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domenica 28 dicembre 2008

Buona settimana (cambiare non gli occhiali, ma gli occhi....)

Carissimi, ci stiamo sempre più accorgendo che le sfide che l’umanità ha davanti nei prossimi decenni sono impressionanti e soprattutto nuove.
I progressi della scienza stanno per giungere e superare a confini che un tempo sembravano inarrivabili sia nel campo della vita sia in quelli spaziali.
I progressi delle comunicazioni, dei trasporti, delle relazioni personali e internazionali globali ci immettono sempre più vicino a noi in un mondo multiculturale in cui dovremo convivere con persone completamente diverse da noi.
Non servirà più soltanto rinnovare i nostri punti di riferimento culturale, i nostri schemi mentali, le strutture politiche, occorrerà procedere ad un profondo cambiamento di noi stessi.
Invece di cambiare gli occhiali e comprarne di nuovi, occorrerà cambiare gli occhi...
Lo facciamo insieme?

Buona settimana e.. buon anno

giovedì 25 dicembre 2008

Interesse e bene comune

Oggi il Papa Benedetto XVI, nel corso del suo messaggio natalizia, ha detto una frase che mi ha molto colpito e che non vorrei si perdesse in quanto difficilmente sarà riportata dai giornali di domani; è troppo contro la cultura corrente.
La frase è "se si pensa solo all'interesse personale, il mondo non può che andare in rovina". 
Raramente Papa Ratzinger è così incisivo.
Ci vogliamo riflettere un pò?
Ciao a tutti e ancora auguri.  
  

domenica 21 dicembre 2008

Buon S. Natale (ricominciamo sempre.....

E’ la settimana di Natale.

Gesù non si stanca di veder ogni anno commemorata la sua nascita con tanti bei proponimenti di cambiare la nostra vita e di promuovere il bene con tutte le nostre forze. E ogni anno falliamo...

Però Gesù, se così si può dire, ricomincia ogni Natale (e ogni giorno!) a rinascere in noi.

Facciamoci reciprocamente l’augurio di ricominciare anche noi a rinascere con un cuore non spinto da uno sterile individualismo ma aperto all’amor proprio e degli altri.

E’ sempre attuale il monito di Hemingway: “Non domandarti per chi suona la campana suona per te”.

Ricominciamo e..... tanti auguri!!

 Sarei lieto di leggere sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com i vostri più belli ed originali auguri.

venerdì 19 dicembre 2008

Monticone e Pezzotta su Fini e leggi razziali

Commento del Prof. Alberto Monticone

''Il Presidente Fini ha dimenticato che l'Italia del '38 viveva da molti anni sotto il bombardamento della propaganda del regime. La liberta' di pensiero era soppressa. Additare genericamente una Chiesa silente e' contrario alla verita': i cattolici conoscevano, nonostante la censura, quale fosse la posizione di Papa Pio XI nei confronti del nazismo, regime dal deciso carattere antisemita. Personalmente, consiglierei a tutti, anche a sinistra ,di rileggere di Zangrandi 'il lungo viaggio attraverso il fascismo''. Lo afferma in una dichiarazione lo storico cattolico Alberto Monticone, presidente di Italia popolare, a proposito delle polemiche aperte dall'intervento del presidente della Camera.

''L'intervento del Presidente Fini in merito alle leggi razziali in Italia, che appare non imparziale quanto al ruolo della Chiesa in quei giorni tristissimi della storia del Paese - prosegue -, ha un pregio. Per certo involontario! Quello di richiamare le nostre coscienze al dovere di denunciare la caduta dei valori di democrazia costituzionale nell'Italia odierna. Non vorremmo mai che fra qualche anno qualcuno ci accusasse di aver condiviso l'involuzione cesarista in atto nelle istituzioni e nei partiti''.

''Un punto vorrei segnalare per iniziare: il Presidente della Camera, in linea di principio, dichiara la volonta' assembleare e nient'altro. Credo doveroso - conclude Monticone - rilanciare la riflessione e l'azione d'impegno politico di rinnovamento originario della politica italiana, in discontinuita' con le correnti azioni di partito, esitanti nella difesa della Costituzione e quindi delle liberta' democratiche. Credo anche doveroso rafforzare e accelerare un impegno organizzato dei cattolici.


