione d'impegno politico di rinnovamento originario della politica italiana, in discontinuita' con le correnti azioni di partito, esitanti nella difesa della Costituzione e quindi delle liberta' democratiche. Credo anche doveroso rafforzare e accelerare un impegno organizzato dei cattolici.


Commento dell'ON. Savino Pezzotta.

Cari amici, ci sono cose che non bisogna lasciare passare nel silenzio o , in virtù del politicamente corretto o conveniente , fare finta di non avere udito. Finita la stagione della contrapposizione ideologia non deve però terminare quella della memoria storica e del riferimento alle idealità.

Il presidente della Camera Gianfranco Fin, nella commemorazione dell’anniversario della promulgazione delle leggi razziali, - iniziativa giusta e meritevole- nel suo discorso ha fatto un passaggio inaccettabile facendo trasparire  l’idea di una Chiesa e di un popolo italiano acquiescente e muti di fronte alla legislazione antisemita.

La verità e la memoria storica ci dicono ben altre cose. Pio XI  intervenne  subito dopo la pubblicazione del “Manifesto della razza” per tre volte, al punto che il governo fascista (che non amava le opposizioni, come insegnano i casi di Matteotti, di Don Minzoni  e di altri antifascisti)  intrappolò la  stampa cattolica proibendo per decreto che prendesse posizioni contrarie.

Dopo la promulgazione delle leggi razziali, il Vaticano fece il possibile, con trattative tesissime, per mitigarne - invano - gli effetti. Come ha ricordato padre Sale, Pio XI fu l’unica autorità pubblica a intervenire contro la discriminazione degli ebrei, Fini ha fretta di chiudere certe pagine di storia, ma nel coinvolgere sentire la Chiesa e la società italiana sembra quasi attenuare le responsabilità di una dittatura che certo non permetteva dissensi . Sentire certe affermazioni da un esponente politico che ha militato in un partito che per anni ha fatto riferimento a radici innestate nel Ventennio e alla Rsi, lascia molto perplessi.  Le leggi razziali non le hanno promulgate la Chiesa o la società italiana, ma il governo Fascista con la Firma del Re . . Il presidente della Camera, vista la sua figura istituzionale, doveva essere più prudente e attento alla verità della storia.  


martedì 16 dicembre 2008

Un libro stimolante...

Ciao a tutti.
Ho appena finito di leggere il libro del Cardinal C. M. Martini "Conversazioni notturne a Gerusalemme".
Lo consiglio a tutti coloro che non vogliono restare attaccati all'esistente e che sognano una Chiesa sempre giovane e coraggiosa, una Chiesa alfiere e non solo baluardo.
Alcune delle considerazioni di Martini potranno apparire (e forse lo saranno anche) provocatorie e non condivisibili, ma tutte stimolano i lettori a degli approfondimenti che saranno sicuramente vantaggiosi per la loro crescita spirituale.

Non consigliabile per chi pensa che la morale cristiana consista in una serie di regole.... potrebbe uscirne scandalizzato

Buona lettura

giovedì 11 dicembre 2008

Un strano cellulare...

Puoi immaginare cosa succederebbe se noi trattassimo la Bibbia nel modo in cui trattiamo il nostro telefonino cellulare?
... se noi trasportassimo la Bibbia nella nostra 24 ore, nella borsetta, appesa alla cintura, o nel taschino della nostra giacca?
... se le dessimo un colpo d'occhio molte volte nella nostra giornata?
... se tornassimo sui nostri passi per cercarla, dopo averla dimenticata a casa o in ufficio?... se l'utilizzassimo per mandare dei messaggi ai nostri amici?
... se la trattassimo come se non potessimo vivere senza di lei?
... se la regalassimo ai nostri figli, per essere sempre in contatto con loro?
... se la portassimo con noi in viaggio, nel caso in cui avessimo bisogno di aiuto?
... se la aprissimo immediatamente in caso di pericolo?
Contrariamente al cellulare, la Bibbia ha sempre 'campo'. Possiamo connetterci ed essere in contatto con Dio, in qualsiasi luogo (persino in alta montagna, o in mare aperto).Non dobbiamo preoccuparci della mancanza di credito, perché *Gesù ha già pagato per sempre la ricarica*, e i crediti sono illimitati.Ancora meglio: la comunicazione non viene mai interrotta, e la batteria è caricata per tutta una vita.

venerdì 5 dicembre 2008

Buona settimana (gli italiani si preparano alla crisi...)

L'ultimo rapporto Censis, appena uscito, evidenzia che gli italiani, nell'ordine di importanza e di priorità dei loro acquisti, subito dopo la salute mettono i telefoni cellulari (addirittura prima delle spese per gli alimenti).
Se questo è vero (e non ne dubito perché i ricercatori del Censis sono persone serie) dovremmo dedurne che gli italiani non hanno capito cosa li aspetta nei prossimi mesi.
Per fortuna (e sì, sono provocatorio, proprio per fortuna) la diminuzione del potere di acquisto, causata dalla crisi, ci imporrà un salutare riacquisto della nostra libertà (di fronte ai messaggi pubblicitari) e a indirizzare i nostri acquisti verso i beni necessari, oltre che a un recupero del valore delle relazioni personale (famiglia, amicizia ....) che, oltre tutto, hanno il vantaggio di rendere più felici e di essere gratuiti.

mercoledì 3 dicembre 2008

La Chiesa ha sbagliato a non firmare il documento ONU sugli omosessuali?

Di seguito una interessante lettura dal Foglio di oggi.

Vaticano allineato alle teocrazie fondamentaliste nel voler mantenere il reato di omosessualità, Vaticano persecutore di gay, Vaticano che non si oppone alla pena di morte e alle torture che ai gay sono riservate in molti stati: sono più che grottesche le interpretazioni di alcune frasi pronunciate da monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, colpevole di aver criticato, nel corso di un’intervista, la dichiarazione per la “depenalizzazione universale dell’omosessualità” che la Francia, a nome dell’Unione europea, ha intenzione di presentare all’Onu, in occasione del sessantenale della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. “Il Papa: essere gay resti illegale”, titolava ieri il Manifesto. Almeno non virgolettava, come l’Unità: “L’omosessualità non può essere depenalizzata nel mondo”, e non si capisce se la dichiarazione testuale (inventata) sia attribuita a Migliore o direttamente al Pontefice.
Tirato comunque in ballo dal radicale Sergio Rovasio, che accusa il Vaticano di doppiezza e omofobia. Oggi il Vaticano si oppone alla depenalizzazione dell’omosessualità, sostiene Rovasio, mentre nel 1986, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger scriveva nella lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali: “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni”.
Che cosa è successo? E’ successo che la dichiarazione “per la depenalizzazione universale dell’omosessualità” comprende tredici punti, uno dei quali è la condanna delle esecuzioni e delle torture, assieme a molto altro. C’è, tradotta nel solito gergo delle burocrazie internazionali euro-onusiane, la presa di posizione contro la “discriminazione, l’esclusione, la stigmatizzazione e il pregiudizio” antiomosessuale. Che ciascuno, teme il Vaticano, potrà tradurre come vorrà. In Iran, dove i gay vengono impiccati, nessuno farà una piega. Ma in Svezia, in nome di un’analoga risoluzione approvata in Europa, un sacerdote è stato rinviato a giudizio dopo un’omelia critica nei confronti dell’omosessualità. La dichiarazione che arriverà all’Onu (voluta dal ministro francese dei diritti umani, Rama Yade, e firmata finora da una cinquantina di nazioni, tra cui le ventisette europee) non inciderà dove l’omosessualità è perseguita, mentre i veri destinatari del documento diventeranno i paesi dove atti persecutori potranno essere considerati, di volta in volta, l’ostacolo alle adozioni o il mancato riconoscimento delle nozze per le coppie gay.
Ma se nella dichiarazione ci fosse stata la semplice condanna delle persecuzioni contro i gay e il rifiuto del reato di omosessualità ovunque sia previsto, il Vaticano l’avrebbe osteggiata? Al Foglio, padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, risponde che “quella condanna e quel rifiuto discendono dalla stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e naturalmente il Vaticano li condivide. Proprio per questo non era necessario un documento concepito come una somma di temi diversi che si possono prestare ad ambiguità”. Padre Lombardi constata “un equivoco all’origine di tutta la vicenda, un cortocircuito. Le obiezioni di monsignor Migliore, espresse su un testo che dice molte cose e si presta a usi discutibili, sono state tendenziosamente attribuite a quella parte, del tutto condivisibile, nella quale si afferma la condanna di violenze e ingiustizie per motivi di discriminazione sessuale. Ma quando si dice che tutti gli orientamenti sessuali devono essere considerati esattamente sullo stesso piano, è un’altra cosa”. Padre Lombardi è però convinto che “quando questo polverone mediatico si depositerà, apparirà palese la pretestuosità di certe interpretazioni. Aspettiamo che la dichiarazione arrivi all’Onu. In quell’occasione ci sarà l’opportunità di spiegare meglio la posizione vaticana”.
Forse padre Lombardi è troppo ottimista, vista la lunga storia di incomprensioni e attriti tra Vaticano e Palazzo di Vetro. L’ultimo capitolo è di ieri. La Santa Sede ha ribadito la decisione di non firmare la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, entrata in vigore l’8 maggio scorso, perché non si esprime contro l’aborto selettivo. E’ “tragico – sostiene il Vaticano – che una imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto”, come riconosce una Convenzione (comunque definita un “passo importante sulla via delle pari opportunità per i 650 milioni di disabili del mondo”) il cui obiettivo è “proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni riguardo all’esercizio dei loro diritti”. E’ l’unico punto di dissenso su un testo al quale la Santa Sede ha contribuito attivamente nel corso di cinque anni di lavori. Ma sufficiente a impedire la ratifica vaticana.
di Nicoletta Tiliacos

