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lunedì 20 dicembre 2010

Stefano Zamagni for President!

Il Polo della Nazione, appena costituito per dare una rappresentanza politica all'area moderata popolare liberal-democratica, non può certo essere guidato da personaggi della vecchia politica che non riscuotono più la fiducia della società civile.
E' da quest'ultima che devono uscire i nuovi leader.
Tra questi emerge il nome di Stefano Zamagni.
Per chi non lo conoscesse, accludo il link per saperne di più
Unitevi al mio grido: Zamagni for President!

domenica 19 dicembre 2010

Buon S. Natale!!

Carissimi, il S. Natale rappresenta la venuta sulla Terra del Bello, del Buono, del Vero.

Noi possiamo prolungare questa venuta, fare di ogni giorno il S. Natale, se compiamo giornalmente gesti belli, buoni, veri.

Vogliamo provare?

Siete d’accordo?

E stavolta oltre buona settimana, anche buon S. Natale!!

domenica 12 dicembre 2010

Oltre l'orizzonte....la Speranza!!

Martedì scorso sono andato con piacere a visitare la mostra di pittura della cara amica Daniela e sono rimasto particolarmente colpito dal suo quadro “Oltre l’orizzonte”.

I nostri ragionamenti, i pensieri, le analisi non sono in grado di andare oltre l’orizzonte limitato della nostra ragione umana. Inevitabilmente quando questi ragionamenti, pensieri, analisi si basano su sconfortanti elementi di fatto della realtà attuale non possono essere per noi motivo di ottimismo.

E allora andiamo oltre l’orizzonte, gettiamo il cuore al di là, utilizziamo anche piccoli appigli per sperare, per sognare, oltre l’orizzonte, una realtà migliore. Non fece così il grande Colombo allorché, sulla base di piccoli indizi, andò oltre le colonne di Ercole e scoprì l’America?

E non dovrebbe essere questo per quelli di noi che credono, la base della loro Speranza?

Che ne pensate? Il blog vi aspetta

Buona settimana

domenica 5 dicembre 2010

Buona settimana (il Mistero della persona umana...)

Il mistero (o il Mistero con la “a” maiuscola?) dell’inizio del mondo si ripercuote inesorabilmente, come fasi di un unico processo, su quello dell’inizio della vita e dell’essere umano.

Anche chi non crede (come invece crede chi scrive) in un intervento divino nell’ingresso dell’uomo nella natura non può che inchinarsi davanti all’origine dell’uomo dal mistero cosmico.

E’ qui che è fondata, a livello di ragione, l’inviolabile dignità della persona umana, non oggetto da conoscere (in quanto fondata su Dio infinito o su un insondabile mistero umano), ma soggetto con il quale entrare in relazione, soggetto da amare per avvicinarsi alla sua e alla nostra pienezza.

Commenti? Sul blog http://www.giuseppesbardella.blogspot.com

Buona settimana

domenica 28 novembre 2010

Buona settimana (dalla fine all'inizio...)

Carissimi,

Per capire qualcosa di più sulla fine (o, meglio, il fine) del mondo, forse occorre andare al suo inizio.

Gli scienziati, a quel che ho capito, sono andati oltre il “big bang”, sono risaliti anche ai periodi antecedenti ma, mi pare di capire (se non è vero qualcuno mi smentisca), si scontrano sempre con un problema essenziale.

In qualunque modo il mondo sia cominciato (big bang, fusione o fissione di elementi, esplosione. ..) tutto comunque richiama la necessità di un primordiale movimento. Ma se c’è stato un movimento cosa è stato o chi è stato a dare la prima spinta?

Alcuni pensano che prima o poi una risposta sarà data, altri pensano ad una soluzione che chiama in causa un Primo Motore Immobile.

Comunque ci troviamo di fronte ad mistero o... al Mistero di Dio?

Ne parliamo sul blog?

Buona settimana

domenica 21 novembre 2010

La fine del mondo o..... il fine del mondo?

Prima nel 2000, poi (mi sembra..) nel 2007, ora si parla dei 2012, continuamente si rincorrono le previsioni, più o meno di accreditata (??) fonte astrologica o esoterica, sulla fine del mondo.

E se invece della fine (che ci sarà quando meno ce l’aspettiamo, per fortuna!) ci ponessimo il problema del “fine del mondo”.

La prospettiva cambia completamente e lo vedremo nelle prossime settimane.

Per ora, buon fine settimana.

giovedì 18 novembre 2010

Una povertà felice? Considerazioni su un libro postumo

Ci volevano il coraggio e la serenità di un uomo prossimo alla morte come Edmondo Berselli (brillante e poliedrico intellettuale, Direttore per 6 anni della rivista il Mulino) per scrivere il prezioso libro “Economia giusta” pubblicato postumo da Giulio Einaudi editore.

La sintesi del libro, al termine di un serio e conseguente pensiero esplicativo, si trova in queste parole: “ ... Nel frattempo, noi europei proveremo a vivere sotto il segno meno: meno ricchezza, meno prodotti, meno consumi. Più poveri insomma”.

Invito a leggere il libro (che costa poco, € 10,00) per seguire e conoscere il pensiero di Berselli, in questo scritto parto invece dalla sua conclusione.

L’Europa ha di fronte a sé un periodo di povertà, ovvero un periodo in cui non saremo in grado di mantenere l’attuale stile di vita e di consumi.

La crisi attuale durerà ancora anni perché ci aspettano politiche di maggior rigore economico (già assunte a livello “bipartisan” europeo, ma poco conosciute nella pubblica opinione) per ridurre nel giro di pochi anni il livello di indebitamento pubblico, pervenuto a livelli insopportabili a seguito dell’aumento della spesa pubblica intercorso nell’ultimo triennio per sostenere l’economia.

Lo Stato è come una famiglia, non può vivere finanziando i consumi correnti con i debiti, a lungo andare ci si infila in un drammatico e insostenibile tunnel.

Bisogna essere chiari e espliciti, quando aumenta il debito pubblico di uno Stato vuol dire che la società civile nel suo complesso consuma più di quanto produce.

L’Italia sotto questo punto di vista è fra le Nazioni messe peggio.

Scorrendo le statistiche finanziarie dell’ultimo cinquantennio, si può notare come la nostra Patria abbia, dagli anni ’60 del secolo scorso fino ad oggi, una tendenza all’incremento costante del debito pubblico.

Le punte maggiori si sono verificate dalla metà degli anni ’70 fino all’inizio degli anni ’90 quando, per un decennio Ministri dell’economia del calibro di Dini e Ciampi (entrambi ex Banca D’Italia) iniziarono in doloroso percorso di risanamento che ci condusse all’Euro. In quest’ultimo attuale decennio (2001-2010) l’aumento è ricominciato anche, ma non solo, a causa delle crisi finanziarie del 2001 e del 2008.

A chi ha ancora il coraggio di rimpiangere la politica economica della Prima Repubblica ricordo che, nel 1976, l’Italia per scongiurare un fallimento nazionale, dovette chiedere un prestito alla Germania dando in prestito una parte delle sue riserve auree.

Riepilogando, per 50 anni, abbiamo, nel nostro complesso, vissuto consumando in maniera maggiore delle nostre entrate. Ora occorre rimediare.

Un risanamento finanziario reale passa necessariamente attraverso alcune operazioni ben chiare.

In primo luogo occorre aumentare il nostro reddito nazionale e questo lo si può fare solo attraverso un modo: producendo di più.

Questa esigenza chiama in causa tutto il mondo del lavoro.

Gli imprenditori devono avere la forza e la capacità di trovare ed attuare situazioni innovative accettando la competizione in una economia globalizzata e lasciandosi alle spalle vecchi schemi assistenzialistici ormai superati.

Questa sfida riguarda sia le imprese già esistenti sia quelle che nasceranno. I giovani (e i meno giovani) dovranno cambiare la consueta mentalità italiana, uscire dal calduccio delle famiglie e dalla ricerca del posto fisso (magari pubblico), studiare meglio e di più e mettere il bagaglio culturale acquisito e la loro energia al servizio della nascita di nuove idee imprenditoriali.

Ma anche i lavoratori dovranno lavorare di più e meglio, acquisendo un nuovo approccio culturale che, nella ferma difesa della dignità della persona umana sul luogo del lavoro, accetti in pieno la sfida meritocratica e quella della innovazione tecnologica (che comporta la fatica non indifferente di una educazione professionale permanente).

Aumentare la produzione e la produttività vorrà anche dire ripensare profondamente il settore pubblico, puntando a farlo divenire sempre meno burocratico e con il compito primario di sostenere tutte le attività attinenti allo sviluppo della Nazione, anche a costo di sacrificare inutili esuberanti posti di lavoro.

