Pagine

martedì 29 giugno 2010

Un accordo terribile, ma necessario

L’accordo firmato per Pomigliano tra Fiat e i Sindacati di categoria della CISL e della UIL presenta sicuramente dei dubbi fondati in tema di legittimità costituzionale.

La normativa dell’accordo infatti attribuisce in ultima istanza all’azienda (seppure dopo un percorso conciliativo) la possibilità di sanzionare i lavoratori al superamento di un numero di giorni di assenze per motivi che non escludono lo sciopero, limitando di fatto un diritto che, secondo la Costituzione (art. 39) può essere limitato solo per legge.

Sicuramente i Sindacati non avrebbero accettato tali condizioni se non di fronte al rischio, invero molto alto, che l’azienda decidesse di dismettere lo stabilimento e di spostare altrove (forse all’estero) la produzione.

In questo senso la posizione della Fiat può essere anche interpretata in un’ ottica assimilabile all’ultimatum e, per chi la vive dalla parte dei lavoratori, ad una sorta di ricatto. E in termini più ideali come un attacco alla dignità della persona dei lavoratori.

Detto questo non si possono peraltro sottacere altri elementi di valutazione.

Lo stabilimento di Pomigliano ha (e speriamo di poter usar quanto prima l’imperfetto “aveva”) dei livelli di produttività molto bassi, incompatibili (diciamolo pure) con le esigenze competitive dell’attuale mondo globale.

La dottrina economica assume che la produttività di una fabbrica dipende da tre fattori essenziali, gli investimenti dell’azienda in termini di macchinario, le infrastrutture e il contesto sociale locale, la produttività dei dipendenti.

Per quanto riguarda il primo aspetto, mi risulta che la Fiat ha fatto quanto possibile per migliorare la qualità dei macchinari impiegati nello stabilimento, pur avendo da superare alcuni problemi legati alle difficoltà opposte dai sindacati che temevano una diminuzione delle persone impiegate a fronte della introduzione di tali nuovi macchinari.

Nulla di nuovo si dice rispetto all’aspetto delle infrastrutture logistiche e comunicative nonché del contributo positivo del contesto sociale se solo si fa un riferimento (anche per accenno) alla camorra imperante nel territorio ed ad una mentalità assistenzialistica piuttosto che industriale. E’ questo il vero cancro, sotto varie forme, di tutto il nostro meridione (salvo poche “isole” felici), cancro che richiederebbe un intervento diretto, determinato e forte delle Istituzioni dello Stato centrale (altro che federalismo per le Regioni del Sud!... ma questo è un discorso che andrebbe affrontato in altra sede).

Chiudiamo questa riflessione sulle cause della insufficienza di produttività facendo riferimento al terzo elemento, quello relativo al livello di assenteismo che tutte le fonti (anche sindacali) considerano di eccezionale gravità.

L’impiego mensile dei 3 giorni di permesso attribuiti dalla legge 104 per far fronte ad eventuale assistenza a parenti invalidi viene considerato come “diritto” a 3 giorni di permesso mensile, il tasso di malattia (certificato da medici compiacenti, anche vessati dal contesto camorristico locale) è molto più elevato che in altre zone del Paese ed è risaputo come molti “malati” siano regolarmente all’opera per la raccolta della propria uva e dei propri pomodori, il livello di scioperi anche bianchi (ovvero senza detrazione dello stipendio) spesso giustificati con motivi pretestuosi (o non giustificati affatto) è incredibilmente alto.

E’ con rammarico da rilevare come ben poco i sindacati abbiano fatto su questo terzo fronte della insufficienza di produttività, restando di fatto al fianco dei lavoratori negligenti anche quando sarebbe stata opportuna una diversa azione.

Non si possono sottolineare le responsabilità della Fiat senza evidenziare anche quelle delle Istituzioni centrali e locali della Repubblica (quasi completamente assenti), dei Sindacati (mossisi in maniera maldestra e forse anche sotto la pressione della cultura sociale assistenzialistica e camorristica), del lavoratori (che vogliono giustamente essere rispettati nella loro dignità di persone ma spesso hanno dimenticato i loro obblighi, anche giuridici, di lavorare in buona fede e con diligenza).