martedì 2 dicembre 2008

Stiamo già finanziando la prossima crisi?

Domenica mattina, parlando con un caro amico di diverse questioni, lui mi ha citato una frase di Einstein di cui riporto il senso: "Non si possono risolvere problemi utilizzando gli stessi pensieri che hanno dato origine ai problemi".
Questa frase ha provocato in me la seguente riflessione.
Secondo il parere degli economisti più liberi dai "poteri forti" nazionali e internazionali, l'attuale crisi finanziaria ha avuto origine principalmente da un modello culturale basato sulla massimizzazione del profitto individuale a scapito del bene comune, su una visione dei problemi e delle soluzioni basata solo sul breve termine, sullo stimolo a dare la priorirà al consumo incessante di beni individuali ed effimeri piuttosto che di beni necessari e "solidi" (istruzione, relazioni ecc..), più utili in una visione a medio-lungo termine.
Se questi sono i motivi della crisi, non si può pensare di risolverla con gli strumenti finora ideati nei vari G8, G20 ecc., ossia con sostegno alle banche, soldi alle famiglia, difesa ad oltranza di tutti gli investitori finanziari (compresi quelli che, con comportamenti scorretti, hanno dato origine alla crisi).
Se la liquidità che sarà immessa nel sistema verrà usata dalle imprese e dalle famiglie rispettivamente per produrre e consumare i soliti beni da "consumismo", forse si riuscirà a sollevare il mondo dalla attuale crisi, ma staremo già finanziando quella prossima ventura.
Mi domando e vi domando se il problema sia proprio nel voler usare, come diceva Einstein gli stessi pensieri che hanno dato origine alla crisi, senza cogliere la necessità di cambiare patametri di riferimento.
Certo che i vari Bush, Berlusconi e gli altri del G20 non possono fare altro che ideare provvedimenti che non entrino in conflitto con i loro interessi di imprenditori (petrolio, media ecc.).... ma bisogna andare oltre!
Forse occorrerebbe cambiare proprio la prospettiva e riflettere sulla possibilità di dare spazio a meccanismi di sviluppo divesi da quelli finora ideati ed attuati, che ci hanno portato a crisi continue di cui alcune profonde a distanza ravvicinata.
Perché non pensare a meccanismi che favoriscano uno sviluppo ecosostenibile, rivolto a stimolare il consumo prioritariamente dei beni solidi e necessari (con un'ottica planetaria), e solo dopo di quelli effimeri, privilegiando una cultura della pubblicità che stimoli un consumo libero sì ma anche responsabile verso se stessi e verso la società?
Certo che questa impostazione presuppone la visione dell'uomo non con come individuo solo materiale ed "oeconomicus" ma come persona che si realizza moralmente e materialmente entrando in una relazione costruttiva con la comunità che gli sta intorno (e che, di questi tempi arriva ad essere una comunità globale).
Che ne pensate? Quelli appena descritti sono solo "titoli" di un discorso che andrebbe approfondito.
Cari saluti

domenica 30 novembre 2008

Buona settimana (Avvento .....)

Siamo entrati nel tempo di Avvento, un periodo in cui i cristiani attendono fiduciosi il sempre rinnovato arrivo di una Persona che nasce.
In un momento di crisi valoriale, sociale e finanziaria l’Avvento ci riporta alla speranza che questa Persona, Gesù, anche attraverso vie imperscrutabili, porta il mondo verso una bene sempre più pieno.
Mai come in questo momento emerge in tutta la sua forza la frase del grande Teillhard De Chardin, scienziato e gesuita: “L’avvenire è sempre migliore del passato.”

Buona settimana

martedì 25 novembre 2008

Dialogo interreligioso impossibile?

Cari amici,

sono rimasto veramente sconcertato, direi addirittura turbato, per l’opinione espressa in alto loco delle Gerarchie ecclesiastiche circa l’impossibilità di un dialogo strettamente interreligioso e l’eventualità di un dialogo solo a livello interculturale.
Opinione che sarebbe plausibile, accettabile e condivisibile solo se fosse inserita in un coerente schema di pensiero che consideri la verità come un qualcosa (diciamo un insieme di valori e precetti) di circoscritto e di consolidato, esprimibile in dogmi o opinioni indiscutibili.
E chiaro che se la verità è un "dato", il dialogo interreligioso non si rivelerebbe possibile, se non al livello culturale, per la lapalissiana conseguenza che non potrebbero esistere due verità diverse.
Ben diverso è il discorso qualora si accettasse invece uno schema di pensiero che considerasse la verità come un "processo" in continuo approfondimento da completarsi generazione dopo generazione fino al pervenire ad una verità più compiuta frutto anche di un costruttivo dialogo interreligioso..

In particolare la Verità per un cristiano è Cristo, non qualcosa ma Qualcuno, una Persona reale.
E se, come ci ricorda la teologia ogni persona umana rappresenta un mistero inarrivabile (per cui un altro può essere compreso solo con l’intelligenza illuminata dall’amore), quanto più misteriosa e inarrivabile può essere la Persona divina di Cristo e quanto densa e da scoprire attraverso un infinito approfondimento può essere la Sua divina Parola rivelata!
Per un Cristiano non esiste altra via per arrivare alla verità se non corrispondere, con la pienezza della mente, del cuore, del corpo, all’Amore di Dio nel Verbo. I frammenti di verità man mano raggiunti possono essere consolidati in dogmi e precetti, ma pretendere di aver raggiunto la verità equivarrebbe alla pretesa di aver conosciuto Gesù, vero uomo e vero Dio.