Ancora occorrerà affrontare quella che Benedetto XVI chiama l’emergenza educativa, ristabilire il concetto che a scuola si viene per studiare, un posto cioè dove i meritevoli vengono premiati, i capaci comunque sostenuti come anche gli studenti volenterosi ma problematici, mentre vanno correttamente indirizzati i meno capaci e respinti i non volenterosi. Indispensabile, oltre ad un ripensamento della presenza (talvolta deleteria) delle famiglie nella scuola, anche una riabilitazione della autorità (e non solo della cosiddetta autorevolezza) dei docenti.

Anche sul fronte dei consumi l’operazione di risanamento non potrà essere indolore.

Non è vera innanzitutto l’affermazione (fonte di tante preoccupazioni) che la ricchezza genera felicità). Analisi economiche ormai consolidate hanno evidenziato che, oltrepassato un determinato livello di reddito (superiore a quello di mera sussistenza) ulteriori aumenti dello stesso non comportano proporzionali incrementi della felicità individuale. Quest’ultima appare invece frutto della bontà e della durata di sane relazioni interpersonali.

Se riuscissimo, per un certo periodo di tempo, a resistere ai messaggi pubblicitari (in particolare a quelli nascosti...) che condizionano pesantemente la nostra libertà e conseguentemente le nostre scelte di vita, potremmo forse accorgerci che una passeggiata (o magari una corsa) nel parco con i nostri figli o con amici ci rende più felici e sereni (oltre ad essere gratuita!) di una seduta in una palestra.

Ma questo della pubblicità è un elemento, pure interessantissimo, che esula però dall’ambito di questo scritto. A noi interessa mantenere fermo il concetto che la felicità è frutto, oltre un certo livello di reddito, solamente della bontà delle nostre relazioni. Per dirla con gli studiosi teorici della scuola di “Economia civile”, essa dipende dal nostro consumo di beni “relazionali” piuttosto che di quelli di “posizione” ovvero di quei beni normalmente consumati, il cui consumo o l’impiego da parte nostra limita quello altrui.

Sul fronte dei consumi non si tratta dunque di essere più poveri bensì di cambiare lo stile di vita (qualcuno usa la metafora stile di sprechi) adottando un insieme di consumi che permetta di mantenere inalterata (o di aumentare) la felicità pur in presenza di una diminuzione reale di reddito.

Sarebbe però sbagliato (oltre che falso e ingannevole) raccontare che sia l’aumento della produttività che il cambio dello stile di vita saranno operazioni facilmente sopportabili e poco dolorose. Si tratterà invece di cambiare mentalità, di andare controcorrente, di abbattere l’individualismo cronico nostra caratteristica nazionale.

L’operazione andrà in porto solo se le difficoltà, i disagi, le paure saranno comunque percepite dalla società civile come frutto di una politica equa. Come ha ben dichiarato il premio Nobel per l’economia, l’indiano A. Sen, “il bisogno di equità non è mai così grande come quando si stanno compiendo sacrifici”.

Ecco allora la necessità di affrontare, direi più bruscamente di prendere di petto, tutti insieme classe dirigente e società civile, alcuni elementi che rappresentano il cancro della nostra Nazione.

In primo luogo l’evasione fiscale che, secondo stime attendibili, raggiunge oltre il 20% del reddito nazionale, uno scandalo immenso e vergognoso.

Altro problema da prendere per le corna è quello di una società chiusa dove il potere, quando non è in mano al formazioni malavitose, lo è a lobbies di vario tipo (Ordini professionali, Categorie professionali, Associazioni VIP, poteri forti mediatici....) che incatenano il Paese e impediscono l’emergere delle forze e delle energia (particolarmente giovanili) migliori.

Che dire poi del principio di legalità, incrinato da una continua inosservanza delle regole (anche da parte di coloro che dovrebbero farle rispettare...), da una prassi costante di sanatorie e condoni di vario tipo e modalità che insinuano nei cittadini la persuasione che solo gli sprovveduti si premurano di rispettare le norme giuridiche e quelle di costume?

Non sono problemi che si possono risolvere con leggi o con normative ad hoc, senza che non si sia prima inciso prima in quella che appare la fonte primaria di tutti i mali sociali italiani, il nostro individualismo di massa, quello che ci lascia preferire il raggiungimento del nostro interesse personale a breve termine al conseguimento a medio termine dell’interesse della comunità alla quale apparteniamo (perciò anche nostro).

Occorre tornare a riscoprire principi condivisi (magari quelli scritti nella nostra Costituzione), a ricollegare un tessuto sociale ora frammentato, a individuare i motivi di fondo del nostro stare insieme, in sintesi a riscoprire il senso del bene comune.

In questo cammino i cristiani italiani sono chiamati ad essere in prima fila, ad essere i leader, onesti e capaci (quanta pulizia ancora da fare anche al nostro interno!) di un progetto capace di riunire le nostre energie migliori e di chiamarle, nel nome della fraternità e del bene comune, a portare disinteressatamente il proprio contributo alla costruzione di una Italia e di una Europa in cui il principio del primato della persona umana non sia solo una vuota parola ma una concreta realtà vissuta.

domenica 14 novembre 2010

Dall'emergenza ad una normalità solidale

E’ bello pensare alla mobilitazione solidale che parte verso le persone colpite in caso di disastri, di terremoti, di carestie.

Questo dimostra che, al cuore di ogni uomo, esiste, anche se sepolta talvolta da montagne di rifiuti accumulati a seguito dei bombardamenti mediatici, una tensione verso l’altro, una voglia di fare il bene.

Partiamo da questo punto, passiamo, anche in questo contesto, dall’emergenza ad una capacità costante di attenzione all’altro in sofferenza.

Che ne dite? Aspetto commenti sul blog

Buona settimana

domenica 7 novembre 2010

Verità senza carità?

Ogni tanto mi torna in mente quel pensiero che udii tanti anni fa in bocca ad un saggio vecchio sacerdote: “La verità che prescinda dalla carità o che venga comunicata senza carità, non è piena verità. Talvolta può anche accadere che occorra tacere o non dire tutta la verità per fare spazio pieno alla carità”.

Che ne dite? Aspetto commenti

Buona settimana

domenica 31 ottobre 2010

Le due leve (fraternità e Parola)....

Carissmi,

in questi ultimi 10 giorni ho passato un momento di sconforto; il mio impegno mi pareva inutile, ciò che da sempre combatto, l’arroganza, la disonestà, l’egoismo pareva avere ineluttabilmente il sopravvento, mi pareva una marea ormai inarrestabile.

In questo frangente la mia forza sono stati gli amici (sarebbe errato dire i “fratelli”?) che, dopo che altre volte sono stati spinti da me, mi hanno stavolta sorretto, sostenuto, spinto a proceder con tenacia, determinazione e.... Speranza.

Altra forza una riflessione sull’essere sempre “bambino” evangelico, continuamente aperto allo stupore, fiducioso nel Padre che misteriosamente guida la storia.

Fraternità e Parola, due leve per cambiare se stessi e dare una mano al bene nel mondo che ci circonda.

E allora, anche stavolta ....

Buona settimana

lunedì 25 ottobre 2010

Ricominciamo a pensare!

Dopo circa tre anni cambio (senza dimenticarlo) il mio storico motto “costruire positivo” con uno indicante un atteggiamento che ritengo indispensabile: “ricominciamo a pensare!”.

Cosa vuol dire?

Significa assumere un atteggiamento basato sui seguenti comportamenti:

1. riconoscere i propri errori passati, la propria fallibilità e la possibilità di commettere altri errori in futuro;

2. saper ascoltare;

3. leggere o comunque accedere a fonti informative;

4. ampliare il proprio linguaggio;

5. riconoscere il valore delle emozioni, senza farsene sopraffare;

6. farsi guidare dai fatti e dalla loro storia, non dai sentimenti (o risentimenti...) personali;

7. avere una visione non sul breve, ma almeno sul medio periodo;

8. non alzare la voce...

Che ne dite, vogliamo provare?

Buona settimana

domenica 17 ottobre 2010

Buona settimana (essere servi inutili)

Tre eventi organizzati in prima persona o co-organizzati, nel giro di una settimana (9, 10 e 14 ottobre), tre interventi da tenere su tra argomenti diversi (politico, storico, giuridico) a tre uditori completamente differenti, una pressione psicologica e una tensione nervosa grandissime, finché....

Una meditazione, la presa di coscienza che dovevo solo essere, secondo la definizione evangelica, un “servo inutile”, che il mio compito era solo quello di mettermi al servizio con il massimo impegno e la massima professionalità possibile, che il successo o l’insuccesso degli eventi non avrebbe aggiunto o tolto niente a quello che ero e che sarei rimasto, una persona umana contenta di vivere il presente momento storico, con tanti fratelli e amici intorno.