Commento dell'ON. Savino Pezzotta.

Cari amici, ci sono cose che non bisogna lasciare passare nel silenzio o , in virtù del politicamente corretto o conveniente , fare finta di non avere udito. Finita la stagione della contrapposizione ideologia non deve però terminare quella della memoria storica e del riferimento alle idealità.

Il presidente della Camera Gianfranco Fin, nella commemorazione dell’anniversario della promulgazione delle leggi razziali, - iniziativa giusta e meritevole- nel suo discorso ha fatto un passaggio inaccettabile facendo trasparire  l’idea di una Chiesa e di un popolo italiano acquiescente e muti di fronte alla legislazione antisemita.

La verità e la memoria storica ci dicono ben altre cose. Pio XI  intervenne  subito dopo la pubblicazione del “Manifesto della razza” per tre volte, al punto che il governo fascista (che non amava le opposizioni, come insegnano i casi di Matteotti, di Don Minzoni  e di altri antifascisti)  intrappolò la  stampa cattolica proibendo per decreto che prendesse posizioni contrarie.

Dopo la promulgazione delle leggi razziali, il Vaticano fece il possibile, con trattative tesissime, per mitigarne - invano - gli effetti. Come ha ricordato padre Sale, Pio XI fu l’unica autorità pubblica a intervenire contro la discriminazione degli ebrei, Fini ha fretta di chiudere certe pagine di storia, ma nel coinvolgere sentire la Chiesa e la società italiana sembra quasi attenuare le responsabilità di una dittatura che certo non permetteva dissensi . Sentire certe affermazioni da un esponente politico che ha militato in un partito che per anni ha fatto riferimento a radici innestate nel Ventennio e alla Rsi, lascia molto perplessi.  Le leggi razziali non le hanno promulgate la Chiesa o la società italiana, ma il governo Fascista con la Firma del Re . . Il presidente della Camera, vista la sua figura istituzionale, doveva essere più prudente e attento alla verità della storia.  


martedì 16 dicembre 2008

Un libro stimolante...

Ciao a tutti.
Ho appena finito di leggere il libro del Cardinal C. M. Martini "Conversazioni notturne a Gerusalemme".
Lo consiglio a tutti coloro che non vogliono restare attaccati all'esistente e che sognano una Chiesa sempre giovane e coraggiosa, una Chiesa alfiere e non solo baluardo.
Alcune delle considerazioni di Martini potranno apparire (e forse lo saranno anche) provocatorie e non condivisibili, ma tutte stimolano i lettori a degli approfondimenti che saranno sicuramente vantaggiosi per la loro crescita spirituale.

Non consigliabile per chi pensa che la morale cristiana consista in una serie di regole.... potrebbe uscirne scandalizzato

Buona lettura

giovedì 11 dicembre 2008

Un strano cellulare...

Puoi immaginare cosa succederebbe se noi trattassimo la Bibbia nel modo in cui trattiamo il nostro telefonino cellulare?
... se noi trasportassimo la Bibbia nella nostra 24 ore, nella borsetta, appesa alla cintura, o nel taschino della nostra giacca?
... se le dessimo un colpo d'occhio molte volte nella nostra giornata?
... se tornassimo sui nostri passi per cercarla, dopo averla dimenticata a casa o in ufficio?... se l'utilizzassimo per mandare dei messaggi ai nostri amici?
... se la trattassimo come se non potessimo vivere senza di lei?
... se la regalassimo ai nostri figli, per essere sempre in contatto con loro?
... se la portassimo con noi in viaggio, nel caso in cui avessimo bisogno di aiuto?
... se la aprissimo immediatamente in caso di pericolo?
Contrariamente al cellulare, la Bibbia ha sempre 'campo'. Possiamo connetterci ed essere in contatto con Dio, in qualsiasi luogo (persino in alta montagna, o in mare aperto).Non dobbiamo preoccuparci della mancanza di credito, perché *Gesù ha già pagato per sempre la ricarica*, e i crediti sono illimitati.Ancora meglio: la comunicazione non viene mai interrotta, e la batteria è caricata per tutta una vita.

venerdì 5 dicembre 2008

Buona settimana (gli italiani si preparano alla crisi...)

