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lunedì 31 dicembre 2012

Un buon 2013 con uno sviluppo diverso...

Carissimi, una cosa mi sta molto stupendo di questo fine 2012, e già da molti giorni: l'assenza quasi totale dello scoppio dei "botti" che, negli anni precedenti, già iniziava a metà dicembre per concludersi solo qualche giorno dopo Capodanno.
Forse la crisi finanziaria, fra tanti effetti indesiderati e dolorosi, qualche effetto positivo, lo sta sortendo, la spinta ad un uso più mirato dei nostri soldi, una minore propensione al consumismo, una maggiore attenzione agli altri.
Due saranno le virtù che ci faranno uscire dalla crisi, la sobrietà e la solidarietà.
La sobrietà che ci farà indirizzare i  nostri consumi verso ciò che ci è veramente necessario e che offre caratteristiche di durevolezza.
La solidarietà che ci spingerà a considerare le esigenze degli altri in uno spirito di fraternità, nella consapevolezza che dalla crisi si uscirà tutti insieme o non si uscirà.

Allora ecco il mio augurio per il 2013, che sia l'anno di uscita dalla crisi, l'anno di ripresa dello sviluppo, inteso non solo come acquisizione di più beni materiali, ma soprattutto di una vita più felice data dall'instaurarsi di costruttive relazioni fraterne.

Carissimi auguri a tutti.

Giuseppe

domenica 23 dicembre 2012

Una buona notizia

Carissimi, partecipando recentemente ad un ritiro spirituale presso i Gesuiti di Civiltà Cattolica sono stato particolarmente colpito da una riflessione.
Quando un bambino nasce si affida completamente prima alle braccia della mamma e poi a quelle della altre persone intorno a sé; sente, sa che gli esseri umani sono degni della sua fiducia.
Anche Dio si incarna e nasce come un qualsiasi altro essere umano e, pur Dio, si affida, gracile e indifeso, alle braccia di Maria, di Giuseppe, dei pastori, che rappresentano in quel contesto tutta l'umanità.
E' il gesto, il simbolo di un Dio che si fida dell'uomo. E' questa la bella notizia del S. Natale, un invito a fidarci gli uni degli altri, cosi come Dio si fida di noi.

Tanti cari auguri e ... fidiamoci 

giovedì 20 dicembre 2012

Il vero rischio


Continuo a ripetermi che la vera battaglia elettorale sarà quella per la conquista della Lombardia.
Il risultato delle politiche è pressocché scontato. Vincerà il PD ma, per governare avrà bisogno del centro "montiani". Il Governo, chiunque lo presiederà, ha già il programma concordato in ambito europeo.
Il vero problema è se vincerà il centrodestra in Lombardia. Avremo tutto il nord in mano a Berlusconi e Maroni.
Non vorrei fare il catastrofista ma, con una Italia divisa politicamente in due, tutto è possibile.
E allora forza Umberto Ambrosoli!!!

mercoledì 28 novembre 2012

Polizze di assicurazione obbligatorie

Avete notato che tutte le leggi che hanno a che fare con le professioni (ultima quella relativa al condominio e ai relativi amministratori) prevedono l'obbligo di una stipula di una polizza di assicurazione sulla responsabilità civile?
Un bel business per le Compagnia di assicurazione, complimenti alle loro lobby!
C'è tanta indignazione verso le banche (che invece, a mio modesto parer, non se la s

tanno passando molto bene).
Sarei lieto se l'indignazione si dirigesse invece verso le Compagnie di assicurazione che beneficiano di grossi favori parlamentari con le polizze obbligatorie, aumentano i loro profitti e ... aumentano i premi delle polizze.
Prof. Monti, un contributo speciale, a loro carico, per il deficit pubblico no?

martedì 28 agosto 2012

La famiglia...che fastidio!!!



L’estate è tempo di riflessioni. Mi pare utile condividere con voi alcune di queste che hanno avuto origine da un episodio doloroso (con forte rischio di perdere il posto di lavoro) che sta interessando molte famiglie di miei ex-colleghi dell’azienda per la quale ho lavorato per 31 anni.
Il tema è quello del rapporto tra sistema economico e famiglia.