A proposito, i tre eventi sono stati un successo!

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Buona settimana

venerdì 15 ottobre 2010

Relazione introduttiva Assemblea di Persona è futuro del 9 ottobre


Cari soci e amici,

la nascita del Laboratorio Persona è futuro può essere datata all’ottobre 2008, sulle ceneri di una breve ed effimera esperienza precedente, che aveva però creato e consolidato una amicizia fra alcune persone.

Cosa è il Laboratorio (nome che per primi usammo) Persona è futuro?

  1. In primis una comunità, un gruppo di amici; l’amicizia reciproca è alla base di tutto ed è compito del Coordinatore consolidarla e svilupparla.
  2. Un Laboratorio, di matrice cristiana, dove si elaborano idee e si lavora su soluzioni concrete anche territoriali.
  3. Un “tavolo” intorno al quale confrontarsi innanzitutto fra cristiani, di varia ispirazione culturale, ma di seria sensibilità sia alle problematiche bioetiche sia, con uguale intensità, a quelle sociali, e anche con laici non credenti ma aperti all’ utilizzo di una ragione che non neghi il trascendente.

Due livelli nell’Associazione, uno culturale, aperto a tutti, uno più politico (attenzione non partitico!) aperto a chi vuole maggiormente impegnarsi nella vita politica.

Ma quale è il punto coagulante di tutta l’esperienza? La consapevolezza, la ferma convinzione che non ci può essere sviluppo umano, civile, economico, se non si torna a rimettere al centro la persona, definibile (con un tentativo approssimativo ma significativo) come il misterioso universo individuale umano aperto, nella sua essenza più profonda, alla relazione con gli altri e con il trascendente.

Possiamo anche definire la persona, in una forma ancora più semplice, come un essere umano che vive con gli altri e per gli altri sapendo che, vivendo in questo modo, e lasciando la porta aperta al mistero del trascendente, contribuisce alla propria massima realizzazione individuale.

Due le esperienze di pensiero a cui ci riferiamo, il personalismo (soprattutto nella versione francese di E. Mounier e J. Maritain) e il popolarismo di Don Sturzo. Queste due esperienze si ricollegano, nella visione dell’economia contemporanea a quella interpretazione, definita “Economia civile” che vede nella felicità integrale dell’uomo, e non nel solo incremento di ricchezza materiale, il fine ultimo dell’economia.

Sul piano politico la nostra naturale attenzione è rivolta non ad uno specifico partito ma soprattutto a quell’area civile di dinamismo mite (e i due aggettivi non sono messi a caso) che crede nel dialogo costruttivo come strumento primario di azione politica e che riconosce il primato della persona umana come fondamento di una società che tale voglia veramente definirsi.

Ci pare giunta l’ora che, a fronte di un atteggiamento di sola lamentela e critica nei confronti della attività e della classe politica, si passi ad una scelta coraggiosa ma ineludibile, da parte delle persone serie competenti, di scendere con decisione nel campo politico e di portare il loro contributo. Un appello soprattutto rivolto alle giovani generazione ricordando loro le parole di Papa Paolo VI “l’attività politica è la forma più alta di carità”.

Cosa abbiamo fatto in questi due anni:

  1. abbiamo costruito e tenuto in vita il nostro sito http.//www.personaefuturo.it con articoli a cadenza quasi settimanale. Il sito ha raccolto in questi due anni più di 9000 visite con più di 20.000 pagine visitate.
  2. Una pagina pubblica Facebook che raccoglie più di 360 amici
  3. Due convegni, uno nel settembre 2009 sul Personalismo (al quale hanno partecipato più di 140 persone), l’altro, nel dicembre dello stesso anno, più specialistico, sulla nostra Costituzione (al quale hanno partecipato più di 50 persone).
  4. Un dialogo continuo e proficuo con realtà e personalità ecclesiali, civili, culturali e politiche (Centro Acton Tocqueville, MPPU, CISS, Italia Futura, OSECO, ASD). Fra le personalità ringraziamo con affetto l’On. Savino Pezzotta, che ha condiviso sin dall’inizio l’ispirazione del Laboratorio e ci segue sempre con simpatia, e i responsabili dell’Ufficio della Pastorale sociale della Diocesi di Roma, che ci hanno offerto una sala per i nostri incontri.
  5. La presentazione, proprio tramite l’On. Savino Pezzotta, di una proposta di legge sulla mediazione familiare che ha raccolto più di 60 firme fra parlamentari di diversa collocazione politica.
  6. Tre esperienze, nel Comune di Roma, che mostrano come vorremmo che si sviluppassero, in maniera autonoma rispetto alla Associazione, le nostre idee di azione sul territorio, quella di AMUSE (Associazione Amici del Municipio Secondo) quella di Foculus urbis nel XII Municipio e quella di Socialitas nel V e nel IX Municipio.

Cosa c’è in cantiere?

  1. Un Convegno sul tema che ci pare molto stimolante “Persona e città” (in collaborazione con Foculus urbis).
  2. Un impegno di approfondimento e di estensione della figura del “Difensore civico” ora inopinatamente in fase di ridimensionamento. Una interpellanza parlamentare in proposito è in fase di predisposizione.
  3. La costituzione,ormai avviata di un Comitato scientifico, presieduto dal Prof. Pezzimenti e di gruppi di lavori dedicati alla innovazione tecnologica, alle tematiche giovanili, al punto di vista politico delle donne.
  4. La collaborazione, con altre associazioni di ispirazione cristiana, alla preparazione e allo svolgimento di una Scuola di formazione politica.
  5. Iniziative a sostegno dei nostri amici impegnati in politica, al servizio del bene comune, pur nella legittima diversità delle opzioni politiche.
  6. L’ affiancamento al sito di una rivista WEB.

In considerazione delle risorse di tempo e finanziarie che abbiamo, si può ritenere che c’è già abbastanza attività in cantiere. Sono anzi benvenute eventuali nuove disponibilità.

Il nostro Tesoriere Giuseppe Colona è a disposizione per raccogliere le adesioni per il 2011 alla Associazione (quota rimasta invariata a € 20,00).

Il tema di oggi, che verrà a breve affrontato dai relatori e sul quale ci terrei che si aprisse un ampio confronto è quello della necessità di ricominciare a pensare, di riflettere insieme sulla necessità che prima dell’operare e del saper operare sia importante riposizionare il sapere, onde evitare che siano gli altri “pochi che sanno” a dirci cosa fare senza che noi abbiamo consapevolezza del senso e del significato della nostra azione.

Il mio docente di filosofia al Liceo era solito affermare che il pragmatismo poteva essere un correttivo all’eccesso di pensiero, non una alternativa a quest’ultimo.

E allora, sotto questo vento freddo di tramontana pragmatistica, andiamo controcorrente. Ricominciamo a pensare!



domenica 26 settembre 2010

E' nuovo, devo averlo!!

Letto su una vetrina di un centro commerciale: “E’ fantastico, è nuovo (in grassetto), devo averlo!”.
Non avevo visto mai esporre in maniera più chiara la filosofia “novista”: ciò che è nuovo deve essere mio, altrimenti ne va della mia reputazione.
Ciò a prescindere dalla reale utilità del bene (e pensare che sui manuali di economia si studia ancora che le scelte dei consumatori vengono fatte sulla base dell’utilità dei beni). E a prescindere anche dalla considerazione che, mentre si spendono soldi per comprare cose nuove seppure inutili, 20,000 bambino muoiono ogni giorno di fame.
Forse sarebbe preferibile, per tutti, lo slogan: “E’ bello, mi è necessario, dovrei averlo.
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Buona settimana

domenica 19 settembre 2010

Buona settimana (un oggi sfidante..)

Mi risuona ancora nella mente, una fase sentita stamattina ad Assisi al Seminario di Retinopera: “Non posso non benedire l’oggi”.

Ed è vero.

I credenti non possono non benedire l’oggi se veramente credono che quello in cui vivono sia il “tempo”, il periodo storico, loro assegnato dal Signore, Re della storia, per espletare la loro vocazione particolare e dare un vero senso alla loro vita.

Ma l’oggi è anche il “tempo”, il periodo storico, in cui il non credente può comunque dare un senso alla propria esistenza e perseguire il conseguimento dei suoi giusti ideali terreni.

E allora, avanti, anche controcorrente, a vivere questo tempo estremamente complesso e sfidante che ci è dato da vivere.

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Buona settimana.

domenica 5 settembre 2010

Il vero invecchiamento, smettere di imparare...

