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venerdì 30 ottobre 2020

Persone e popolo (nuova definizione di "popolarismo"?)

 


Personalismo di popolo?

 

Al paragrafo 41 dell’enciclica Fratelli tutti si legge questo brano:
“ (omissis) ,,,è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri,”
La sua lettura può forse dare lo spunto per una interpretazione innovativa del personalismo che permetta di puntare l’attenzione non più sulla nozione di persona, quanto piuttosto di popolo.

Volendo semplificare al massimo il personalismo è quella componente di pensiero (avente tra i suoi principali esponenti i francesi Mounier, Maritain, Ricoeur, il tedesco Guardini e gli italiani La Pira e Sturzo), che ha il suo fondamento in una precisa concezione antropologica della persona umana quale essere che si realizza nella misura in cui si apre:

1.     a se stesso;

2.     al prossimo che lo circonda;

3.     alla natura delle quale anche lui è parte;

4.     al trascendente (che per i credenti assume il nome di Dio, per i non credenti di Mistero, di Scienza ecc.)

La prima dimensione (che possiamo definire della profondità) riguarda la conoscenza di se stesso (la massima socratica “conosci te stesso”), dei propri limiti, delle proprie capacità, dei propri sogni e desideri.

La seconda dimensione (che possiamo definire della orizzontalità) riguarda il nostro rapporto con gli altri, da considerare soggetti con i quali interloquire e la cui diversità è un arricchimento per noi, mai come oggetti da manipolare o dati immodificabili da studiare.

La terza dimensione (che possiamo definire della immensità), riguarda il nostro rapporto con la natura che ci circonda e della quale, contemporaneamente siamo parti, con un atteggiamento di custodia e insieme di ascolto dei messaggi insiti in essa.

La quarta dimensione (che possiamo definire della verticalità) riguarda il nostro rapporto con il trascendente che i credenti identificano con il loro Dio, i non credenti con il mistero, l’invisibile, l’inspiegabile e si esprime nelle domande che ci poniamo sul senso della vita, sulla nostra origine, sul nostro destino.

Queste quattro dimensioni sussistono anche nella nozione di popolo di modo tale che si possa ipotizzare la possibilità di un personalismo di popolo?

In effetti forse è proprio possibile parlare di popolo solo quando un insieme di persone è caratterizzato  dalla esistenza contemporanea di queste quattro dimensioni.

La prima di esse (la profondità) si esprime nella capacità di un popolo di prendere coscienza della propria storia, delle proprie tradizioni, della varietà di culture dalle quali è attraversato, delle proprie realtà economiche e sociali, in una sola parola della propria identità.

La seconda (l’ orizzontalità) si esprime, da una parte, nella capacità di dialogo fra le persone che lo compongono, dall’altra nella stessa capacità rivolta ai popoli che lo circondano e, in un mondo globale a tutti i popoli della terra. Si tratta di una apertura al dialogo, al confronto senza pregiudizi e schemi precostituiti, che possa, su tali basi, essere di arricchimento reciproco per tutte le parti che dialogano fra loro.

La terza dimensione (la immensità) si può declinare nell’attaccamento, che diventa anche rispetto e in qualche misura culto, al proprio territorio, alle caratteristiche naturali dello stesso, al sano utilizzo delle risorse fisiche e della natura per poter vivere una esistenza a misura di uomo  lasciando integro e pienamente vivibile il territorio alla future generazioni. (vedi anche nota in fondo al testo).

La quarta dimensione (la verticalità) riguarda il modo con il quale questo popolo, che vive su un preciso territorio, che è consapevole della propria storia, delle proprie tradizioni, culture, realtà socio economiche, insomma della propria identità, è capace di proiettarsi in un progetto di crescita e di sviluppo ovvero, lasciatemelo esprimere così, “sognare” e progettare come comunità il proprio futuro.

Sulla base di queste quattro dimensioni è possibile pertanto delineare una definizione di popolo come “un insieme di persone, unito da una forte identità storica-culturale-socioeconomica, in dialogo fecondo con gli altri popoli, incardinato in un preciso contesto territoriale - ambientale pienamente rispettato, proiettato verso un futuro condiviso”.

Si tratta sicuramente di una definizione che potremmo identificare come ulteriore espressione del pensiero personalistico, adattato anche ad un “personalismo di popolo”, ma potrebbe essere anche una definizione alternativa di quello che, in scienza politica, viene chiamato “popolarismo”.


Nota:  Nel caso dei popoli nomadi, si potrebbe pensare che la dimensione del territorio non esista. Forse invece di tratta di ipotizzare l’idea di un “territorio mobile” che viene identificato con il territorio sul quale, di volta in volta si stabiliscono.