Tralasciando per un momento distinzioni ideologiche che esulano dal tema di questo scritto, forse si può pervenire alla seguente definizione, abbastanza condivisibile (l’unanimità è impossibile), di famiglia:
Aggregazione, con caratteristiche di stabilità e prevedibile durata nel tempo, di persone conviventi legate da vincoli di sangue e/o di reciproco affetto, che ha fra i suoi fini anche l’obiettivo dell’incremento qualitativo e quantitativo della società civile umana”
Sulla base di tale definizione possiamo individuare i seguenti elementi costitutivi della famiglia:
  1. stabilità e durata;
  2. convivenza (almeno nella prevalenza del tempo);
  3. vincoli di sangue e/o di reciproco affetto;
  4. obiettivo di bene comune superiore ai singoli beni individuali.

Il modello di sviluppo economico che, in una logica gobale, i “mercati” (dietro i quali si celano peraltro nomi e cognomi di speculatori finanziari americani e cinesi, non importa se privati o pubblici) stanno cercando di imporre si può individuare nel “turbo-capitalismo” così ben descritto da Edward N. Lutwak nel suo libro “La dittatura del capitalismo” edito da Mondadori nel 1999[1]. E’ da notare che Lutwak è uno studioso notoriamente lontano da simpatie verso la sinistra e verso il progressismo.

Anche senza scomodare Lutwak, la semplice lettura di quotidiani e anche l’osservazione attenta di quello che ci circonda mette in evidenza la necessità di alcuni fattori (sia culturali che sociali) indispensabili per il continuo sviluppo del turbo-capitalismo:
1.      una società nella quale le persone non abbiano e non creino difficoltà nel muoversi, anche in continuazione, laddove ci siamo maggiori ritorni di profitto per gli azionisti delle loro aziende (la “società liquida” di cui parla Zygmunt Bauman nei suoi scritti[2]);
2.      una  mentalità diffusa portata a far prevalere l’interesse individuale rispetto al bene comune;
3.      una rete di rapporti sentimentali, magari anche di alta intensità, ma non durevoli, nel quale il fattore preponderante del rapporto sia l’appetito sessuale senza che nel rapporto stesso si possano formare e consolidare aspetti di carattere emotivo sentimentale.

Non ci possono essere dubbi (anche se ho un po’ estremizzato) che questo modello di sviluppo è in netta contrapposizione con la permanenza di una società basata sulla famiglia e sul tipo di cultura che la stessa sia sottende sia sviluppa.
In primo luogo la famiglia sottolinea le esigenze della stabilità, della durata e della convivenza, non compatibili con le esigenze di mobilità predicate dal modello di sviluppo capitalistico nella sua versione americana.
In secondo luogo in famiglia, in funzione e come conseguenza dei vincoli di sangue o affettivi, si educano le persone a vivere pensando al bene degli altri familiari come al proprio, ponendo le basi per una futura attenzione al bene comune anche nel più vasto campo della società. Il turbo-capitalismo ha invece bisogno di persone mosse dall’assillo di massimizzare il proprio interesse personale, magari accontentandosi dell’assicurazione che la “mano invisibile” del mercato concilierà il proprio interesse con quello collettivo.   
In terzo luogo l’ “homo oeconomicus”, egoista e fondamentalmente single della cultura turbo- capitalistica, ha troppa fretta ed è troppo concentrato sul business per potersi concedere seri rapporti sentimentali di natura profonda interpersonale e magari anche rivolti alla procreazione. Si fa sesso prevalentemente per dare sfogo al desiderio di piacere, preferibilmente con donne diverse in omaggio alla (falsa) considerazione che la diversità accresce il piacere e stimola la creatività. Se poi questi rapporti sfociano in una gravidanza si può sempre ricorrere all’aborto (se la donna è consenziente...) o, nel peggiore dei casi alla sostituzione del sostegno familiare con quello bi-genitoriale (conformemente all’idea che si può essere genitori dei propri figli senza peraltro essere partner dell’altra persona con il quale si sono messi al mondo).