Un caro amico mi ha chiesto di dirvi come vivo la mia esperienza di progredire verso la vecchiaia.

Beh, cominciamo con un pensiero (non mi ricordo di chi) che condivido in pieno: “vecchiaia è affrontare problemi nuovi con idee vecchie”.

Quanto è vero! Infatti l’esperienza che si acquisisce durante gli anni certamente compensa (e talvolta eccede) la perdita di energia fisica e di un po’ di facoltà mentali.

Ma può succedere che l’esperienza ci faccia andare avanti utilizzando soluzioni già impiegate nel passato mentre il presente cambia sempre anche se impercettibilmente; e allora, ecco il vero invecchiamento, la pigrizia nell’imparare....

E invece si può fare!!

Siete d’accordo? Ne parliamo sul blog

Buona settimana

lunedì 30 agosto 2010

L'Italia nel 2024 (e forse prima....)

Mi ha fatto riflettere il brano di un libro, letto recentemente, dal titolo “Noi” (edizione Rizzoli 2009), scritto da un noto politico italiano.

Il libro narra la storia di una famiglia romana lungo quattro generazioni; l’ultima è posta nel 2024 e alla società italiana di quel periodo si riferisce il brano.

“La famiglia era esplosa , la società aveva spostato il suo baricentro esclusivamente lungo le ragioni e i desideri dell’individuo. I rapporti umani erano diventati funzionali solo all’appagamento del bisogno del singolo. Il bisogno di quell’istante, forse una settimana o un mese. E gli altri erano puramente strumentali a questo obiettivo. La vita e le relazioni fra le persone si consumavano, non si progettavano né si costruivano. Le persone si prendevano e si lasciavano con grande facilità, come in una bulimia degli affetto, Sembrava come con le porte girevoli di un albergo. La vita di ciascuno era sagomata sui propri desideri, non sulla relazione con il prossimo. Tutto era fatto per soddisfare se stessi. Tutto era personalizzato.”

Mi ha dato sollievo comprendere come tutto questo non fosse condiviso dall’autore.

Ma, a prescindere da ogni giudizio appunto sull’autore (non è questo l’oggetto della presente breve riflessione), turba leggere quella che è una immagine più che plausibile di come la società italiana potrebbe trasformarsi nei prossimi anni, anche prima del 2024.

Le direttive di marcia sono chiare e sono ben ravvisabili in chiunque voglia aprire gli occhi e, soprattutto, la mente sul presente. La società “liquida” descritta da Z. Bauman si sta rivelando per quello che veramente è: una società fondata sul potere assoluto dell’io, sulla “egocrazia" (uso questo neologismo, letto recentemente in un libro di Enzo Bianchi, perché mi sembra più espressivo dei più deboli egoismo o individualismo).

Per fortuna la storia non è un progetto scritto in partenza dagli uomini e predeterminato, è una serie continua di eventi che può cambiare corso proprio ad opera di uomini che la pensano in maniera diversa dalla cultura maggioritaria.

Noi di Persona è futuro siamo convinti che occorra rifondare una società basata sul centralità della persona, quest’ultima vista nella sua dimensione di misterioso universo umano che cresce e si realizza nella misura in cui incrementa e consolida le sue relazioni con il prossimo e con il Trascendente (Dio per i credenti, il Mistero per i laici pensanti come Norberto Bobbio),

Occorre in primo luogo ricominciare a pensare, a riacquistare la nostra libertà di comprendere prima e di trasformare poi la realtà.

Su questo rifletteremo nella prossima Assemblea nazionale di Persona è futuro, che si terrà il 9 ottobre, alle ore 15,30, a Roma, in via Cernaia 9 (nei pressi della Stazione Termini) nella Sala dei Certosini.

Dal sito dell'Associazione Persona è futuro http://www.personaefuturo.it/2010/08/30/italia-nel-2024-e-forse-prima.shtml

domenica 29 agosto 2010

Buona settimana (verso l'essenziale...)

Carissimi, il 26 agosto ho compiuto 62 anni, se non mi sento ancora un anziano, sono tuttavia un adulto abbastanza maturo...

Vi confesso che il progredire degli anni mi spinge sempre più a concentrarmi su ciò che è essenziale.

E, a mio parere, il valore più essenziale, sul quale possono convergere, tutti, uomini e donne, giovani e anziani, credenti e non credenti, figli unici e figli di famiglie numerose, è rappresentato dall’AMICIZIA!

Siete d’accordo? No? Aspetto commenti.

Buona settimana

venerdì 20 agosto 2010

Cosa è il dialogo?

Faccio mie alcune frasi tratte dal libro di Enzo Bianchi "L'altro siamo noi" Edizioni Giulio Einaudi 2010:

"Dia-logos: parola che si lascia attraversare da una parola altra; intrecciarsi di linguaggi, di sensi, di culture, di etiche; cammino di conversione e di comunione; via efficace contro il pregiudizio e, di conseguenza, contro la violenza che nasce da una aggressività non parlata, senza dialogo possibile.... E' il dialogo che consente di passare non solo attraverso l'espressione di identità e differenza, ma anche attraverso una condivisione dei valori dell'altro, non per farli propri bensì per comprenderli.

Dialogare non è annullare le differenze e accettare le convergenze, ma è far vivere le differenza allo stesso titolo delle divergenze: il dialogo non ha come fine il consenso ma un reciproco progresso un avanzare insieme.

Così nel dialogo avviene la contaminazione dei confini, avvengono le traversate dei territori sconosciuti, si aprono strade inesplorate".

Se vi sono piaciute queste frasi, comprate il libro.

Cari saluti e.... buona settimana


giovedì 19 agosto 2010

Perché Cossiga mi era simpatico...

Ho sempre avuto molta simpatia per Cossiga, sin da quando io ero trentenne e lui giovane deputato democristiano della corrente di Base.

Poi ho avuto sempre più modo di apprezzarlo come uomo libero, come politico non ingabbiabile nel politically correct, come politico cristiano fedele a Cristo ma difensore del carattere laico dello Stato.

Oggi sul Corriere della Sera ho letto un suo scritto sulle sue preferenze di carattere costituzionali e ho scoperto che la pensavo e penso come lui. Quando dicevo queste cose da giovane "borsista" a Scienze politiche a Firenze passavo per fascista, poi ho scoperto 20 anni dopo che c'erano molti fascisti in giro.

Riporto una parte dello scritto di Cossiga dal Corsera odierno: "..Per quanto mi riguarda sono ancora in linea con i risultati della vecchia Bicamenerale presieduta da D'Alema. E cioè Repubblica semi-presidenziale con Presidente eletto direttamente dal popolo, sistema elettorale maggioritario a doppio turno; giudice disciplinare del Magistrati e della legittimità dell'elezione dei Parlamentari; nessun Federalismo reale; netta distinzione tra carriera dei Magistrati e carriere dei Pubblici ministeri".

Lo so che sono in netta minoranza fra i miei amici (specialmente quelli di sinistra) ma permettermi di essere, almeno una volta "cossighiano"!!

Cari saluti a tutti

domenica 15 agosto 2010

Buona settimana (speranza oltre la preoccupazione...)

Carissimi

Un caro amico mi ha chiesto di scrivere, sinteticamente, quali fattori rappresentino, nella mia attuale fase di vita, la maggiore preoccupazione e la più grande speranza.

Posso rispondere che certamente suscita in me un forte timore il graduale ma costante impoverimento che colgo nel linguaggio comune, impoverimento che sta sempre più impattando anche la capacità di elaborare ragionamenti e di fare scelte personali intrise di consapevolezza.

La mia più grande speranza è fondata su una immarcescibile fiducia nelle infinite risorse della persona umana.

Per chi crede che l’uomo sia stato creato da un Dio, infinito e onnipotente, che lo ama immensamente e non lo lascerà mai solo (pur nel rispetto della sua libertà), l’uomo è un essere in continua resurrezione.

Per i non credenti che non rinuncino a pensare (mi viene in mente il grande Noberto Bobbio) l’uomo rimane, nella sua essenza profonda, un sommo “mistero”, non riconducibile alla somma (o al prodotto!!) delle singole parti; e come mistero, non misurabile né prevedibile, ma sempre fonte di possibili, anche stupende sorprese. La storia ne è piena.

La maggiore lunghezza del buona settimana è dettata dalla riflessione che, forse a Ferragosto, avrete più tempo per leggere.

Aspetto i vostri commenti.

Buon Ferragosto e.... buona settimana

sabato 7 agosto 2010

La vita, un rapporto...

In questo periodo di letture e di riflessioni sono rimasto colpito da una frase di David M. Turoldo: “La vita è rapporto. Il male è ogni rapporto non risolto o risolto male.”

