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giovedì 17 novembre 2016

Democrazia governata o governante?

Secondo gli scienziati della politica, ci sono due visioni diverse della democrazia, la democrazia governata, che dà la priorità ai meccanismi di funzionamento della decisione a prescindere dalla snellezza, e la democrazia governante che, ferma restando la maggior parte dei meccanismi di garanzia, dà la priorità all'efficienza del sistema e alla velocità di decisione.
Per storia e cultura personale, sono affezionato alla prima visione (che ha funzionato benissimo in Italia fino agli anni '80...), ora non so se questa visione sia adeguata ad affrontare le sfide di un mondo globale, liquido e competitivo, nel quale acquista sempre più importanza la capacità di decidere e di decidere in fretta.
Certo è importante, anzi fondamentale, conservare una cintura istituzionale di garanzia democratiche.
Mi pare che la riforma Boschi sostanzialmente contenga tale cintura: 1) il ruolo della Camera rimane inalterato; 2) il Senato mantiene parte dei poteri e può, agendo in simbiosi, con le Regioni, tutelare meglio gli interessi delle comunità locali; 3) c'è lo strumento (ora inesistente) del referendum di tipo propositivo; 4) rimangono i poteri del Capo dello Stato (che anche oggi, dal quarto scrutinio in poi, potrebbe essere eletto direttamente dalla maggioranza di Governo); 5) è pienamente confermato il ruolo della Corte Costituzionale.
Rispetto alla situazione attuale ciò che veramente avviene è solo un depotenziamento del Senato (che non dà più la fiducia al Governo) e delle Regioni che su alcune materie precise di interesse nazionali (sanità, istruzione, grandi infrastrutture, energia..) perdono il potere di interdizione.
Siamo di fronte ad una deriva autoritaria? è legittima un'opinione del genere, io ne ho una diversa.
Se vincerà il no non mi strapperò i capelli (ce ne ho anche pochi...), da tempo ho smesso di illudermi sugli Italiani (ma esistono poi realmente gli italiani?....).
Mi dispiace solo per i più giovani (non per quelli ricchi che se ne vanno a studiare e a lavorare all'estero, ma per quelli con meno risorse familiari, che devono restare in Italia).

domenica 13 novembre 2016

Riforma istituzionale perfetta?

Non ho mai scritto che la riforma istituzionale sia perfetta.
Il SI o il NO non è alla perfezione della riforma ma alla convinzione che sia comunque meglio della situazione attuale.
1) E' meglio o no avere una sola Camera con pieni poteri politici o avere due Camere con pari poteri (anche se le modalità di elezione dei senatori vanno sicuramente perfezionate)?
2) E' meglio o no avere riportato nelle competenza dello Stato centrale alcune competenze di interesse nazionale prima in concorrenza con la competenza delle Regioni (sanità, istruzione, energia....)?
3) E' meglio o no abolire il CNEL, ideato nel 1948 sull'onda della teoria corporativistica e ormai nettamente superato dal contesto sociale?
4) è meglio o no aver ridotto da 315 a 105 il numero dei senatori (anche se sarebbe stato forse preferibile eliminarli del tutto)?
Il confronto va fatto fra la situazione attuale e quella delineata dalla riforma, non fra la riforma proposta e una considerata perfetta (e impossibile...).
Il perfetto e l'ottimo sono nemici del bene.

sabato 12 novembre 2016

Perché Mattarella dovrà sciogliere le Camere...

Gianroberto Casaleggio aveva tratteggiato la strategia politica del M5S sull'ipotesi che nel 2017 ci sarebbero state le elezioni anticipate.
Poiché ho sempre pensato che Casaleggio fosse un tipo pericoloso per la democrazia ma non un matto irrazionale, ho cercato di comprendere i motivi di questa sua ipotesi e alla fine li ho compresi.
Tutto si ricollega a due eventi, il referendum sulla riforma istituzionale e l'implementazione del nuovo sistema elettorale.
Se il referendum sarà vinto dai SI alla riforma, ci troveremo di fronte ad un assetto istituzionale completamente diverso da quello vigente nel momento in cui l'attuale Parlamento fu eletto (basta pensare all'abolizione del bicameralismo perfetto, al ribilanciamento delle competenze fra Stato centrale e Regione e alla introduzione del referendum propositivo come ulteriore strumento di democrazia diretta).
Si aggiunge che avrebbe piena attuazione anche il sistema elettorale dell'Italicum (nella forma attuale o, più probabilmente, in quella successivamente modificata) e che pertanto l'attuale Parlamento risulterebbe eletto con un sistema elettorale completamente differente da quello vigente.
Mattarella, se vuole essere fedele ad una interpretazione corretta del suo ruolo, non potrebbe non sciogliere un Parlamento eletto in un contesto istituzionale profondamente modificato e con una legge elettorale completamente diversa. E' un classico caso di scioglimento anticipato che si legge nei manuali di Diritto Costituzionale.
Ma anche nel caso di vittoria del NO probabilmente l'esito non sarebbe diverso.
C'è il precedente del gennaio 1994 quando il Presidente Scalfaro sciolse le Camere perché, a seguito dei referendum elettorali del 1993, si era nella classica situazione di un Parlamento delegittimato in quanto eletto con un sistema elettorale diverso da quello vigente.
Va anche aggiunto che difficilmente Mattarella potrebbe, da un punto di vista politico e non più istituzionale, reggere la pressione di una esplicita richiesta delle opposizioni sulla base della circostanza che la maggioranza governativa, battuta al referendum, non rappresenterebbe più la maggioranza del Paese.
Mattarella potrebbe peraltro opporsi sia per la necessità di tempo per approvare un sistema elettorale nuovo per Senato (non troppo difforme da quello in essere per la Camera) sia perché, in fondo, la scadenza naturale delle elezioni politiche sarebbe comunque vicina, nel 2018.
Si può concludere, dando ragione a Casaleggio che, nel caso di vittoria del SI lo scioglimento sarebbe pressoché automatico, nel caso di vittoria del NO altamente probabile.