Lo stile di questo scritto è volutamente semplicistico e anche polemico perché, al di là delle considerazioni contrarie che si possono fare su singoli punti, il suo obiettivo è quello di dimostrare che gli attacchi dei quale l’istituzione “famiglia” è stata fatta segno negli ultimi due decenni non sono assolutamente casuali, ma ben funzionali ad un certo modello di sviluppo economico che fa riferimento allo schema turbo-capitalistico di provenienza americana e che ora sta attecchendo anche nel continente asiatico.
Per questo schema la famiglia è, e non potrebbe essere altrimenti, un fastidio...

Noi europei abbiamo ben altre radici culturali (il pensiero greco e latino, la potente elaborazione cristiana, il Rinascimento, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese e quella russa) che modernamente convergono nell’assegnare il primato nella società civile alla dignità della persona umana (persona che si forma nella famiglia e che a sua volta contribuisce a formare il tessuto familiare).
Abbiamo anche elaborazioni teoriche come l’Economia sociale e civile di mercato che nulla hanno da invidiare allo schema turbo-capitalistico.

La difesa e lo sviluppo della istituzione famiglia sono fra i fattori fondamentali per lo sviluppo di una società alternativa a quella turbo-capitalistica, una società da costruire anche utilizzando uno stile di vita diverso che indirizzi i propri consumi e investimenti secondo criteri di sobrietà, solidarietà, sostenibilità ambientali.
Ma questo è un altro tema....   

    




[1] Edward N. Lutwak - “La dittatura del capitalismo” – Mondadori 1999.
[2] Fra gli altri “Vita liquida” di Z. Bauman – Laterza 2006

domenica 17 giugno 2012

Buona settimana (paradossale, ma vero...)

Sembra paradossale ma è vero.
La crisi ci porta a pensare maggiormente ai nostri interessi individuali ma, nel contempo, più ci comportiamo così, più la crisi peggiora e si avvita.
La ripresa avviene quando e nella misura in cui ci apriamo ai bisogni degli altri e alla cura del bene comune.
Buona settimana

domenica 3 giugno 2012

Buona settimana (ringraziamo!)

Carissimi,
uno degli elementi fondamentali del "costruire positivo" è ringraziare la mattina di tutte le persone, le cose, i fatti belli che ci sono e ci accadono intorno. E possiamo trovarle ogni giorno! persone che ci vogliono o a cui vogliamo bene, episodi di solidarietà, tramonti stupendi...
Impariamo a ringraziare..... ringraziare il Signore i credenti, ringraziare la natura i non credenti...l'importante è l'umiltà e lo stupore del ringraziamento.
Buona settimana

domenica 27 maggio 2012

Buona settimana (Il primato della coscienza)

Una società "liquida" come quella attuale ci fa trovare continuamente di fronte a nuovi e imprevedibili questioni che richiedono risposte eticamente sostenibili.
In tale situazione di continuo movimento è praticamente impossibile pretendere di dare o di avere a disposizione un prontuario con la risposta più adatta.
Sembra più appropriato interrogare la propria coscienza, formata sulla base di profondi valori di riferimento e raffinata con un frequente discernimento comunitario
Buona settimana

domenica 20 maggio 2012

Buona settimana (dare ottimismo...)

Carissimi amici del buona settimana,

stamattina ho partecipato, con più di 50.000 persone alla "race for the care" corsa/camminata di 5 o 2 km per le vie di Roma, a sostegno della Komen Italia, Onlus impegnata a combattere il tumore al seno.
Al di là del motivo specifico è stato bello vedere uomini e donne, con indosso la maglietta della manifestazione, girare per le vie di Roma.
Famiglie, single, anziani, giovani, tutti sereni, sorridenti, pieni di quella gioia interna profonda che si prova quando si è immersi in una corrente di fraternità umana e di solidarietà civile.
Una manifestazione popolare capace di dare ottimismo, di creare positività in un momento nel quale ne abbiamo tanto bisogno. Ce ne vorrebbero tante altre per risollvevare il nostro morale abbattuto.
Il bene c'è, solo che spesso è troppo invisibile, rendiamolo visibile.
Che ne dite?