Allora, pur accettando che lo Spirito assiste la Chiesa è pur vero che “il vento soffia dove vuole .... ma non sai da dove viene né dove va” (Gv. 3,8), sparge cioè semi e frammenti di verità anche nelle altre religioni (e perché no? Anche fra gli atei...), per cui solo un autentico, umile, dialogo interreligioso permetterà al cristianesimo di pervenire alla verità completa, forse solo nella pienezza dei tempi.

Che dire poi del fatto che Gesù ha raggiunto la pienezza dell'Amore e della Verità sulla Croce, realizzando se stesso nella perdita di sé per amore degli altri e cosi risorgendo? Forse la verità esige da noi la perdita di tutto noi stessi (comprese le opinioni) per andare verso gli altri?

Tutte le volte che la Chiesa cattolica ha lasciato questa impostazione per accettare l’altra che vede la verità come un dato consolidato, ne sono scaturiti eventi che la storia non ha poi giudicato positivamente.
Per ora, stando ai giorni nostri, è seriamente ravvisabile un ritorno, consapevole o meno,
all’era del pre-concilio.

P.S.: sicuramente questo mio post farà scatenare il caro amico Sam Cardell

Cari saluti

domenica 23 novembre 2008

Buona settimana (tornare al G1?....)

Carissimi,

oggi è la festa di Gesù Cristo, Re e Signore dell’universo.
Si stanno succedendo i G4, i G8, i G20 per trovare soluzioni alla crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando.
E se la crisi fosse invece prima di tutto di ordine morale (con gravi conseguenze economiche r finanziarie)?
Se la soluzione, dopo tanti inutili G4 G8 G20, fosse di tornare tutti al G1, a G(esù) reale Signore di tutte le realtà, la cui Parola, sparsa dallo Spirito nel Cristianesimo e in tutte le religioni, è l’unica Parola di verità che può salvare tutto l’uomo e tutti gli uomini?

Buona settimana

venerdì 21 novembre 2008

Cristiani, valori e partiti

Cristiani, valori e parti politiche

Forse si può dire, con sufficiente verosimiglianza, che la maggioranza dei cristiani simpatizza in Italia (e anche in Europa e negli USA) con i partiti conservatori o con quelli riformisti in funzione della valutazione data su due presunte tipologie di valori, propri del cristianesimo.
Alcuni (forse i più) simpatizzano per i conservatori, talvolta anche li appoggiano e li sostengono, in quanto questi ultimi affermano di tutelare alcuni valori imprescindibili quali la difesa della vita (in contrasto con l’aborto e l’eutanasia), il primato della famiglia rispetto alle altre realtà sociali, il sostegno alla scuola privata.
Altri indirizzano le proprie simpatie verso i riformisti, sostenitori di politiche sociali ed economiche indirizzate a tutelare altri valori della dottrina sociale della Chiesa quali la opzione preferenziale per i poveri, la giustizia sociale, la pace.
Il problema sorge in quanto (particolarmente in un sistema bipolare) entrambe le parti politiche, a fronte del sostegno dell’una o dell’altra tipologia di valori, tendono a sottovalutare una delle due. A titolo esemplificativo i partiti conservatori propugnano politiche economiche e sociali rivolte a premiare il merito spesso circoscrivendo però la giustizia sociale ad un obbligo di “compassione” verso i meno abbienti, mentre i partiti riformisti alzano la bandiera di valori, specialmente, in campo bioetica, in pieno contrasto con quelli cristiani.
C’è anche da aggiungere un pizzico di ipocrisia, in quanto gli esponenti (e una buona parte degli elettori) dei partiti conservatori, mentre a parole difendono i valori della vita e della famiglia, spesso nella vita privata si comportano in maniera differente; così come altrettanto fanno gli esponenti (e una buona parte degli elettori) riformisti assumendo comportamenti personali in spregio alla povertà.
Qual è una possibile e concreta via di uscita per un cristiano che voglia vivere la pienezza dei suoi valori anche in ambito politico?
Allo stato dei fatti non ce n’è una immediata, anche se la grande maggioranza della Gerarchia, sulla base di una ipotesi di ragionamento che vede i valori etici della vita e della famiglia (valori definiti non negoziabili) prevalere sugli altri (più tipicamente sociali), tende a simpatizzare per i partiti conservatori.
Questo atteggiamento della maggioranza dei Vescovi suscita qualche perplessità perché rimane difficile capire come sia possibile, in concreto e non solo in astratto, proclamare la priorità dei diritti alla vita e al bene della famiglia senza una contestuale proclamazione della esigenza di politiche sociali che permettano a tutti di procreare e educare i figli e, ancor prima, di avere una casa familiare. A titolo di esempio dovremmo porci il problema di come conciliare (se conciliabile) l’esigenza di flessibilità (se non precarietà) richiesta dal moderno sistema economico globale con la necessità primaria di stabilità (anche e soprattutto fisica e temporale) del rapporto interpersonale di natura familiare.
Forse sarebbe preferibile considerare i valori, talvolta visti in maniera contrapposta, di carattere rispettivamente bioetico e sociale, come le parti di un sistema valoriale da considerare unico e inscindibile. La difesa dei valori bioetici (vita e famiglia) passa attraverso l’attuazione di politiche che operino redistribuzioni di reddito tali da garantire a tutti una concreta tutela di tali valori, mentre contestualmente tali politiche devono privilegiare la effettiva possibilità di consumi che concretizzino questi stessi valori a scapito di consumi meramente effimeri e superflui.
Questo non vuol dire richiedere immediatamente la costituzione di partiti politici che siano espressioni di questa linea. Come ci insegnano la scienza politica e la psicologia sociale, i partiti politici (a parte quelli di carattere meramente personale) non nascono dal nulla ma presuppongono l’esistenza di un progetto culturale che consolidi il sistema unificante di valori e permetta successivamente, attraverso una adeguata mediazione e una analisi concreta della situazione nazionale e internazionale, l’elaborazione di efficaci linee politiche conseguenti. Solo al termine di questo processo si può parlare di costituzione di un partito politico capace di dar corpo a tali linee politiche.
E’ un passaggio non eliminabile che forse richiederà l’impegno di una intera generazione. Nel frattempo ai cristiani impegnati in politica toccherà l’ingrato compito di saper discernere le aree e i limiti di questo impegno nell’ambito dei partiti o movimenti ai quali aderiscono, senza mai dimenticare il primario obbligo della carità reciproca (diceva S. Agostino: “in certis unitas, in incertis libertas, in omnibus caritas” (sulle cose certe per i cristiani devono essere uniti, su quelle incerte vige il principio della libertà, ma sempre ci deve essere la carità reciproca).

venerdì 14 novembre 2008

La vita di Eluana....

Eluana presto morirà (o è già morta mentre sto scrivendo) sulla base di una sua decisione personale espressa (e successivamente riportata dai genitori) quando aveva piena capacità di intendere e di volere.
Mi astengo in questa sede da considerazioni, pur opportune, di carattere giuridico – costituzionale per proporre una riflessione sotto un altro aspetto.
Eluana e la sua famiglia, come anche tutti noi, siamo immersi in una cultura che considera vera vita solo quella che esprime bellezza estetica, dinamismo sportivo, forza fisica, successo materiale. Quando questi aspetti diventano impossibili, è automatico che si consideri la vita inutile, solo un peso.
Ma noi crediamo in questo? O non crediamo piuttosto in una vita che è vera quando esprime anche e sopratutto bellezza interna e spirituale, dinamismo mentale, forza morale, successo relazionale in famiglia, nelle amicizie, nel lavoro?
Non crediamo forse in una forza che si chiama solidarietà (sinonimo laico di fraternità) che ci spinge a sentirci una unica cosa con tutti gli altri uomini?
Siamo noi realmente contenti di essere animati da questa cultura e non dall’altra che ha portato alla morte di Eluana? Riusciamo a trasmettere questa serenità, questa gioia, questo entusiasmo di credere in una diversa visione della vita?
Se non riusciamo a trasmetterli, forse non possiamo anche noi non sentirci in qualche modo responsabile di questa morte.

martedì 11 novembre 2008

Wall street e main street....