Siete d'accordo? che ne pensate?

Buona settimana


mercoledì 4 agosto 2010

Una scelta di campo

L’attenzione della società civile in Italia è, in queste settimane estive, particolarmente attirata dai movimenti in corso nei partiti (rottura fra Berlusconi e Fini, nascita di “Futuro e Libertà”, costituzione di un’area di “responsabilità istituzionale” tra alcune forse moderate).

Senza voler apparire disattenti a ciò che sta avvenendo in politica, forse occorrerebbe che altrettanta, se non maggiore, attenzione fosse posta a ciò che si sta verificando nel campo delle relazione industriali in Italia, soprattutto per iniziativa della nostra più grande industria, la FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino).

Si può tentare a grandi linee un riepilogo di quanto è avvenuto.

La FIAT ha praticamene imposto, nello stabilimento di Pomigliano (storicamente affetto da un inadeguato livello di produttività) un accordo sindacale molto innovativo (rispetto alla consueta normativa dei contratti collettivi di lavoro) particolarmente in termini di flessibilità e di controllo della produttività.

Le organizzazioni sindacali (ad eccezione della CGIL/FIOM che ha anche sollevato dubbi non completamente infondati di legittimità costituzionale) hanno sottoscritto l’accordo come male minore e con l’obiettivo di salvare comunque lo stabilimento le cui attività sarebbero state altrimenti dismesse dalla FIAT e delocalizzate altrove (probabilmente al di là delle nostre frontiere). Tale atteggiamento favorevole è stato anche determinato dall’essersi trovate in una posizione svantaggiosa nelle trattative a causa dell’impossibilità di sostenere un atteggiamento dei lavoratori non certo improntato agli obblighi di buona fede e di diligenza nel rapporto di lavoro (vedi i famigerati PRO, ovvero permessi per raccolta di olive o lo spropositato numero di permessi per attività di scrutatore durante l’orario di lavoro.

L’accordo in questione soggetto a referendum fra i lavoratori è stato poi approvato con una maggioranza del 62%, largamente inferiore alle attese.

Si pensava che la storia si fosse così conclusa e che comunque si riuscisse a circoscrivere il caso Pomigliano ed evitare che l’accordo sottoscritto divenisse un precedente per i successivi a livello nazionale.

Sembra che ciò non stia per verificarsi.

La FIAT, preso atto che la stretta maggioranza con la quale era stato approvato il referendum non l’avrebbe garantita da diffuse azioni di rivendicazione da parte della ampia minoranza (1/3 dei lavoratori), con conseguenti disagi sulla continuità della produzione e sul livello di produttività, ha deciso autonomamente una strategia ancora una volta innovativa, se non eclatante.

In primo luogo è stata costituita la Società “Fabbrica Italia Pomigliano” (la quale già nel nome richiama la possibilità di costituire altre aziende omonime modificando solo il nome della località geografica). Tale società, che non parteciperà alla Federmeccanica (confederazione delle industrie meccaniche aderenti alla Confindustria) provvederà a riassumere i dipendenti di Pomigliano della FIAT appositamente dismessi dalla FIAT stessa.

Essendo Fabbrica Italia Pomigliano non aderente alla Federmeccanica, non si applicheranno a tali dipendenti le norme del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, ma solo quelle (meno garantiste) inderogabili delle leggi di Stato e quelle future di un contratto collettivo aziendale che sarà negoziato in posizione di forza da parte aziendale.

E’ prevedibile che il nuovo accordo contenga clausole fortemente limitative dei diritti di lavoratori e un forte ampliamento dei diritti dell’azienda in tema di produttività e di flessibilità, con particolare riferimento allo strumento degli straordinari (magari con un incremento dell’orario di lavoro ordinario) all’utilizzo dei giorni di ferie, alla normativa sulle malattie e indisposizioni, per terminare con le regole su assunzioni, turn over, licenziamenti, mobilità.

Una serie di considerazioni si rendono questo punto necessarie.

In primo luogo ha sicuramente giocato in maniera favorevole alla iniziativa FIAT la assenza pressoché completa di azione della classe politica. Il Governo non procede ormai da mesi alla nomina di un nuovo Ministro dello Sviluppo economico (competente in materia come questa) ed è carente di ogni efficace politica industriale. L’opposizione gioca di rimessa facendo proprie vecchie parole d’ordine sessantottine e continuando a parlare di interventi dello Stato, interventi che presuppongono un aumento della spesa pubblica che, in questo momento di contingenza economica internazionale, non stanno né in cielo né in terra.

E’ inoltre prevedibile che l’esempio della FIAT sarà a breve seguito da una larghissima parte delle aziende italiane e dalla totalità delle aziende multinazionali straniere operanti in Italia. Sarebbe assurdo pensare ad una FIAT le cui aziende “Fabbrica Italia...” potessero in esclusiva godere di una normativa sindacale molto più favorevole di quella vigente nelle altre aziende. E prevedibile che nel breve – medio periodo si perverrà ad una stabilizzazione normativa basata sulla piattaforma concordata per Fabbrica Italia Pomigliano. E’ da rilevare che la Presidente della Confindustria E. Mercegaglia si sta già adoperando per gestire al meglio un futuro che si presenta alquanto turbolento anche per la stessa Confindustria.

C’è ancora da mettere in evidenza che sarebbe assolutamente sbagliato, oltre che razionalmente infondato mettere sul banco degli imputati la FIAT accusandola di muoversi in maniera tracotante senza tener conto della situazione italiana e dei tanti benefici da lei ricevuti in passato da parte dello Stato o, per dirla meglio, dei contribuenti italiani che l’hanno, a vario titolo (Cassa Integrazione, incentivi da rottamazione) aiutata in tempi passati.

La FIAT si sta muovendo in un modo perfettamente conforme alle moderne guidelines industriali in un mondo globale. Per poter reggere la competizione internazionale ha necessità, fra le altre cose, di poter produrre in maniera aderente alle richieste di mercato, con buoni livelli di qualità, a costi bassi. Per fare questo, e reggere pertanto la competitività internazionale, si trovava di fronte due alternativa, o delocalizzare le attività produttive oltre frontiera (Est dell’Europa, Estremo Oriente....) o modificare vigorosamente e radicalmente le modalità normative e produttive in Italia.

Sono state seguite entrambe le opzioni e comunque la seconda ha ancora da dispiegare (dopo Pomigliano) a breve altre conseguenze in situazioni analoghe.

Non si può assolutamente imputare alla FIAT (e alle altre aziende che necessariamente la seguiranno) un comportamento in larghissima parte dettato dalla esigenza di mantenersi competitiva nel marcato globale. Sarebbero state forse auspicabili modalità di condotta e di comunicazione più soffici e diplomatiche, ferma restando la sostanza del contenuto.

Certo il modello di sviluppo economico soggiacente alla visione del mondo industriale globale ha fra i suoi principi fondamentali due che meritano particolare attenzione:

  1. il primato della finanza sull’economia e di quest’ultima sulla politica, e quello conseguente del
  2. primato della remunerazione del capitale (il profitto) sulla componente umana del lavoro.

Sono due principi che come Persona è futuro non possiamo accettare. La nostra, sulla base del pensiero “Personalistico” e della Dottrina Sociale Cristiana deve essere una precisa scelta di campo che restituisca, nel campo economico-finanziario-industriale, il primo posto alla dignità della persona umana.

Non dobbiamo e non possiamo guardare indietro, dobbiamo affrontare le sfide del mondo globale con occhi nuovi.

Come afferma Benedetto XVI nella Caritas in veritate, la crisi economica deve diventare “occasione di discernimento e di nuova progettualità” (par. 21) , occorrerà procedere ad una “riprogettazione globale dello sviluppo” (par. 23). Sarà richiesta una “nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo per correggerne le disfunzioni e le distorsioni” (par. 32), tenendo sempre presente che “il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità, autore, centro e fine di tutta la vita economica e sociale”.

Avanti pertanto con l’ideazione e l’attivazioni di nuovi e più adeguati strumenti contrattuali tendenti a regolamentare i rapporti di lavoro. Andrà bene accettare maggiore flessibilità, forse anche una certa dose di precarietà (se accompagnata da precise e serie modalità di riconversione per i lavoratori, si renderà pure probabilmente necessario acconsentire ad un ampliamento di tipi contrattuali a fronte dell’ampliamento dei modi di lavoro (es: lavoro mobile e lavoro da casa).

L’essenziale è mantenere fermo il primato della dignità della persona umana di fronte a quelle che, pur restando giuste e irrinunciabili, rimangono pur sempre esigenze di secondo ordine, quali la corretta remunerazione del capitale e il conseguimento di un equo profitto.