L'ultimo rapporto Censis, appena uscito, evidenzia che gli italiani, nell'ordine di importanza e di priorità dei loro acquisti, subito dopo la salute mettono i telefoni cellulari (addirittura prima delle spese per gli alimenti).
Se questo è vero (e non ne dubito perché i ricercatori del Censis sono persone serie) dovremmo dedurne che gli italiani non hanno capito cosa li aspetta nei prossimi mesi.
Per fortuna (e sì, sono provocatorio, proprio per fortuna) la diminuzione del potere di acquisto, causata dalla crisi, ci imporrà un salutare riacquisto della nostra libertà (di fronte ai messaggi pubblicitari) e a indirizzare i nostri acquisti verso i beni necessari, oltre che a un recupero del valore delle relazioni personale (famiglia, amicizia ....) che, oltre tutto, hanno il vantaggio di rendere più felici e di essere gratuiti.

mercoledì 3 dicembre 2008

La Chiesa ha sbagliato a non firmare il documento ONU sugli omosessuali?

Di seguito una interessante lettura dal Foglio di oggi.

Vaticano allineato alle teocrazie fondamentaliste nel voler mantenere il reato di omosessualità, Vaticano persecutore di gay, Vaticano che non si oppone alla pena di morte e alle torture che ai gay sono riservate in molti stati: sono più che grottesche le interpretazioni di alcune frasi pronunciate da monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, colpevole di aver criticato, nel corso di un’intervista, la dichiarazione per la “depenalizzazione universale dell’omosessualità” che la Francia, a nome dell’Unione europea, ha intenzione di presentare all’Onu, in occasione del sessantenale della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. “Il Papa: essere gay resti illegale”, titolava ieri il Manifesto. Almeno non virgolettava, come l’Unità: “L’omosessualità non può essere depenalizzata nel mondo”, e non si capisce se la dichiarazione testuale (inventata) sia attribuita a Migliore o direttamente al Pontefice.
Tirato comunque in ballo dal radicale Sergio Rovasio, che accusa il Vaticano di doppiezza e omofobia. Oggi il Vaticano si oppone alla depenalizzazione dell’omosessualità, sostiene Rovasio, mentre nel 1986, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger scriveva nella lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali: “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni”.
Che cosa è successo? E’ successo che la dichiarazione “per la depenalizzazione universale dell’omosessualità” comprende tredici punti, uno dei quali è la condanna delle esecuzioni e delle torture, assieme a molto altro. C’è, tradotta nel solito gergo delle burocrazie internazionali euro-onusiane, la presa di posizione contro la “discriminazione, l’esclusione, la stigmatizzazione e il pregiudizio” antiomosessuale. Che ciascuno, teme il Vaticano, potrà tradurre come vorrà. In Iran, dove i gay vengono impiccati, nessuno farà una piega. Ma in Svezia, in nome di un’analoga risoluzione approvata in Europa, un sacerdote è stato rinviato a giudizio dopo un’omelia critica nei confronti dell’omosessualità. La dichiarazione che arriverà all’Onu (voluta dal ministro francese dei diritti umani, Rama Yade, e firmata finora da una cinquantina di nazioni, tra cui le ventisette europee) non inciderà dove l’omosessualità è perseguita, mentre i veri destinatari del documento diventeranno i paesi dove atti persecutori potranno essere considerati, di volta in volta, l’ostacolo alle adozioni o il mancato riconoscimento delle nozze per le coppie gay.
Ma se nella dichiarazione ci fosse stata la semplice condanna delle persecuzioni contro i gay e il rifiuto del reato di omosessualità ovunque sia previsto, il Vaticano l’avrebbe osteggiata? Al Foglio, padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, risponde che “quella condanna e quel rifiuto discendono dalla stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e naturalmente il Vaticano li condivide. Proprio per questo non era necessario un documento concepito come una somma di temi diversi che si possono prestare ad ambiguità”. Padre Lombardi constata “un equivoco all’origine di tutta la vicenda, un cortocircuito. Le obiezioni di monsignor Migliore, espresse su un testo che dice molte cose e si presta a usi discutibili, sono state tendenziosamente attribuite a quella parte, del tutto condivisibile, nella quale si afferma la condanna di violenze e ingiustizie per motivi di discriminazione sessuale. Ma quando si dice che tutti gli orientamenti sessuali devono essere considerati esattamente sullo stesso piano, è un’altra cosa”. Padre Lombardi è però convinto che “quando questo polverone mediatico si depositerà, apparirà palese la pretestuosità di certe interpretazioni. Aspettiamo che la dichiarazione arrivi all’Onu. In quell’occasione ci sarà l’opportunità di spiegare meglio la posizione vaticana”.
Forse padre Lombardi è troppo ottimista, vista la lunga storia di incomprensioni e attriti tra Vaticano e Palazzo di Vetro. L’ultimo capitolo è di ieri. La Santa Sede ha ribadito la decisione di non firmare la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, entrata in vigore l’8 maggio scorso, perché non si esprime contro l’aborto selettivo. E’ “tragico – sostiene il Vaticano – che una imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto”, come riconosce una Convenzione (comunque definita un “passo importante sulla via delle pari opportunità per i 650 milioni di disabili del mondo”) il cui obiettivo è “proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni riguardo all’esercizio dei loro diritti”. E’ l’unico punto di dissenso su un testo al quale la Santa Sede ha contribuito attivamente nel corso di cinque anni di lavori. Ma sufficiente a impedire la ratifica vaticana.
di Nicoletta Tiliacos