Buona settimana

mercoledì 16 maggio 2012

Perché ho lasciato Italiani Liberi e Forti

Carissimi,
poiché molti amici mi hanno chiesto i motivi sostanziali del mio abbandono di Italiani Liberi e Forti, ho pensato di rendere pubblica la parte di mia competenza di uno scambio di email, molto franco e chiaro, che ho avuto con il leader del partito.
Comunque è stata una decisione dolorosa sia perché avevo investito molto, dal punto di vista emotivo, in questa esperienza, sia perché rimane immutata la mia stima personale verso tutti i componenti della Direzione di Italiani Liberi  e Forti.

Ecco il testo della email, dalla quale ho cancellato tutti i riferimenri personali, per motivi di privacy.

"Caro ....,
ci sono tre ordini di problemi.

Il primo (che ha causato la separazione, ma non è il più importante) è legato al concetto di trasparenza. Penso che non debba essere limitata ai bilanci, ma anche al confronto pubblico di idee. 
Su Facebook avevo scritto questo:
"Il Convegno è andato molto bene come partecipazione, solo occorre capire se vogliamo fare un partito di cattolici o un partito popolare di ispirazione cristiana aperto a credenti e non credenti.
Sono due opzioni entrambe legittime, occorre scegliere."
Questo commento ha suscitato un ampio confronto (49 post) il che non mi pare un male per ILeF.
Qualche mio amico ha fatto qualche commento un po' cattivo su qualche intonazione clericale e sugli interventi (troppi e spesso autoreferenziali) dei siciliani. Io sono intervenuto a calmare e a impostare il discorso in termini più tranquilli.

Il secondo motivo è una diversa sensibilità spirituale rispetto a quella più devozionale, tradizionalista e clericale di ....... e .........
I miei punti di riferimento culturali sono il Concilio Vaticano II, Lazzati e Martini. Siamo lontani anni luce.
Ma questo potrebbe non essere un problema anzi, se ben gestito, una ricchezza.

Il terzo motivo riguarda il fatto che non ho condiviso le linea politica della tua relazione e l'invito espresso ad una sostanziale unità politica dei cattolici.
Sono convinto che sia necessaria una comunione politica fra cristiani ma non una unità politica. Ma questo non è un argomento da poter esaurire in poche righe.

Unendo una sensibilità spirituale tradizionalista ad una visione unitaria dei cattolici in politica, ne deriva inevitabilmente la soluzione di un partito di cattolici che sarebbe, data l'attuale impostazione della Gerarchia (ben diversa da quella dei tempi di Paolo VI), teleguidato dalla Segreteria di Stato.  

Come vedi la mia decisione ha motivazioni profonde nel quale l'episodio di oggi ha solo una valenza fortuita.

Un caro saluto"

Non credo che tutti condividiate, anzi la metà sicuramente dirà che i motivi sono sbagliati, spero solo che comprendiate.
Un caro saluto

domenica 6 maggio 2012

Carissimi,
la storia ci insegna che il progresso umano non ha un andamento lineare bensì tortuoso, sinusoidale, ciclico, con alti e bassi.
Ora siamo in un momento basso, di crisi, ma ciò non vuol dire che sia solo negativo, è nei momenti di bassa che si pongono le basi per un solida ricrescita.
La crisi ci sta spingendo, e ci spingerà per un po', a cercare l'essenziale nei consumi, a stringere più intensamente vincoli di fraterna reciprocità, ad attivare la nostra capacità di intraprendere.
E allora coraggio, con uno spirito più profondo di sobrietà e di solodarietà, con una sforzo attivo di cercare nuove strade di lavoro, ci riprenderemo verso un avvenire migliore.
Siete d'accordo, o no?
Buona settimana






martedì 1 maggio 2012

Buona settimana (sempre positivi....)