Non sono un "Obamiano" di ferro, anche se da americano anche io avrei votato Obama a causa dell'inconsistenza dell'avversario (ma avrei votato molto più volentieri per Hillary Clinton).
Comunque Obama è un buon comunicatore (come i nostri Veltrusconi...) e ho molto apprezzato una frase da lui detta nel suo discorso di Chigago ai suoi fans in festa per la vittoria.
La frase è: "non e possibile che Wall Street prosperi, quando Main street è in difficoltà". Main street nel linguaggio americano è la gente comune.
Non ho mai letto finora una diagnosi più sintetica e corretta della malattia che ha provocato l'attuale crisi finanziarie ed economica.
Adesso aspettiamo che Obama passi alla terapia che non potrà fare a meno di contenere una forte redistribuzione dei redditi e di essere globale (per intenderci estesa a tutti i Paesi, compreso il nostro).
Ci riuscirà? Io mi auguro di si.

domenica 9 novembre 2008

Buona settimana (coraggio Clara!!)

Questo buona settimana vuole essere un omaggio al coraggio ed alla determinazione della mia carissima amica e “sorellina” Clara e di suo marito Ferdinando che, fra pochi giorni, partiranno per l’Africa per adottare Noufou, ragazzo di dieci anni nativo del Burkina Faso.

Claretta, Fedinando, vi siamo tutti vicini con una rete di preghiere e anche di sostegno fattivo quando Noufou sarà a Roma e sia voi che lui avrete bisogno di amici che vi facciano coraggio e vi aiutino negli inevitabili momenti di difficoltà.

Un abbraccio fortissimo a nome di tutti i lettori di buona settimana. Chi poi volesse aggiungere un commento personale a Clara e Ferdinando può anche usare il blog http://giuseppesbardella.blogspot.com

Buona settimana

venerdì 7 novembre 2008

Pauperismo o sana economia?

Trascrivo di seguito un mio commento postato sul blog di Savino Pezzotta

Savino, leggendo il tuo post, mi è venuta in mente l'accusa lanciata da McCain a Obama, di puntare alla redistribuzione del reddito.E mi ha colpito la reazione di Wall Street alla elezione di Obama, un tracollo. Forse la ragione è che i veri "giocatori" della Borsa (grandi fondi, grossi finanzieri che giocano con i soldi di pensionati o normali risparmiatori) temono realmente una possibile redistribuzione del reddito temono che Obama possa fissare e far rispettare delle regole orientare dal bene comune, regole che loro non vogliono, né, nel caso che venissero comunque fissate, hanno intenzione di rispettare.
Non è né moralmente né economicamente sana una società dove l'11% delle persone è tecnicamente povera e, nel contempo, assistiamo a sprechi immani sui generi di lusso (rincorsa all'ultima moda nell'IT, cura spasmodica del corpo ecc.).Non si tratta di pauperismo ma di rispetto di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.Occorre che gli economisti di ispirazione cristiana si diano una mossa e spieghino come uno sviluppo economico sano ed ecosostemibile non si possa non basare su una cultura personalistica e solidale.
Le idee ci sono, non vengono veicolate adeguatamente, un pò perché i media non le veicolano, un pò perché non siamo adeguatamte capaci noi di veicolare.Il tema della comunicazione dei valori è molto intrigante e varrebbe la pena di approfondirlo.

lunedì 3 novembre 2008

Sto diventando conservatore?

Ultimamente mi sono chiesto se, come altre persone che vanno avanti nell'età, stia anche io diventando un conservatore in politica.
Mi sono risposto di no, perché conservo intatta la mia passione per la giustizia, il desiderio che a tutti, indipendentente dal censo, siano offerte le uguali opportunità per una crescita morale e materiale.
Ma proprio per questo mi batto affinché siamo immesse dosi rilevanti di efficienza nella scuola e nel lavoro.
Una scuola pubblica lassista, che tenta (spesso inutilmente) di recuperare gli svogliati provocando altrettanto spesso la demotivazione di chi punta all'eccellenza, è una scuola di destra e non capisco perché la sinistra la difenda.
Un ufficio nel quale a parità di formazione, non si puniscono adeguatamente i meno diligenti e non si premiano i meritevoli è un ufficio che nuoce alla collettività.
I ricchi possono permettersi scuole private, cliniche private, possono rivolgersi ad agenzia private per sbrigare i loro affari con gli enti pubblici, la gente comune no, deve poter avere acuole, ospedali, enti pubblici al suo servizio con efficienza paragonabile a quella privata.
Purtroppo nella sinistra, a parte alcune voces clamantes in deserto (mi vengono in mente Cacciari, Letta, Salvati, non certamente Veltroni e D'Alema), questa esigenza è completamente negletta.
Si illude la sinistra di battere la destra (e sopratutti di servire realmente i suoi elettori) se continuerà a dimenticare questo aspetto della vita sociale.
E continuerà ad avere persone come me, potenzialmente di sinistra, che invece voteranno il Centro o, peggio la destra (che ha personaggi, come Tremonti che fa reali discorsi di sinistra).
Sono stato provocatorio? beh, l'ho fatto apposta...

martedì 28 ottobre 2008

Brutte sensazioni sulla protesta contro il DL Gelmini

Non lo so, ma ho la brutta sensazione che gli studenti che si stanno ribellando al DL Gelmini sulla scuola nemmeno ne conoscano i reali contenuti, ma abbiano percepito una spinta verso un maggior rigore nella disciplina e nelle promzioni.
Chiaramente i tagli finanziari comportano problemi di sviluppo del nostro sistema scuola e il Governo avrebbe fatto bene a non troncare il dibattito in Parlamento con il voto di fiducia, ma non fa neppure il bene del Paese una opposizione che fomenta il disagio e cavalca le emozioni degli studenti senza distinguere il bene dal male nella normativa Gelmini.
Intanto i ragazzi cinesi e indiani continuano a studiare e a..... togliere posti di lavoro ai nostri giovani.

sabato 25 ottobre 2008

Buona settimana (momenti di desolazione...)

Carissimi,

ci sono momenti in cui una sensazione di sconfitta ci pervade, di inutilità delle nostre battaglia per una cultura basata sul rispetto della persone umana e sul valore della fraternità.

Ecco allora l’aiuto della Parola. Stamane leggendo il capitolo 8 della lettera di Paolo ai Romani mi sono soffermato sui seguenti versetti:
“noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Romani 8,28)
e
“chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” (Romani 8,35).

Potenza della Parola che ci ricorda come, al di là del nostro impegno e delle nostre capacità, c’è solo un Signore di tutte le realtà, che tutte le volge al bene tramite un suo imperscrutabile disegno capace anche di trasformare in elementi buoni le nostre sconfitte, gli errori, anche le cattive azioni.

Buona settimana

sabato 18 ottobre 2008

Buona settimana (uomo, quanto sei grande?...)

Carissimi,

partecipando due domeniche fa alla S. Messa in occasione del XXV di matrimonio di una coppia di carissimi amici, mi ha colpito intensamente questa frase della Genesi (2,19):
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Non sono un biblista (anche se un po’ me ne intendo..) e mi è venuto da pensare che forse il Signore, nella Sua grandezza, ha voluto rendere l’uomo partecipe della Creazione. Infatti la creazione di un elemento non può considerarsi completata finché l’elemento stesso non viene identificato in maniera diversa dagli altri. E allora perché non pensare l’operazione di dare un nome (“chiamare”), riservata all’uomo non sia una vocazione dell’uomo a completare ed a continuare la Creazione di Dio?