martedì 2 dicembre 2008

Stiamo già finanziando la prossima crisi?

Domenica mattina, parlando con un caro amico di diverse questioni, lui mi ha citato una frase di Einstein di cui riporto il senso: "Non si possono risolvere problemi utilizzando gli stessi pensieri che hanno dato origine ai problemi".
Questa frase ha provocato in me la seguente riflessione.
Secondo il parere degli economisti più liberi dai "poteri forti" nazionali e internazionali, l'attuale crisi finanziaria ha avuto origine principalmente da un modello culturale basato sulla massimizzazione del profitto individuale a scapito del bene comune, su una visione dei problemi e delle soluzioni basata solo sul breve termine, sullo stimolo a dare la priorirà al consumo incessante di beni individuali ed effimeri piuttosto che di beni necessari e "solidi" (istruzione, relazioni ecc..), più utili in una visione a medio-lungo termine.
Se questi sono i motivi della crisi, non si può pensare di risolverla con gli strumenti finora ideati nei vari G8, G20 ecc., ossia con sostegno alle banche, soldi alle famiglia, difesa ad oltranza di tutti gli investitori finanziari (compresi quelli che, con comportamenti scorretti, hanno dato origine alla crisi).
Se la liquidità che sarà immessa nel sistema verrà usata dalle imprese e dalle famiglie rispettivamente per produrre e consumare i soliti beni da "consumismo", forse si riuscirà a sollevare il mondo dalla attuale crisi, ma staremo già finanziando quella prossima ventura.
Mi domando e vi domando se il problema sia proprio nel voler usare, come diceva Einstein gli stessi pensieri che hanno dato origine alla crisi, senza cogliere la necessità di cambiare patametri di riferimento.
Certo che i vari Bush, Berlusconi e gli altri del G20 non possono fare altro che ideare provvedimenti che non entrino in conflitto con i loro interessi di imprenditori (petrolio, media ecc.).... ma bisogna andare oltre!
Forse occorrerebbe cambiare proprio la prospettiva e riflettere sulla possibilità di dare spazio a meccanismi di sviluppo divesi da quelli finora ideati ed attuati, che ci hanno portato a crisi continue di cui alcune profonde a distanza ravvicinata.
Perché non pensare a meccanismi che favoriscano uno sviluppo ecosostenibile, rivolto a stimolare il consumo prioritariamente dei beni solidi e necessari (con un'ottica planetaria), e solo dopo di quelli effimeri, privilegiando una cultura della pubblicità che stimoli un consumo libero sì ma anche responsabile verso se stessi e verso la società?
Certo che questa impostazione presuppone la visione dell'uomo non con come individuo solo materiale ed "oeconomicus" ma come persona che si realizza moralmente e materialmente entrando in una relazione costruttiva con la comunità che gli sta intorno (e che, di questi tempi arriva ad essere una comunità globale).
Che ne pensate? Quelli appena descritti sono solo "titoli" di un discorso che andrebbe approfondito.
Cari saluti