Carissimi amici,
l'accumularsi degli anni spesso provoca una zavorra in noi (insieme di esperienze passate, di sentimenti...), che non ci permette di valutare appieno le trasformazioni che inevitabilmente avvengono intorno a noi.
Di qui giudizi negativi su fatti che si verificano, sui comportamenti degli altri, particolarmente dei giovani che spesso ci capita di non capire più.
Ho scoperto l'importanza di un piccolo trucco: trovare la parte positiva in ogni persona, in ogni avvenimento.
Cominciare dal positivo ci permette di dare sempre una impronta di speranza e, perché no? di vedere nella giusta dimensione anche il negativo che inevitabilmente esiste.
Buona settimana!!

venerdì 20 aprile 2012

La rivoluzione della velocità

Spesso mi trovo a riflettere su una considerazione espressa da Sergio Zavoli nel sul libro “C’era una volta la prima Repubblica” pubblicato nel 1999 e che, pressappoco, suonava così: “la rivoluzione non è più il cambiamento, ma la velocità con cui questo avviene”.
Zavoli non faceva altro che vedere la realtà che si era andata sviluppando in quell’ultimo decennio dello scorso secolo. La sempre maggiore diffusione degli strumenti informatici (in primo luogo i computer portatili di grande potenza), la modernizzazione e l’accelerazione dei mezzi di trasporto (aerei e treni superveloci), l’avvento e la veloce diffusione di Internet hanno causato un aumento della velocità delle nostre decisioni e dei nostri comportamenti.
Oggi i computer compiono in nanosecondi operazioni che 20 anni fa costavano minuti di calcolo, il web ci scarica addosso miriadi di informazioni che il più delle volte rischiano di sommergerci, il nostro cervello per far fronte a questa invasione di dati è costretto ad accelerare la propria velocità di elaborazione e a comandare al corpo immediati e rapidi comportamenti conseguenti.
Non è un caso che molti ragazzi soffrano di iperattivismo e comunque non appaiano in grado di dedicare il tempo necessario per considerare esaurientemente un tema complesso. Ricevono così tanti input in brevi periodi di tempo che sono costretti a scelte rapide ma soprattutto approssimative, spesso dettate solo dall’emotività.
Scrive bene Bauman nella sua teorizzazione della “società liquida” che i tempi del cambiamento sono ormai così veloci che spesso, nel momento in cui riusciamo a cogliere l’essenza di un cambiamento, questo è già superato. L’unica soluzione appare essere quella di accelerare, rischiando di perdere tutti gli elementi per una corretta valutazione di un fatto, o di limitarsi a vivere il momento presente assumendo decisioni che non tengono conto del passato e che si limitano ad una prospettiva di breve periodo.
Le persone e i Paesi che non cambiano il modo di vivere, accettando questa accelerazione, si trovano ben presto a correre il rischio di essere emarginati.
Certo occorre prendere atto che questa rivoluzione della velocità si è rivelata essere uno dei fattori di sviluppo del mondo attuale.
L’utilizzo dei computer è servito per alleviare il lavoro meccanico di tante persone e per migliorare la qualità della vita (basti pensare ai progressi resi possibili nell’ambito della medicina).
La sempre più ampia possibilità di effettuare veloci viaggi virtuali sul web, o viaggi fisici sui mezzi di trasporto ad alta velocità, quella di poter avviare comunicazioni immediate e a basso costo con persone di Paesi lontani, non ultima quella di avere informazioni in diretta sui fatti che si verificano o sui movimenti di opinione che si stanno sviluppando in tutto il mondo, hanno reso quest’ultimo simile ad un villaggio in cui la vicinanza (seppur solo virtuale) è la regola.
Il formidabile vantaggio di questa vicinanza globale deriva dallo scambio di esperienze, di informazioni e di know-how che permette a tutti di poter crescere nelle proprie capacità personali e professionali (quello che A. Sen, Nobel dell’economia chiama “functionning”), di potersi confrontare, di scegliere le soluzioni più vantaggiose per se stessi, per la propria comunità, per il proprio Paese.
Non si possono d’altra parte, sottovalutare i grossi rischi che il mondo sta correndo inseguendo di corsa questa rivoluzione.
Abbiamo già accennato prima alla grande difficoltà che hanno i ragazzi nella possibilità di elaborare esaurientemente e con frutto tutte le informazioni dalle quali sono investiti. Sono il più delle volte costretti a fare delle scelte, non sulla base di criteri di valore o di reale importanza, bensì sulla base della maggiore emozione che una informazione suscita nella propria struttura psicologica. Le decisioni sono prese sulla base dell’emotività e in una prospettiva di breve periodo, perché non si ha il tempo per una riflessione ponderata e di maggior durata (il rischio è che, mentre si spende tempo per la riflessione, un problema cambi profondamente di consistenza rendendo inutile il tempo speso).