Pensiamoci bene, l’artista non crea forse le sue opere d’arte (vero Daniela?), il poeta non crea la sua poesia, uno qualsiasi di noi non crea in fondo quando elabora un suo pensiero?

Forse sto dicendo una sciocchezza ma mi piace pensare a questa grandezza dell’uomo, a quante risorse inesplorate abbiamo di fare, di creare il bene.
Il Salmo 8 (6,9) “che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi;tutti i greggi e gli armenti,tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare
mi conforta in questa mia fiducia nella grandezza dell’uomo.

Come al solito un invito ad una condivisione di commenti sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com/ .

Buona settimana

venerdì 10 ottobre 2008

Buona settimana (primato alle relazioni umane...)

Carissimi,

mi ha fatto grande impressione il pensiero espresso dal Papa sull’attuale crisi finanziaria. Più o meno Benedetto XVI ha detto che solo la Parola di Dio dà alla vita umana quella “solidità” che non è possibile rintracciare in nessun altro ambito: dalla carriera al denaro, come la recente crisi finanziaria mondiale sta a dimostrare
Questa riflessione del Papa mi ha fatto ricordare il pensiero di Chiara Lubich quanto a Trento, sotto le bombe, pensava che le bombe stesse rendevano vani tanti ideali terrestri (università, matrimoni ecc.) e che mettevano in evidenza l’unicità e l’integrità del vero Ideale: Dio Amore. Da quel pensiero nacque il Movimento dei Focolari.

La crisi finanziaria (che purtroppo non sarà sicuramente breve) ci costringerà a rivedere il nostro stile di vita, alla luce di un ripensamento delle nostre priorità nella scala dei valori.
Diventerà più conveniente, e ci accorgeremo che sarà anche più piacevole, restituire il primato alle relazioni sui (pur necessari) beni materiali. Passeremo più ore gioiose con familiari, parenti e amici e meno ore a lottare (e a spendere soldi e risorse fisiche) per acquistare e possedere beni materiali, raggiungere supremazie di status symbol e accanirsi a difendere tali supremazie.

Chiara Lubich diede ai suoi “popi” (bambini) come testamento spirituale l’invito a dare la massima importanza alla cura delle relazioni personali. Mamma Chiara, grazie, ancora una volta sei stata profetica!!

Buona settimana

sabato 4 ottobre 2008

Gli errori sono strumenti di crescita?

Leggendo un libro molto stimolante (“Troviamo un accordo” di R. Fisher e S. Brown, ed. Corbaccio) ho trovato il seguente periodo che mi ha colpito e vi sottopongo.

Se temiamo, scoprendo di aver commesso un errore, di perdere la stima in noi stessi, allora avremo bisogno di un metro di giudizio diverso. Anziché presumere di avere nulla o poco da imparare, potremmo fondare la nostra stima su quanto siamo bravi ad imparare”.

Mi pare che, su questa linea, potremo raggiungere una sana umiltà (che non è sottovalutazione ma adeguata valutazione di se stessi) e soprattutto costruire positive e stabili relazioni con gli altri.

Siete d’accordo? Se volete scrivetelo sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com/

Buona settimana

martedì 30 settembre 2008

Il Centro (PdP) e il bipolarismo

Può esistere un Centro in un sistema Bipolare?

Qualcuno, leggendo i miei precedenti appunti sul Centro, mi ha chiesto come sia possibile per me conciliare la mia preferenza per una politica e per un soggetto politico di Centro, con l’altra mia preferenza per un sistema politico bipolare.
Occorre innanzitutto procedere ad alcuni chiarimenti.

Il primo chiarimento riguarda la differenza fra bipolarismo e bipartitismo.
Per bipolarismo si intende un sistema politico con pochi partiti (generalmente 4, al massimo 5) organizzati in due coalizioni/poli che si riconoscono reciprocamente come legittimi e che si possono alternare al governo di una Nazione in funzione dei risultati elettorali.
Nel caso del bipartitismo ci sono solo due partiti (con magari altri piccoli e praticamente ininfluenti) che si confrontano politicamente ed elettoralmente alternandosi al governo.
In entrambi i casi può avvenire che, in circostanze di emergenza nazionali, i due partiti o i due poli possano decidere di governare insieme in una grande coalizione.

L’altro chiarimento riguarda il Centro. Per Centro, a mio parere, non si deve intendere un luogo geometrico equidistante fra Destra e Sinistra, in grado di mediare fra i due poli o partiti e di allearsi con uno del due in funzione delle maggiori affinità programmatiche o, peggio (ma non occorre scandalizzarsi), delle maggiori acquisizioni in termini di potere politico o economico.
Per Centro si deve intendere, sempre secondo la mia opinione, un soggetto politico dotato di un autonomo progetto culturale dal quale discendano conseguenti precise linee politiche sia programmatiche che esecutive, linee diverse da quelle degli altri partiti che, per comodità potremo chiamare Destra e Sinistra.
Quando parlo di progetto culturale e di conseguenti linee politiche non posso non fare riferimento al mio precedente articolo su “Appunti per un Centro dinamico” visibile sul mio blog http://giuseppesbardella.blogspot.com .

Inoltre forse sarebbe meglio proprio eliminare il termine Centro e, vista la base culturale personalista che a mio parere dovrebbe avere il soggetto politico, definirlo Partito delle Persone (PdP) o se preferite, Rosa per l’Italia.... Decida il lettore, io userò PdP.
Consideriamo dunque che il PdP ha un progetto culturale indipendente e delle linee politiche autonome, diverse ed eterogenee rispetto alla Sinistra (la vogliamo chiamare PD?) e alla Destra (perché no PdL?).
In un contesto quale quello sopra descritto nessuno vieta di immaginare che il PdP si ponga in una posizione di alternativa piena rispetto al PD e al PdL nell’ottica di divenire un partito di rilievo e di forza tale da contribuire a costituire, in una posizione egemone rispetto ad un'altra forza, una delle due coalizione tipiche di un modello bipolare.

E’ certo un cammino lungo, che può passare anche attraverso alleanze temporanee con il PD o il PdL (qualora serva in una ottica di governabilità) ma che abbisogna soprattutto di alcune doti semplici ma essenziali e difficili:
1. pazienza e costanza perché si tratta di percorrere una strada difficile avendo fermo un obiettivo di lungo periodo;
2. capacità politica di conciliare l’obiettivo di lungo periodo con le scelte contingenti per il bene del Paese.
3. capacità di spiegare e calare nella realtà sociale più vasta possibile e con le modalità più semplici ed accessibili il progetto culturale personalista e le conseguenti scelte pratiche chiarendo inequivocabilmente i vantaggi in termini di bene comune.
Avremo queste doti?

lunedì 22 settembre 2008

I miei pensieri non sono i vostri pensieri...

