Appunti per un Centro dinamico.
Un soggetto politico di Centro non può caratterizzarsi , come spesso avviene, solo in negativo per le sue diversità e la contrapposizione rispetto alla Sinistra e Destra, bensì possedere e sviluppare un progetto culturale e programmatico ben delineato e individuare una realtà sociale al quale indirizzarlo.
L’antropologia di riferimento sulla quale fondare il progetto culturale potrebbe basarsi sul personalismo comunitario, che si fonda sulla visione dell’essere umano considerato come una persona, cioè come un “universo” (come lo chiama Emmanuel Mounier, uno dei padri del personalismo) unico ed irripetibile in grado di realizzare se stesso e perfezionare la propria umanità nella misura i cui si apre a e interagisce con gli altri, non avendo in mente solo il suo benessere individuale ma subordinandolo al bene comune.
Il personalismo meriterebbe ben più ampia e complessa definizione, ma ritengo che questa sia comunque in grado di farne percepire le caratteristiche.
Da una visione antropologica personalista non possono che discendere chiare e lineari scelte politiche e programmatiche come, a titolo non esaustivo di esempio, le seguenti:
1. il confronto come strumento di composizione dei conflitti e trasformazione di essi in opportunità di progresso comune;
2. la piena accettazione del mercato, a livello nazionale e globale, con l’approntamento di misure concrete che garantiscano a tutti, anche ai meno abbienti che ora hanno poca voce, l’accesso ad esso ed ai suoi benefici;
3. il sostegno a politiche meritocratiche che contengano forti sostegni a chi, pur mettendoci tutto l’impegno, non riesca a conseguire gli stessi risultati del più capaci;
4. la riforma della scuola vista come palestra di formazione alla cittadinanza, di informazione culturale (anche, ma non solo, attraverso il recupero del tanto vituperato “nozionismo”), di allenamento al ragionamento;
5. una politica fiscale efficace che sia anche redistributiva del reddito, ma continui ad essere incentivante rispetto a chi voglia migliorare legalmente ed eticamente il proprio reddito individuale;
6. una politica di sostegno e di recupero della famiglia vista come primaria cellula sociale, palestra di crescita individuale in un contesto di reciproca solidarietà intergenerazionale.
Ma a chi rivolgersi, a chi indirizzare, tale progetto culturale e programmatico, per poterlo trasformare in proposta politica agibile e concreta?
La realtà sociale maggiormente in grado di coglierla, accettarla e viverla, dovrebbe essere quella composta da tutte le persone che, parafrasando J. F. Kennedy, non si chiedono cosa possa fare lo Stato per loro, bensì come possano loro contribuire al benessere della collettività.
Un politica che un tempo si sarebbe definita interclassista, in grado di rivolgersi a tutti i lavoratori, a quelli dipendenti ed a quelli autonomi (artigiani, liberi professionisti....), agli imprenditori, ai pensionati, ai giovani ed ai meno giovani, a tutti i cittadini che si pongano il problema e l’obiettivo di saper sempre conciliare il loro interesse individuale con il primario bene comune.
Sicuramente tale politica non raccoglie oggi la maggioranza dei cittadini ma la lunga crisi economica che ci aspetta farà cambiare tante opinioni oggi consolidate.
Certo il Centro delineato non è un soggetto politico accomodante e propagandistico, richiede dai propri aderenti e richiederà dagli elettori una capacità flessibile di saper discernere i valori tradizionali permanenti sapendoli declinare con dinamismo e tempismo al confronto con i nuovi problemi del XXI secolo. Per questo un Centro che non si potrà definire conservatore o riformista, ma forse, come tanto mi piace Centro popolare dinamico.
Mi scuso se questi appunti sono abbastanza sintetici, ma vogliono solo rappresentare il primo contributo ad un confronto aperto, costruttivo e cortese.