Non è detto che la situazione cambi profondamente nel mondo degli adulti. La necessità di prendere decisioni veloci costringe spesso a valutazioni non approfondite e approssimative basate su assunzioni di rischio (potenzialmente errate) e sul presupposto (che il più delle volte si rivela impossibile da realizzarsi) di approfondimenti in un secondo tempo. Anche in questo caso la prospettiva non può essere che di breve periodo, sulla base del bene immediato di chi prende le decisioni, in assenza di una adeguata valutazione delle conseguenze nel medio e lungo periodo che, invece avrebbero potuto suggerire una ben diversa decisione. L’ interesse personale o di una piccola collettività nel breve periodo viene privilegiato rispetto al bene comune in un periodo più lungo, il cui raggiungimento avrebbe potuto meglio beneficiare persona o la piccola collettività che invece ha deciso diversamente.
Le conseguenze della rivoluzione della velocità possono essere poi disastrose per gli anziani, nei quali la necessità di una maggiore lentezza nei comportamenti è conseguenza diretta del maggior numero di anni sulle spalle. Inoltre una inevitabile e progressiva diminuzione della flessibilità cerebrale li posta ad affrontare con sempre maggiore difficoltà il cambiamento, incluso quello per attività che ormai stanno divenendo praticamente indispensabili quali l’accesso ad internet o l’utilizzo di strumenti ICT sempre più complessi (basta pensare alle difficoltà incontrate dai nostri genitori o nonni nel passaggio alla TV digitale o a quelle che incontrano quotidianamente nei rapporti con istituti bancari dai servizi sempre più automatizzati). Si rischia concretamente di arrivare ad una piena emarginazione e ad un completo isolamento degli anziani.
In altra sede, su questo blog, è stato anche approfondito il rapporto fra istituzioni, finanza ed economia, alla luce della rivoluzione della velocità.
La competizione crescente, non solo fra le singole persone, ma anche fra i Paesi, costringe questi ultimi a dotarsi di sistemi istituzionali più rivolti a favorire la rapidità decisionale rispetto alle esigenze di partecipazione popolare. L’emergere di sistemi di potere “personalistici”, il successo economico di regimi a base totalitaria, il ricorso a Governi di tipo “tecnico” parzialmente svincolati dal controllo parlamentare, possono essere visti come la conseguenza a livello istituzionale della rivoluzione della velocità.
Ma anche a livello aziendale le scelte economiche vanno assunte velocemente e spesso sulla base di informazioni sommarie e approssimative. Questo può comportare, nelle aziende, la trasformazione dei dipendenti da collaboratori a meri esecutori di operazioni dettagliatamente programmate (l’importante diventa non capire cosa si fa o perché la si fa, ma farla in maniera conforme a quanto previsto). Anche nelle aziende, come nei casi prima indicati, la prospettiva non può non essere che di breve periodo. Nell’impossibilità di spendere tempo per valutare tutti gli aspetti del problema e le possibili conseguenze delle decisioni, ci si sofferma su quelli più evidenti e immediati, trascurando altri forse più importanti ma che non impattano il breve periodo (conseguenze sull’ambiente, sulla qualità della vita, sulle relazioni con e tra le persone, dipendenti o meno).
C’è un ulteriore aspetto da considerare.
La velocità nella elaborazione delle informazioni e nella esecuzione di comportamenti è certamente necessaria allorché si è investiti da un numero considerevoli di dati in periodi di tempo spesso minimi.
Ma, in un mondo dove la competizione fra nazioni, aziende, persone, rappresenta l’elemento discriminante, per poter emergere (e talvolta anche solo per sopravvivere) non è necessario solo essere veloci, ma anche saper andare più veloce dell’altro.
Potremmo oggi riformulare la frase di Zavoli “la rivoluzione non è il cambiamento, ma la velocità con cui questo avviene” in “la rivoluzione non è più la velocità del cambiamento, ma l’accelerazione continua di questa velocità”.
Cosa vuol dire tutto questo? Cosa significa per le persone essere costrette ad accelerare sempre più, a spingere sempre al massimo il motore del proprio cervello, dei propri arti?
Come si coniuga questa accelerazione con l’aumento, nel mondo, dei suicidi, di fatti criminali apparentemente inspiegabili, l’incremento di malattie nervose quali depressioni, stress ecc.
Come reagisce la parte spirituale, morale, sentimentale di noi, a queste accelerazioni, alla impossibilità di fermarsi a riflettere, a contemplare, ad amare?
Non si tratta di denigrare il mondo moderno, gli strumenti della tecnica, in particolare quelli della più moderna tecnologia, non si tratta di auspicare un impossibile ritorno indietro, ma certo occorre dare una risposta costruttiva (e forse anche creativa) alle domande appena più sopra formulate.
Ne va della nostra capacità di saper costruire una società in cui la persona umana sia ancora al centro.

