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sabato 12 novembre 2016

Perché Mattarella dovrà sciogliere le Camere...

Gianroberto Casaleggio aveva tratteggiato la strategia politica del M5S sull'ipotesi che nel 2017 ci sarebbero state le elezioni anticipate.
Poiché ho sempre pensato che Casaleggio fosse un tipo pericoloso per la democrazia ma non un matto irrazionale, ho cercato di comprendere i motivi di questa sua ipotesi e alla fine li ho compresi.
Tutto si ricollega a due eventi, il referendum sulla riforma istituzionale e l'implementazione del nuovo sistema elettorale.
Se il referendum sarà vinto dai SI alla riforma, ci troveremo di fronte ad un assetto istituzionale completamente diverso da quello vigente nel momento in cui l'attuale Parlamento fu eletto (basta pensare all'abolizione del bicameralismo perfetto, al ribilanciamento delle competenze fra Stato centrale e Regione e alla introduzione del referendum propositivo come ulteriore strumento di democrazia diretta).
Si aggiunge che avrebbe piena attuazione anche il sistema elettorale dell'Italicum (nella forma attuale o, più probabilmente, in quella successivamente modificata) e che pertanto l'attuale Parlamento risulterebbe eletto con un sistema elettorale completamente differente da quello vigente.
Mattarella, se vuole essere fedele ad una interpretazione corretta del suo ruolo, non potrebbe non sciogliere un Parlamento eletto in un contesto istituzionale profondamente modificato e con una legge elettorale completamente diversa. E' un classico caso di scioglimento anticipato che si legge nei manuali di Diritto Costituzionale.
Ma anche nel caso di vittoria del NO probabilmente l'esito non sarebbe diverso.
C'è il precedente del gennaio 1994 quando il Presidente Scalfaro sciolse le Camere perché, a seguito dei referendum elettorali del 1993, si era nella classica situazione di un Parlamento delegittimato in quanto eletto con un sistema elettorale diverso da quello vigente.
Va anche aggiunto che difficilmente Mattarella potrebbe, da un punto di vista politico e non più istituzionale, reggere la pressione di una esplicita richiesta delle opposizioni sulla base della circostanza che la maggioranza governativa, battuta al referendum, non rappresenterebbe più la maggioranza del Paese.
Mattarella potrebbe peraltro opporsi sia per la necessità di tempo per approvare un sistema elettorale nuovo per Senato (non troppo difforme da quello in essere per la Camera) sia perché, in fondo, la scadenza naturale delle elezioni politiche sarebbe comunque vicina, nel 2018.
Si può concludere, dando ragione a Casaleggio che, nel caso di vittoria del SI lo scioglimento sarebbe pressoché automatico, nel caso di vittoria del NO altamente probabile.

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