Dobbiamo conservare quella che il Papa chiama “la decenza” (ovvero la dignità) del lavoro.

Scrive il Papa: “Che cosa significa la parola « decenza » applicata al lavoro? Significa un lavoro che, in ogni società, sia l'espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa” (par. 63).

E’ sicuramente una sfida dura, impegnativa, difficile, una sfida che, essendo di natura globale, esige, non solo uno sforzo a livello nazionale, ma un impegno rivolto a raggiungere un coordinamento internazionale a livello non solo di sindacato, ma anche di Stati e di Unione di Stati (il pensiero corre in primis all’Unione Europea).

Urge e riprendiamo le parole del Papa “la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è stata già tratteggiata dal mio Predecessore, il Beato Giovanni XXIII. Una simile Autorità dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai principi di sussidiarietà e di solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del bene comune, impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità nella verità. Tale Autorità inoltre dovrà essere da tutti riconosciuta, godere di potere effettivo per garantire a ciascuno la sicurezza, l'osservanza della giustizia, il rispetto dei diritti” (par. 67).

sabato 31 luglio 2010

Buona settimana (una buona formula...)

La formula di riposo per agosto: - internet, + lettura (o rilettura di libri) = maggiore capacità di riflessione.
Buona settimana

domenica 18 luglio 2010

....La parte migliore................

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Marta, invece era tutta presa, assorbita, da molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi abbia lasciato sola servire? Dille dunque che mi aiuti.”. Ma Gesù le rispose: “Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le verrà tolta”. (Luca 10,38-42).

“Maria si è scelta la parte migliore, che non le verrà tolta”: che significato può avere una frase così lapidaria se proviamo ad innestarla e viverla nell’attuale periodo storico, nel quale il binomio “Marta-Maria” potrebbe oggi diventare simmetricamente per noi simbolo di “lavoro/affanno/rumore/stress - famiglia/amicizia/amore/silenzio” ?
Perché questa necessità di un’evidente contrapposizione tra due mondi/modi che in realtà dovrebbero armoniosamente coniugarsi per permettere alla persona di vivere e crescere, sviluppando le proprie capacità umane, i propri talenti che lo Spirito ha donato ad ogni essere umano e che la Parola del Signore ci insegna a valorizzare e non a sotterrare?
Eppure, il Vangelo stesso mette in evidenza il fatto che conciliare questo binomio è spesso difficile; e per l’uomo moderno potrebbe addirittura diventare impossibile.
Qui infatti sta il nocciolo del problema: nel timore cioè che non si parli più di “parte migliore o peggiore”, ma che la corretta relazione nei rapporti fra lavoro e famiglia, anche alla luce dei cambiamenti nello svolgimento della attività economica, si modifichi così radicalmente da non preservare e coltivare quella “parte migliore” che il Signore dice che non ci verrà tolta.
Eppure, proprio la Parola del Signore ci parla di “parte” che, in quanto tale, presuppone un’altra parte, un “resto”; il complesso dovrebbe formare l’unità dell’Essere.
E noi, quindi, che contributo possiamo dare alla ricerca di quest’unità ?
Oggi infatti, in un contesto economico globale, la nostra Marta (il mondo lavorativo) viene spinta – non certo solamente per la sua stessa sopravvivenza – a costruire ed alimentare un sistema sostenuto da una concorrenza sempre più globale e aggressiva, con l’obiettivo preminente, se non esclusivo, della massimizzazione del profitto. Il primo risultato di tale obiettivo è l’incremento ossessivo della produttività.
Di qui le caratteristiche di un lavoro che sconvolge il “tempo” - il tempo della vita, del passato, del futuro, del “sempre”, quale dono più prezioso della nostra vita: questo tempo che i greci si chiamavano “krònos”, proprio per distinguerlo da “kairòs”, il tempo fugace, opportuno, conveniente, la circostanza, l’occasione.
Di seguito, schematicamente, ecco le caratteristiche del nostro lavoro odierno, sempre più legato al “tempo-kairòs”, piuttosto che al “tempo-krònos”:
a) è svolto in una maniera sempre più rapida;
b) diventa sempre più complesso a fronte della continua evoluzione tecnologica;
c) richiede una continua flessibilità e disponibilità in termini sia spazio-temporali (viaggi, trasferimenti a tempo), che psicofisici (conversione professionale, mobbing, utilizzo spinto di macchinari/tecnologie)
d) invade più o meno silenziosamente il tempo dedicato al riposo, alla famiglia, alle amicizia, agli interesse personali.
Ormai, sempre più, nelle aziende private (ma il fenomeno comincia a estendersi anche a quelle pubbliche) sono stati violati spazi prima dedicati esclusivamente alla famiglia e ai rapporti personali. Esempi ricorrenti sono:
  1. gli intervalli di mensa, spesso saltati o impiegati in riunioni di lavoro o di formazione professionale (i “training lunch”);
  2. le ore serali (dopo le 19,00) sempre più impiegate per riunioni di lavoro (anche con l’uso di teleconferenze), anche talvolta a causa della diversità di fuso orario;
  3. le ore notturne, nelle quali sempre più spesso si deve svolgere attività lavorativa per il giorno seguente;
  4. i giorni festivi (con particolare riferimento alla domenica) e le ferie, nei quali si lavora lo stesso, magari attraverso l’uso di cellulari o di PC portatili, per rispondere alle pressanti esigenze della odierna attività economica.
Ovviamente il lavoro, nelle ore serali o notturne, nei giorni festivi o durante le ferie, complice spesso la tecnologia , “ruba” sicuramente tempo alla famiglia.
La cultura dominante non aiuta infatti nel trovare la giusta mediazione, portata com’è a ribadire l’importanza di valori come il successo sociale, il potere, la ricchezza materiake; in una parola ad affermare l’”avere”, come contrapposizione ad altri valori quali il rispetto della persona umana, la famiglia, l’amicizia, il donarsi agli altri; quello cioè che nel Vangelo di Luca viene simboleggiato da Maria (in una parola l’ “essere”).
Visto sotto questa luce l’episodio di Marta e Maria è illuminante.
Da una parte Marta è assorbita, tutta presa, affannata dal servizio. Unico suo obiettivo è fare le cose per bene e presto (in termini aziendali si potrebbe parlare di aumentare l’efficienza e la produttività).
Dall’altra parte c’è Maria unicamente presa dall’ascolto di Gesù. Unico suo obiettivo è la creazione e il mantenimento di un sano rapporto interpersonale di amicizia, che Gesù definisce “parte migliore”.
Con queste parole Gesù non intende, occorre dirlo con chiarezza, condannare il lavoro; Lui stesso ha invitato a “trafficare” i propri talenti, ha svolto il Suo lavoro di carpentiere, i Suoi apostoli e discepoli hanno lavorato (scrive S. Paolo: ”chi non lavora neppure mangi”). Nel disegno divino di redenzione l’uomo, attraverso la fatica del lavoro, contribuisce, seppure in una forma particolare, all’opera redentiva di Gesù. La professionalità ci permette di dare ai nostri fratelli il meglio di noi stessi come lavoratori, è un piacere e un obbligo, non una colpa.
Gesù con le parole “Maria ha scelto la parte migliore” condanna il lavoro nella misura in cui il lavoro stesso assorbe la totalità, o quasi, dell’esistenza di una persona, diventando un idolo a cui sottomettere tutte le altre dimensioni.
La “parte migliore”: il primato va - deve andare - al rapporto personale, che si manifesta e si costruisce principalmente nell’ambito familiare, per poi estendersi all’amicizia; ma questo rapporto è chiamato a svilupparsi anche nei rapporti con i colleghi e in tutti gli ambienti che frequentiamo per coltivare i nostri interessi personali.
Anche il Vangelo ci conferma e ci sostiene nel nostro impegno come a costruire una società fondata sul primato della persona e delle relazioni ad essa correlate.

domenica 4 luglio 2010

Buona settimana (solo la Parola ci rende "vincenti")

Siamo letteralmente “ossessionati” (e il termine non è scelto a caso!!) da un bombardamento mediatico che ci spinge al successo materiale, al potere sugli altri, al piacere solo fisico. Siamo “vincenti” nella misura in cui ci adeguiamo a questa ossessione.

L’antidoto può consistere solo in un assillo di uguale spinta, ma contrario, l’assillo della Parola che ci stimola a trovare la perla preziosa (Matteo 13,45-46) o a scoprire il vero tesoro (Matteo 6,19-20), ovvero l’amore di Dio che si riversa nei nostri cuori e che ci sprona all’amore reciproco.