Nella I lettura della S. Messa di domenica scorsa si poteva leggere: "Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie".
Riflessioni a ruota libera nella mia testa... Quante volte mi sono irritato perché Dio pareva non appoggiare certe "mie" iniziative seppur portate avanti per il bene degli altri! Quante volte ho visto persone deluse perché Dio pareva non aver ascoltato le loro preghiere! Quante volte mi sono chiesto "ma esisti davvero?" davanti al silenzio di Dio!...
Eppure bastava ricordarsi queste parole "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie".
Il guaio è che spesso facciamo l'errore di crearci una nostra immagine di Dio e pensiamo che Dio sia quello, un Dio strano però, al livello e alla misura della nostra mente umana e pertanto limitata.
No, Dio è un mistero, è su un altro piano, è un Dio paradosso, Amore che talvolta ci fa soffrire, nascosto eppure talvolta Luce accecante, Dio uno eppure Trinità. Come possiamo pensare di incapsulare Dio nei nostri schemi mentali?
Come mi faceva pena Gagarin, il primo astronauta che gridava di non aver visto Dio nell'universo, mentre non aveva visto il "suo" Dio, il Dio come la sua mente lo immaginava.
Come mi fanno pena Odifreddi e altri scienzati che pensano di poter dimostrare matematicamente l'inesistenza di Dio. Come si fa ad incapsulare nella matematica una Persona e, sopratutto, una Persona come Dio, eterna, infinita, che sfugge ad ogni possibilità di inquadramento mentale? Possibile che non si accorgono che stanno parlando non di Dio, ma del "loro" Dio, del Dio come loro se lo immaginano?

mercoledì 17 settembre 2008

Un filtro necessario: davide.it

Cari amici, quante volte è capitato a noi o a nostri conoscenti (anche ragazzi) di essere disturbati nella nostra navigazione in Internet da siti contenenti violenza o pornografia nei loro diversi aspetti?
"Davide.it" è un filtro gratuito creato ed aggiornato continuamente da alcuni volontari che permette di bloccare l'apparizione di tali siti.

Mi permetto di suggerirvene l' applicazione sul vostro computer e vi indico di seguito la pagina Internet sulla quale potrete trovare maggiori delucidazioni: http://www.davide.it/

Ciao a tutti

domenica 14 settembre 2008

Buona settimana (a noi tocca tentare...)

Carissimi,

nei momenti di sconforto o di senso di impotenza mi ha sempre sostenuto una frase di T. Eliot, poeta americano credente del ‘900: “A noi tocca tentare, il resto non ci riguarda”.

Buona settimana

martedì 9 settembre 2008

Perché non ci "dePILiamo" un pò?

“Siamo chiari fin dall'inizio: non troveremo né un fine per la nazione né la nostra personale soddisfazione nella mera continuazione del progresso economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi nazionali sulla base del Prodotto Interno Lordo. Perché il prodotto nazionale lordo comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgomberare le nostre autostrade dalle carneficine. Mette nel conto le serrature speciali con cui chiudiamo le nostre porte, e le prigioni per coloro che le scardinano.Il prodotto nazionale lordo comprende la distruzione delle sequoie e la morte del lago Superiore. Cresce con la produzione di napalm e missili e testate nucleari, e comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica. Il prodotto nazionale lordo si gonfia con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte nelle nostre città; e benché non diminuisca a causa dei danni che le rivolte provocano, aumenta però quando si ricostruiscono i bassifondi sulle loro ceneri. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck e le trasmissione di programmi televisivi che celebrano la violenza per vendere merci ai nostri bambini.E se il prodotto nazionale lordo comprende tutto questo, molte cose non sono state calcolate.Non tiene conto dello stato di salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro giochi. E’ indifferente alla decadenza delle nostre fabbriche e insieme alla sicurezza delle nostre strade. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni, l’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei nostri dipendenti pubblici. Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali, né della giustezza dei rapporti tra noi. Il prodotto nazionale lordo non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né le nostre conoscenze, né la nostra comprensione, né la devozione al nostro Paese.Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta; e può dirci tutto sull’America, eccetto se siamo orgogliosi di essere americani.”(Robert Kennedy)

domenica 7 settembre 2008

La famiglia ostacolo allo sviluppo economico?

Carissimi, sempre più mi pare che la famiglia, considerata come una comunità interpersonale affettiva basata sulla fedeltà, la stabilità, la stanzialità, contenga pesanti elementi di eterogeneità se non di conflittualità con i fondamenti dello sviluppo economico come è oggi inteso e promosso dalla cultura dominante.
Infatti:
1. la famiglia si basa sulla fedeltà reciproca fra le persone che la compongono, lo sviluppo sulla fedeltà assoluta al lavoro (anche domenicale e notturno) in vista del successo materiale;
2. la famiglia si basa sulla stabilità e la durevolezza del rapporto, lo sviluppo economico esige che i consumatori abbiano un emotivo ma fugace attaccamento ai beni in modo che ne comprino continuamente di nuovi (e dai beni si passa poi alla fugacità nei rapporti interpersonali);
3. la famiglia si basa sulla stanzialità del nucleo familiare per favorire la crescita dei rapporti sia nell’ambito del nucleo familiare che con gli amici, lo sviluppo economico richiede la massima mobilità (trasferimenti, viaggi di lavoro, cambi di azienda...) sia ai componenti del nucleo familiare sia al nucleo stesso.
E potremo di questa via continuare o approfondire, e vi invito a farlo sul mio blog http://giuseppesbardella.blogspot.com/ dove potrete inserire commenti anche anonimi.
A me viene ora di chiudere sostenendo che difendere la famiglia vuol dire oggi difendere la persona umana e che forse, sarebbe il caso, di batterci con sempre maggiore decisione per uno sviluppo economico che si fondi sul primato della persona umana.

Buona settimana

martedì 2 settembre 2008

Prezzo della benzina

Ricevo e convintamente pubblico il seguente messaggio:

1 minuto di pausa: fermiamoci a riflettere
Nel 2000 1 $ = 1.2 € e 1 barile di petrolio = 60$.
e quindi 1 barile = 72 €.
Oggi 1 $ = 0.62 € e 1 barile circa 115$.
e quindi 1 barile = 71,3 € (Oups!).
La domanda è: Se in Europa il barile costa uguale rispetto al 2000 perché la benzina è aumentata così enormemente?
La crisi del petrolio non sembra così drammatica per chi vende la benzina e lo Stato che incassa le tasse, né per l'Enel che aumenta le bollette, ecc...
Mi sembra una bella presa in giro...
Però la situazione non è così terribile, pensate a quando il dollaro si riprenderà! Non abbiamo finito di pagare...
Per cortesia, questo messaggio deve essere letto dal più grande numero di persone possibile.

Aggiungo io (Giuseppe): quando ci riforniamo di benzina, cerchiamo di andare dai distributori che la vendono a prezzi più bassi, certe volte, nel giro di pochi chilometri, le differenze sono nell'ordine di 1 -2 centesimi al litro (e non è poco considerando i pieni che facciano ogni mese..)
Non possiamo sempre lamentarsi senza reagire fattivamente.

Un caro saluto

sabato 30 agosto 2008

Buona settimana (la crescita va bene, ma la famiglia?...)

Carissimi sono arrivato a pag.190 del libro “Liberare la crescita – 300 decisioni per cambiare la Francia” che costituisce il rapporto finale della Commissione Attali, nella quale esperti e politici di ogni tendenza (destra, sinistra, industriali, sindacalisti, economisti, psicologi) si sono confrontati per elaborare un programma in grado di rilanciare l’economia francese.
Ci sono ricette molto utili anche in chiave italiana, ma una cosa mi ha colpito fino alla 190esima pagina su 294 e alla 231esima decisione (su 300) solo una volta si parla di famiglia.
Mi sapete dire il perché?
Io un’idea ce l’ho la magari ve la dirò prossimamente.

Ciao a tutti e .... buona settimana

domenica 24 agosto 2008

Buona settimana (vecchi e nuovi simboli di culto)

Sui monti le croci, simboli di culto spirituale, sono state affiancate, se non sostituite da antenne e ripetitori, simboli del culto al consumismo. Un tempo le città venivano costruite intorno alle Chiese, oggi i nuovi quartieri vengono edificati intorno ai supermercati. Nelle strade delle città e dei paesi le vecchie icone (anche artistiche)sono state sostituite dai manifesti pubblicitari (spesso tutt’altro che artistici).