Non si poteva chiedere alla Fiat di continuare a produrre a Pomigliano con un tasso di produttività incompatibile con le esigenze globali. Senza accordo lo stabilimento sarebbe stato chiuso in breve tempo e i lavoratori sarebbero rimasti disoccupati.

Resta da chiarire un grande punto interrogativo. Condividendo il primato etico del rispetto della dignità di ogni persona umana, ci si deve chiedere come sia possibile, nell’attuale contesto economico globale, ribadire tale principio rispetto a quello concorrenziale della massimizzazione del profitto.

A mio parere la battagli è culturale prima che politica. Anche per questo è nato Persona è futuro.

Per restare in Italia, sarà ora necessario evitare che l’accordo di Pomigliano diventi paradigmatico per altri accordi, intervenendo preventivamente ciascuno (azienda, sindacati, Stato) nel rispettivo campo di competenza sugli aspetti relativi alla produttività.

sabato 26 giugno 2010

Non solo sale....

Carissimi,

i credenti “sale della terra” con la loro testimonianza, anzi preferisco il termine più moderno, con il loro stile di vita, devono dare il gusto di Cristo agli ambienti nei quali sono immersi.

Ma non basta il sale, lo stile di vita!!

Devono essere anche “luce del mondo”.

La luce è la Parola che illumina tutte le realtà, che permette agli uomini di vedere lontano, oltre il tornaconto personale a breve termine e le beghe quotidiane, che consente loro di chiedersi quale possa essere il senso dell’esistenza.

Una luce che permea la cultura e si esprime attraverso di essa a tutti gli uomini di buona volontà che osino affrontare la dura ma inevitabile fatica del pensare.

Siamo capaci di insaporire il mondo con il nostro stile di vota e illuminarlo con una cultura frutto della Parola?

Almeno proviamoci!

Commenti?

Buona settimana

domenica 20 giugno 2010

Buona settimana (essere sale...?

“Voi siete il sale della terra” (Luca 5,13), queste parole di Gesù ci fanno riflettere.

Il sale non fa diventare una saliera il cibo al quale di aggiunge, né si sostituisce agli elementi di quel cibo ed ai relativi sapori, ma da il suo specifico sapore al tutto, modificando (e talvolta evidenziando) il gusto precedente.

Così i seguaci di Gesù non si devono angustiare in un frenetico proselitismo (le conversioni non le faremo noi, ma solo Lui) bensì impegnarsi a dare il “sapore” di Gesù, l’amore di Gesù, alla famiglia, alle amicizie, ai colleghi di lavoro, alla società intera.

E deve essere un bel sapore, un sapore che si sente perché il versetto di Luca aggiunge: “ma se il sale perde il sapore con cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.”

Buon insaporimento e buona settimana!!

domenica 13 giugno 2010

Buona settimana (una tragedia nazionale?)

Carissimi, siamo nel pieno di una tragedia nazionale!
Ieri il Corriere della sera ha pubblicato (sul sito internet) la notizia che la percentuale dei non ammessi all'esame di maturità è passata dal 5 al 6% aumentando di ben 1 punto percentuale.
Subito giustamente sono insorti pedagoghi, pediatri, sociologhi, psicologhi "democratici".
Ma come ci permettiamo?si, stiamo finalmente cominciando a far capire ai ragazzi che il diritto alla promozione si merita studiando, come nella vita il diritto al successo si acquista impegnandosi, stiamo finalmente dicendo loro che non basta la furbizia, la spiritosaggine, la baldanza per avere successo nella scuola come nella vita, stiamo finalmente cominciando a svelare loro che certi modelli imperanti (in politica, in televisione, nello sport) non sono necessariamente vincenti (tutt'altro..).
Ora aspettiamoci il primo contrattacco al momento della notizia (che spero non venga mai) di un suicidio a seguito della bocciatura. Ma diciamocelo sinceramente, è più colpevole chi ha inasprito i criteri di valutazione, o chi aveva infuso nei ragazzi la convinzione di possedere un diritto inviolabile ad essere promossi?
Si, capisco, questo è solo un aspetto del problema "emergenza educativa" ce ne sono altri (sostegno ai meno dotati, supporto di mezzi didattici ecc.), ma da qualche parte occorrerà anche iniziare.
Commenti?
Buona settimana