Coraggio, facciamoci assillare dalla Parola, non solo ascoltiamo, ma anche viviamo il Vangelo domenicale.

Vedrete i risultati in termine di felicità e di serenità. E allora saremo veramente “vincenti”!

Siete d’accordo? No?

Buona settimana

martedì 29 giugno 2010

Un accordo terribile, ma necessario

L’accordo firmato per Pomigliano tra Fiat e i Sindacati di categoria della CISL e della UIL presenta sicuramente dei dubbi fondati in tema di legittimità costituzionale.

La normativa dell’accordo infatti attribuisce in ultima istanza all’azienda (seppure dopo un percorso conciliativo) la possibilità di sanzionare i lavoratori al superamento di un numero di giorni di assenze per motivi che non escludono lo sciopero, limitando di fatto un diritto che, secondo la Costituzione (art. 39) può essere limitato solo per legge.

Sicuramente i Sindacati non avrebbero accettato tali condizioni se non di fronte al rischio, invero molto alto, che l’azienda decidesse di dismettere lo stabilimento e di spostare altrove (forse all’estero) la produzione.

In questo senso la posizione della Fiat può essere anche interpretata in un’ ottica assimilabile all’ultimatum e, per chi la vive dalla parte dei lavoratori, ad una sorta di ricatto. E in termini più ideali come un attacco alla dignità della persona dei lavoratori.

Detto questo non si possono peraltro sottacere altri elementi di valutazione.

Lo stabilimento di Pomigliano ha (e speriamo di poter usar quanto prima l’imperfetto “aveva”) dei livelli di produttività molto bassi, incompatibili (diciamolo pure) con le esigenze competitive dell’attuale mondo globale.

La dottrina economica assume che la produttività di una fabbrica dipende da tre fattori essenziali, gli investimenti dell’azienda in termini di macchinario, le infrastrutture e il contesto sociale locale, la produttività dei dipendenti.

Per quanto riguarda il primo aspetto, mi risulta che la Fiat ha fatto quanto possibile per migliorare la qualità dei macchinari impiegati nello stabilimento, pur avendo da superare alcuni problemi legati alle difficoltà opposte dai sindacati che temevano una diminuzione delle persone impiegate a fronte della introduzione di tali nuovi macchinari.

Nulla di nuovo si dice rispetto all’aspetto delle infrastrutture logistiche e comunicative nonché del contributo positivo del contesto sociale se solo si fa un riferimento (anche per accenno) alla camorra imperante nel territorio ed ad una mentalità assistenzialistica piuttosto che industriale. E’ questo il vero cancro, sotto varie forme, di tutto il nostro meridione (salvo poche “isole” felici), cancro che richiederebbe un intervento diretto, determinato e forte delle Istituzioni dello Stato centrale (altro che federalismo per le Regioni del Sud!... ma questo è un discorso che andrebbe affrontato in altra sede).

Chiudiamo questa riflessione sulle cause della insufficienza di produttività facendo riferimento al terzo elemento, quello relativo al livello di assenteismo che tutte le fonti (anche sindacali) considerano di eccezionale gravità.

L’impiego mensile dei 3 giorni di permesso attribuiti dalla legge 104 per far fronte ad eventuale assistenza a parenti invalidi viene considerato come “diritto” a 3 giorni di permesso mensile, il tasso di malattia (certificato da medici compiacenti, anche vessati dal contesto camorristico locale) è molto più elevato che in altre zone del Paese ed è risaputo come molti “malati” siano regolarmente all’opera per la raccolta della propria uva e dei propri pomodori, il livello di scioperi anche bianchi (ovvero senza detrazione dello stipendio) spesso giustificati con motivi pretestuosi (o non giustificati affatto) è incredibilmente alto.

E’ con rammarico da rilevare come ben poco i sindacati abbiano fatto su questo terzo fronte della insufficienza di produttività, restando di fatto al fianco dei lavoratori negligenti anche quando sarebbe stata opportuna una diversa azione.

Non si possono sottolineare le responsabilità della Fiat senza evidenziare anche quelle delle Istituzioni centrali e locali della Repubblica (quasi completamente assenti), dei Sindacati (mossisi in maniera maldestra e forse anche sotto la pressione della cultura sociale assistenzialistica e camorristica), del lavoratori (che vogliono giustamente essere rispettati nella loro dignità di persone ma spesso hanno dimenticato i loro obblighi, anche giuridici, di lavorare in buona fede e con diligenza).

Non si poteva chiedere alla Fiat di continuare a produrre a Pomigliano con un tasso di produttività incompatibile con le esigenze globali. Senza accordo lo stabilimento sarebbe stato chiuso in breve tempo e i lavoratori sarebbero rimasti disoccupati.

Resta da chiarire un grande punto interrogativo. Condividendo il primato etico del rispetto della dignità di ogni persona umana, ci si deve chiedere come sia possibile, nell’attuale contesto economico globale, ribadire tale principio rispetto a quello concorrenziale della massimizzazione del profitto.

A mio parere la battagli è culturale prima che politica. Anche per questo è nato Persona è futuro.

Per restare in Italia, sarà ora necessario evitare che l’accordo di Pomigliano diventi paradigmatico per altri accordi, intervenendo preventivamente ciascuno (azienda, sindacati, Stato) nel rispettivo campo di competenza sugli aspetti relativi alla produttività.

sabato 26 giugno 2010

Non solo sale....

Carissimi,

i credenti “sale della terra” con la loro testimonianza, anzi preferisco il termine più moderno, con il loro stile di vita, devono dare il gusto di Cristo agli ambienti nei quali sono immersi.

Ma non basta il sale, lo stile di vita!!

Devono essere anche “luce del mondo”.

La luce è la Parola che illumina tutte le realtà, che permette agli uomini di vedere lontano, oltre il tornaconto personale a breve termine e le beghe quotidiane, che consente loro di chiedersi quale possa essere il senso dell’esistenza.

Una luce che permea la cultura e si esprime attraverso di essa a tutti gli uomini di buona volontà che osino affrontare la dura ma inevitabile fatica del pensare.

Siamo capaci di insaporire il mondo con il nostro stile di vota e illuminarlo con una cultura frutto della Parola?

Almeno proviamoci!

Commenti?

Buona settimana

domenica 20 giugno 2010

Buona settimana (essere sale...?

“Voi siete il sale della terra” (Luca 5,13), queste parole di Gesù ci fanno riflettere.

Il sale non fa diventare una saliera il cibo al quale di aggiunge, né si sostituisce agli elementi di quel cibo ed ai relativi sapori, ma da il suo specifico sapore al tutto, modificando (e talvolta evidenziando) il gusto precedente.

Così i seguaci di Gesù non si devono angustiare in un frenetico proselitismo (le conversioni non le faremo noi, ma solo Lui) bensì impegnarsi a dare il “sapore” di Gesù, l’amore di Gesù, alla famiglia, alle amicizie, ai colleghi di lavoro, alla società intera.

E deve essere un bel sapore, un sapore che si sente perché il versetto di Luca aggiunge: “ma se il sale perde il sapore con cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.”

Buon insaporimento e buona settimana!!

domenica 13 giugno 2010

Buona settimana (una tragedia nazionale?)

Carissimi, siamo nel pieno di una tragedia nazionale!
Ieri il Corriere della sera ha pubblicato (sul sito internet) la notizia che la percentuale dei non ammessi all'esame di maturità è passata dal 5 al 6% aumentando di ben 1 punto percentuale.
Subito giustamente sono insorti pedagoghi, pediatri, sociologhi, psicologhi "democratici".
Ma come ci permettiamo?si, stiamo finalmente cominciando a far capire ai ragazzi che il diritto alla promozione si merita studiando, come nella vita il diritto al successo si acquista impegnandosi, stiamo finalmente dicendo loro che non basta la furbizia, la spiritosaggine, la baldanza per avere successo nella scuola come nella vita, stiamo finalmente cominciando a svelare loro che certi modelli imperanti (in politica, in televisione, nello sport) non sono necessariamente vincenti (tutt'altro..).
Ora aspettiamoci il primo contrattacco al momento della notizia (che spero non venga mai) di un suicidio a seguito della bocciatura. Ma diciamocelo sinceramente, è più colpevole chi ha inasprito i criteri di valutazione, o chi aveva infuso nei ragazzi la convinzione di possedere un diritto inviolabile ad essere promossi?
Si, capisco, questo è solo un aspetto del problema "emergenza educativa" ce ne sono altri (sostegno ai meno dotati, supporto di mezzi didattici ecc.), ma da qualche parte occorrerà anche iniziare.
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Buona settimana

domenica 30 maggio 2010

Buona settimana (uomini come i pesci rossi?)