Come richiamare l’uomo moderno, circondato dai luoghi e dai simboli del consumismo, alle Realtà ultime e trascendenti?

Forse la risposta è che dovremmo essere noi credenti i simboli moderni e viventi di un richiamo ad una vita che sia non solo di benessere materiale ma soprattutto orientata al Sommo Bene e di conseguenza al bene comune. Dobbiamo essere testimoni coerenti e coraggiosi della nostra Fede.
E’ una sfida difficile ma anche entusiasmante.
Mi viene in mente la frase di S. Paolo nella lettera ai Galati: “Non sono più io, ma Cristo che vive in me.”

Buona settimana

martedì 19 agosto 2008

Appunti su un Centro dinamico

Appunti per un Centro dinamico.
Un soggetto politico di Centro non può caratterizzarsi , come spesso avviene, solo in negativo per le sue diversità e la contrapposizione rispetto alla Sinistra e Destra, bensì possedere e sviluppare un progetto culturale e programmatico ben delineato e individuare una realtà sociale al quale indirizzarlo. L’antropologia di riferimento sulla quale fondare il progetto culturale potrebbe basarsi sul personalismo comunitario, che si fonda sulla visione dell’essere umano considerato come una persona, cioè come un “universo” (come lo chiama Emmanuel Mounier, uno dei padri del personalismo) unico ed irripetibile in grado di realizzare se stesso e perfezionare la propria umanità nella misura i cui si apre a e interagisce con gli altri, non avendo in mente solo il suo benessere individuale ma subordinandolo al bene comune. 
Il personalismo meriterebbe ben più ampia e complessa definizione, ma ritengo che questa sia comunque in grado di farne percepire le caratteristiche. 
Da una visione antropologica personalista non possono che discendere chiare e lineari scelte politiche e programmatiche come, a titolo non esaustivo di esempio, le seguenti: 
1. il confronto come strumento di composizione dei conflitti e trasformazione di essi in opportunità di progresso comune; 
2. la piena accettazione del mercato, a livello nazionale e globale, con l’approntamento di misure concrete che garantiscano a tutti, anche ai meno abbienti che ora hanno poca voce, l’accesso ad esso ed ai suoi benefici; 
3. il sostegno a politiche meritocratiche che contengano forti sostegni a chi, pur mettendoci tutto l’impegno, non riesca a conseguire gli stessi risultati del più capaci; 
 4. la riforma della scuola vista come palestra di formazione alla cittadinanza, di informazione culturale (anche, ma non solo, attraverso il recupero del tanto vituperato “nozionismo”), di allenamento al ragionamento; 
5. una politica fiscale efficace che sia anche redistributiva del reddito, ma continui ad essere incentivante rispetto a chi voglia migliorare legalmente ed eticamente il proprio reddito individuale; 
6. una politica di sostegno e di recupero della famiglia vista come primaria cellula sociale, palestra di crescita individuale in un contesto di reciproca solidarietà intergenerazionale. 
Ma a chi rivolgersi, a chi indirizzare, tale progetto culturale e programmatico, per poterlo trasformare in proposta politica agibile e concreta? 
La realtà sociale maggiormente in grado di coglierla, accettarla e viverla, dovrebbe essere quella composta da tutte le persone che, parafrasando J. F. Kennedy, non si chiedono cosa possa fare lo Stato per loro, bensì come possano loro contribuire al benessere della collettività. 
Un politica che un tempo si sarebbe definita interclassista, in grado di rivolgersi a tutti i lavoratori, a quelli dipendenti ed a quelli autonomi (artigiani, liberi professionisti....), agli imprenditori, ai pensionati, ai giovani ed ai meno giovani, a tutti i cittadini che si pongano il problema e l’obiettivo di saper sempre conciliare il loro interesse individuale con il primario bene comune. 
Sicuramente tale politica non raccoglie oggi la maggioranza dei cittadini ma la lunga crisi economica che ci aspetta farà cambiare tante opinioni oggi consolidate. Certo il Centro delineato non è un soggetto politico accomodante e propagandistico, richiede dai propri aderenti e richiederà dagli elettori una capacità flessibile di saper discernere i valori tradizionali permanenti sapendoli declinare con dinamismo e tempismo al confronto con i nuovi problemi del XXI secolo. Per questo un Centro che non si potrà definire conservatore o riformista, ma forse, come tanto mi piace Centro popolare dinamico. Mi scuso se questi appunti sono abbastanza sintetici, ma vogliono solo rappresentare il primo contributo ad un confronto aperto, costruttivo e cortese.

Il Centro e il PDL

Il Centro e il PDL

Fra poche settimane il PDL si trasformerà in un partito unitario di destra; è necessario svolgere un ragionamento (anche nella forma di un breve appunto) su questo avvenimento che potrebbe essere storico (come potrebbe avere valenza storica la avvenuta nascita del PS sull’altro fronte).
Il ragionamento, se vuole essere politico e strategico, deve prescindere da Berlusconi. Il personaggio ha 72 anni, non è in gran forma (i continui svenimenti lo confermano), mi pare assurdo farci influenzare ancora dal Berlusconismo per delineare prospettive politiche a lungo termine.
L’Italia non ha mai avuto una vera destra di stampo europeo (possiamo fare un riferimento a titolo di esempio a Churchill per la Gran Bretagna, Adenauer per la Germania, De Gaulle per la Francia), abbiamo avuto, fino agli anni ’90 una destra che si richiamava più o meno espressamente al fascismo e una destra liberale piuttosto di stampo classista borghese ed elitario.
Negli anni ’90, la destra ha subito una trasformazione na non in ottica europea..
Forza Italia avrebbe dovuto essere, secondo l’idea originaria di Antonio Martino (che la ispirò a Belusconi) un partito liberale di massa. Purtroppo, dopo una prima fase promettente (quella dei Martino, degli Urbani e di altri intellettuali di matrice liberale) è sempre più diventata il partito di coloro che ritenevamo il perseguimento dell’interesse individuale guida massima del comportamento personale (con tutto quello che ne consegue in tema di deterioramento della coesione sociale e del rispetto delle regole).
Permaneva e tuttora permane una minoranza di persone rispettabili, perlopiù di ispirazione cristiana, inserite nel partito per difendere i valori di una destra liberale di stampo europeo.
Alleanza Nazionale, nata sui resti del partito di ispirazione fascista, ha invece iniziato, sotto la guida di Fini (e l’ispirazione di Fisichella), una lunga marcia di avvicinamento verso i valori della liberaldemocrazia. La vera zavorra di questo partito è una classe politica ancora culturalmente legata ad immagini (se non a idee) del vecchio fascismo. E’ peraltro innegabile una maggiore valenza di cultura sociale di AN nei confronti di Forza Italia.
Viene riconosciuto alla destra nel suo complesso una maggiore attenzione (almeno da punto di vista formale) ai valori della famiglia naturale e della vita, ai temi della libertà economica, del mercato e della efficienza amministrativa, al rispetto della autorità.
Che partito sarà il futuro PDL post-berlusconiano?
Ritengo che molto dipenderà anche dall’atteggiamento che il Centro assumerà nei suoi confronti. Se ci facciamo prendere da uno strabismo politico obbligato che ci fa vedere a sinistra solo elementi positivi e a destra solo elementi negativi, non faremo altro che agevolare la nascita di una destra ancora più individualistica, liberista (che è differente da liberale), nazionalistica.
A mio parere, come dobbiamo incalzare la sinistra sulla meritocrazia, sul mercato, sull’efficienza istituzionale, sulla bioetica, dobbiamo incalzare la destra sugli aspetti valoriali con più marcato spessore sociale quali l’uguaglianza delle posizioni di partenza (frutto anche di una redistribuzione continua del reddito), il rispetto delle regole e degli equilibri istituzionali, l’apertura ad una visione politica europea, una scuola meritocratica ma non elitaria, una sanità efficiente ma a disposizione anche dei meno abbienti, una vera politica fiscale a favore della famiglia.
Se saremo capaci di confrontarci costruttivamente con la destra e la sinistra sui temi suindicati, renderemo sicuramente un servizio importante al bene comune ed allo sviluppo della nostra Italia.
Al prossimo ragionamento, sul Centro.