Cari amici,

stamattina ho notato nel giardino di una villa un’ampia vasca piena di pesci rossi e ho fatto un pensiero che mi è gradito condividere con voi.

Chissà se quei pesci rossi che nuotavano nella vasca avevano una qualsivoglia anche appena abbozzata comprensione di quella persona che li guardava fuori dell’acqua.

Molto probabilmente (sempre presupponendo che i pesci abbiano un minimo di comprensione dell’esterno) no; per essi l’unico elemento vitale è l’acqua, o vedevano un essere strano immerso in un tipo diverso di acqua o non mi vedevano affatto.

Noi esseri umani siamo in una dimensione (sia spirituale che materiale) diversa da quella dei pesci; esistiamo ma siamo fuori della loro portata intellettiva.

Come siamo superbi allora noi quando vogliamo non solo immaginare e magari anche capire Dio, e quanto stupidi siamo quando ci irritiamo perché non agisce secondo le nostre aspettative!

Noi siamo come i pesci rispetto all’uomo, solo che abbiamo avuto la fortuna di avere un Dio amore che si è rivelato a noi.

Mi viene in mente quel passo della Parola: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie opere non sono le vostre opere”.

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Buona settimana

venerdì 28 maggio 2010

Quale etica?

"L'etica in un mondo di consumatori" di Z. Bauman, libro intrigante, stimolante, ma anche sotto certi aspetti, terrorizzante. Ne suggerisco la lettura.
http://www.ibs.it/code/9788842086925/bauman-zygmunt/etica-mondo-consumatori.html

martedì 25 maggio 2010

Anche la croce soggetta ai sondaggi?

Con un annuncio che ha lasciato sconcertati, il leader dell’UdC Casini ha proposto di cancellare lo scudocrociato dal simbolo del nuovo soggetto politico di centro, il cosiddetto Partito della Nazione che, peraltro, dovrebbe rimanere un partito di ispirazione cristiana (anche se un po’ attenuata....).

Nessun esponente politico che si rispetta avrebbe l’ardire di avanzare una proposta come questa (che veramente appare come una reale soluzione di discontinuità rispetto al passato), senza essere certo che la maggioranza della base del suo partito la approverebbe e che, anzi, questa decisione gli permetterebbe di acquisire simpatie aggiuntive.

Sicuramente Casini è in possesso di sondaggi riservati che sosterrebbero la sua posizione. Ormai, e in questo ha ragione il Presidente della Camera Fini, le scelte politiche si basano sui sondaggi, non sui valori né tantomeno sugli effetti a medio-lungo termine delle scelte medesime.

Eppure ci sarebbe un buon precedente per evitare di decidere anche una questione come questa in base ai sondaggi.

Circa 2000 anni fa un presunto Re dei Giudei fu messo in croce, sulla base di una decisione assembleare e pressoché unanime del popolo di Gerusalemme, in quanto aveva osato dichiararsi Figlio di Dio.

Una volta morto in croce sul Golgota, dopo essere stato soggetto ai lazzi e agli scherni dei più, se si fosse fatto un “sondaggio” sulla possibilità di una continuazione del suo messaggio e della comunità dei suoi seguaci, quante sarebbero state le opinioni favorevoli? Sicuramente poche se non nessuna. Eppure la Fede in quella Persona dura ancora oggi dopo 2000 e più anni e ha dominato (e dominerà) la storia del mondo!

Si può capire la proposta di Casini di dare un “taglio” con ogni collegamento, anche di immagine, con la Democrazia Cristiana, partito che ha governato l’Italia per molta parte dell’ultima metà dello scorso secolo, ma la cui esperienza è forse irripetibile nell’attuale epoca, in presenza di contesti culturali e socio-economici radicalmente diversi. Veramente lo scudocrociato potrebbe andare in pensione ed essere ricordato per i meriti (e alcune ombre) nei confronti della Nazione.

Ma è giusto che la croce come simbolo culturale vada in pensione? Questo è il punto nodale.

Essa oltre ad essere il segno riconoscitivo dei Cristiani, rappresenta di sicuro una valenza significativa per tutti gli uomini di volontà.

Dal gesto di Cristo che sale e muore in Croce, con un atto di donazione, libera, infinita e incommensurabile, per riconciliare l’umanità con Dio e farle la sua pienezza di essenza, discende anche una ben chiara etica ed una condivisibile cultura.

In primo luogo la scelta della croce si configura come una scelta di libertà, libertà da tutti i poteri e i condizionamenti esterni, sempre possibili e esistenti, che cercano di distrarci da ciò che abbiamo scelto come vero, bello e buono.

Ma ancora la croce evidenzia il primato dato al bene di molti (nel caso di Cristo di tutti) rispetto al benessere individuale; è una decisione che può non pagare a breve ma che si rivela vincente per se stessi e per la comunità nel medio-lungo periodo.

La croce si coniuga perfettamente con il senso di responsabilità, con la capacità cioè di tener fede, con coerenza e con tenacia, agli impegni liberamente assunti.

E infine la croce dimostra come il successo, la realizzazione dei propri obiettivi, passa attraverso una fase di fatica, di impegno profondo, di salita controcorrente, chiamata con una parola fuori moda “sacrificio”, una fase transitoria ma necessaria che forgia la persona e la lancia verso la piena realizzazione.

La croce è questo per tutti gli uomini di buona volontà, e forse anche altro..

Ma non è di questa etica, di questa cultura, fondata su libertà, bene comune, responsabilità, sacrificio, ciò di cui l’Italia, e anche l’Europa oggi hanno proprio bisogno?.

Abbiamo di fronte a noi una etica e una cultura che propugnano:

1. la libertà come possibilità di inseguire ad ogni costo il nostro piacere materiale;

2. il benessere (o meglio, il tornaconto) individuale come metro prevalente di giudizio sul nostro comportamento;

3. l’ubbidienza immediata agli stimoli emotivi come strada da seguire indipendentemente dalle conseguenze e dagli effetti delle decisioni emotivamente assunte;

4. la fuga dal sacrificio e la ricerca del guadagno e del successo senza fatica come via per inseguire alcuni modelli umanamente squallidi (veline, tronisti, alcuni uomini di sport...) ma venduti alle nostra parte emotiva come “storie di successo”.

L’etica e la cultura oggi dominante sono frutto di questi elementi e continuano ad essere seguiti, anche se la crisi morale e soprattutto quella economica (figlia della prima) sono devastanti e sotto gli occhi di tutti quello che ancora vogliono pensare e vedere.

E allora lasciamo pure andare in pensione lo storico scudocrociato, ma teniamoci ben stretta l’immagine della croce, magari come parte di un simbolo più ampio e dal molteplice significato. La cultura, l’etica e il modo di far politica, sottesi alla croce, possono essere ora perdenti, ma sicuramente non lo saranno nel medio-lungo periodo.

sabato 22 maggio 2010

Un aiuto per leggere la Caritas in veritate

L’enciclica Caritas in veritate è un documento da leggere, un testo di indubbio spessore e che aiuta meglio a comprendere i problemi che, nell’epoca attuale, deve affrontare l’umanità.

Al fine di aiutare gli amici a leggera, ho pubblicato sulla home page del sito di Persona è futuro (http://www.personaefuturo.it), uno schema predisposto dal caro amico diacono Giuseppe Colona, che viene da lui efficacemente utilizzato per la diffusione dell’enciclica in diversi ambienti.

Buona lettura e buona settimana!

domenica 16 maggio 2010

Mondo di oggi e di domani

Quando si superano i 50 anni, si tende ad avvertire una certa distanza verso i modi di vedere e di vivere, gli schemi mentali di riferimento, la maniera di comunicare dei giovani. Al superamento del 60 anni tale distanza può diventare separazione e persino condanna.

E allora si deve intervenire!!

Consapevoli che il mondo di domani non potrà essere uguale a quello di ieri ma neppure a quello di oggi, occorre fare una opera profonda (e, credetemi dolorosa) di discernimento e di purificazione della propria mentalità, saper abbandonare (ed è dura) valori ai quali eravamo molto affezionati ma che si rilevano secondari, relativi e transeunti, e concentrarsi su quelli, pochi, che sono frutto di una maturazione sociale condivisa verso una società a misura di uomo.

Fra gli altri, ad esempio, penso al rispetto di ogni persona umana, al senso della fraternità universale, all’impegno per il bene comune.

E ancora occorre avere tanta fiducia, nei giovani che vivranno il mondo di domani, e in Gesù Cristo che è sempre, seppure in maniera spesso nascosta e inaccessibile, il nostro Signore e il Signore della storia.

Commenti?, ne parliamo su questo blog

Buona settimana