Il Centro e il PD

IL CENTRO E IL PD

Ho notato che molti bloggers del blog di Tabacci ultimamente esprimono delle posizioni molto simili, se non uguali, a quelle espresse dalla sinistra riformista (PD).
Mi chiedo se tale sinistra sia un interlocutore affidabile.
Negli ultimi 15 anni si è verificato il fenomeno che la sinistra, quando è stata unita in un’unica coalizione ha vinto le elezioni, ma non è stata capace di governare (l’ingresso nell’Euro è stato più che un successo del governo Prodi un frutto necessitato dell’istinto di conservazione nazionale).
Quando invece, come nell’ultima tornata elettorale si è presentata divisa, ha perso le elezioni.
Lo confesso, l’ultima volta sono stato tentato dal PD, ho anche partecipato alle primarie (votando per Letta) perché, pur nella farsa di certe posizioni elettoralistiche prese a prestito dalla destra, credo che la presenza di un forte partito di sinistra riformista (che faccia i conti con i nuovi problemi di una società globalizzata del XXI secolo) sia un bene per l’Italia. Una sinistra che si confronta apertamente con la meritocrazia, con il mercato, con il multiculturalismo, con le esigenze di sicurezza civile, con il problema del nucleare, è sicuramente un elemento positivo per il lo sviluppo presente e futuro dell’Italia.
In me è successivamente prevalso un senso di sfiducia in tale cambiamento e ho votato per il Centro.
Forse ho avuto ragione. Dopo la sconfitta la vocazione maggioritaria del PD si è molto attenuata, il segretario attuale sembra quasi un ostaggio in mano ai soliti maggiorenti, si è aperta la corsa al dialogo verso la sinistra estrema.
E’ vero che contemporaneamente si sono avute aperture anche nei confronti dell’UDC e prese di distacco dall’IdV ma, a ben vedere, la “pancia” storica del partito non può fare a meno di essere strabica verso i cugini separati della sinistra estrema e radicale.
E’ sempre stata mia coerente opinione che compito di un soggetto di Centro moderno sia quello di incalzare la sinistra riformista sui problemi posti dall’inserimento dell’Italia in un contesto europeo ed in un mondo globalizzato Incalzarla sui temi prima accennati, la meritocrazia, il mercato, l’esigenza di conciliare le garanzie con la velocità decisionale, l’ambiente (in un’ottica costruttiva), un approccio multipolare all’energia, la sicurezza, è fondamentale per aiutare le parti sane e moderne del PD.
E’ la stessa politica che il Partito Repubblicano di La Malfa portò avanti, con serietà ed intransigenza, nei confronti del PCI e che condusse quest’ultimo ad intraprendere il cammino verso la piena accettazione dei valori della democrazia occidentale. Penso (o spero) che questa sia la politica che i fondatori della Rosa bianca per l’Italia abbiano in mente.
Sulla destra c’è da fare un discorso altrettanto complesso, ma lo farò un altro giorno.
Cari saluti a tutti.

sabato 16 agosto 2008

Finanza o solo speculazione?

Carissimi amici,
è morto la scorsa settimana Andrea Pininfarina, un imprenditore ma sopratutto uno dei giovani più promettenti delle nuove generazioni.

Ma la notizia più sconvolgente riguarda l’impennata in Borsa delle azioni della sua azienda. Vuol dire che molti investitori hanno voluto “giocare” sulla morte di una persona speculando per ottenere maggiori guadagni. Tristezza aggiunta a squallore...
Voler trarre profitto finanziario dalla morte di una persona non vuole forse dire provocarne una seconda volta la morte?

Forse le istituzioni morali internazionali, sia religiose che laiche, le quali hanno finora difeso il carattere non immorale della finanza giustificandolo con il fatto che tramite di essa, e tramite le Borse, si fa pervenire denaro fresco alle aziende e si mettono le stesse in grado di creare sviluppo e occupazione, devono fermarsi a riflettere.
Ormai una grande parte delle operazioni finanziarie è fatta solo in ottica speculativa, al fine di ottenere guadagni (anche immani) senza la fatica del lavoro e senza curarsi degli aspetti comunitari (Paesi in crisi, padri di famiglia disoccupati).

Cosa possiamo fare? Molto.

Di seguito pochi, ma spero efficaci suggerimenti, per combattere nel nostro piccolo, le disfunzioni sociali della pura speculazione finanziaria.

Innanzitutto occorre parlarne, chiedersi e chiedere se è giusto che i mercati finanziari e le Borse mondiali abbiamo preso il posto del parlamenti e dei governi nell’indirizzare l’economia mondiale e nel condizionare le sorti di popoli e di singole famiglie. Ci stanno espropriando dei nostri diritti di cittadini, prendiamone consapevolezza e parliamone in continuazione (per saperne di più leggere a tal proposito il bel libro “Il supercapitalismo” di R. Reich, già Ministro di Bill Clinton, edizioni Bruno Mondadori).

In secondo luogo, chi può investire sia guardingo negli investimenti, si ricordi ad esempio che esistono anche fondi “etici” che rendono di meno ma che garantiscono la qualità etica dell’investimento.

Ultimo suggerimento, ma non in ordine di importanza, ricordiamoci che la condivisione del superfluo con chi non ne ha rende più felici dell’accaparramento continuo di beni nell’ottica della massimizzazione dei guadagni.

Buona settimana

mercoledì 13 agosto 2008

Medaglie olimpiche tassate?

Sinceramente sono rimasto un po' perplesso per le lamentale espresse dalla medaglia d'oro Vezzali e da quella d'argento D'Aniello circa il fatto che i premi collegati alle loro mediaglie (rispettivamente di euro 145.000,00 e 75.000,00) vengano soggetti ad imposta secondo la legge italiana.
Le mie perplessità vengono da diversi motivi:
  1. i due hanno utilizzato per gli allenamenti strutture pobbliche sportive nazionali e sono andati in Cina a spese del CONI, strutture e spese finanziate dalle imposte pagate dagli italiani;
  2. i premi che ogni dipendente riceve dalle aziende in cui lavora, quale riconoscimento di proprie eccezionali performances, sono regolamente tassati. Perché mai i premi degli sportivi no?
  3. forse la lamentela avrebbe senso se le Olimpiadi fossero rimaste, come nel pensiero di De Coubertin, riservate solo a dilettanti, ma così non è più. Nell'ottica di Vezzali e D'Aniello anche gli campioni di football avrebbero dovuto sollevare la stessa lamentela in quanto anche loro hanno dato lustro al Paese.

La verità, a mio parere, è che ormai le Olimpiadi sono diventate, in sintonia con il pensiero unico (debole) corrente, un evento più commerciale che sportivo. In tale ottica, nella quale l'importante è vincere per guadagnare di più (quanto sei lontano De Coubertin!), è pienamente accoglibile la lamentela dei nostri due campioni (??).

Ma si può ancora parlare di Olimpiadi?

lunedì 11 agosto 2008

Inizio blog

Ciao a tutti, mi chiamo Giuseppe Sbardella, ho aperto questo blog mentre si approssima il mio 60esimo compleanno perché voglio condividere i miei pensieri e le mie attività di persona desiderosa di utilizzare tutte le conoscenze acquisite in questi 60 anni per realizzare ancora la propria personalità e per contribuire alla crescita di coloro che vorranno essere miei amici.