domenica 1 aprile 2012

Buon mese di Aprile (la crisi come opportunità)

Carissimi amici,

l’ultimo rapporto del Censis ha evidenziato come, a causa della crisi, nell’animo degli italiani stia tornando in auge la famiglia, come luogo di genuini rapporti interpersonali e fonte di possibili risparmi per coloro che vi appartengono.

E un indizio, ma sostanziale, di come la crisi stia facendo rivedere a tanti le scelte dello stile di vita, con maggiore attenzione alle qualità delle relazioni interpersonali e ai beni da consumare (meno lusso e consumismo, più beni essenziali e maggior rispetto della natura).

Se questa tendenza continuerà, potremo dire che la crisi è stata vissuta dagli italiani anche come occasione per migliorare il loro stile di vita e per ricostruire una società che abbia al centro il rispetto della persona umana.

Buon mese di aprile!!

lunedì 27 febbraio 2012

Una strana ma efficace mitragliatrice..

Carissimi,

siamo circondati tutti i giorni e in ogni momento da messaggi, espliciti o nascosti, consapevoli o subliminali, che ci invitano allo sfrenato individualismo, all’egoismo più bieco indicandoci il successo materiale come obiettivo e il nostro prossimo come nemico da vincere.

Come reagire e sconfiggere questa valanga negativa?

Chiara Lubich, in un suo scritto, invitava ad usare una “mitragliatrice” difensiva, recitando spesso, a mo’ di giaculatoria, qualche brano di salmo e qualche altra frase biblica capace di infonderci forza e speranza. Lei ad esempio utilizzava il versetto di un salmo “sei tu, Signore, il mio unico Dio”.

Perché non seguire il suo suggerimento? E anche i non credenti potrebbero seguirlo scegliendo una frase “laica” positiva capace di sortire lo stesso risultato.

Un abbraccio a tutti, buon mese di marzo

lunedì 30 gennaio 2012

Ricominciamo a spargere semi di positività

Carissimi,
intorno a noi gira da un po' un'aria di malinconia, di tristezza, di rassegnazione, direi quasi di angoscia...
Mi sono stancato di aspettarne la fine e ho capito che occorreva reagire e che era necessario cominciare a "costruire positivo" a partire da un impegno in prima persona.
Così ho accolto l'invito di un gruppo di amici di ogni categoria ed età (docenti universitari e studenti, dipendenti pubblici e privati, casalinghe, pensionati, insegnanti ecc.) di contribuire alla fondazione di un partito di ispirazione cristiana "Italiani Liberi e Forti" che nasce profondamente diverso dagli altri partiti perché non ha politici fra i propri fondatori né ha riferimenti a politici viventi.

Quello che mi importa non è farvi iscrivere al partito (www.italianiliberieforti.it/home/html) quanto incitarvi tutti a ripartire, a impegnarvi in qualche ambito in prima persona secondo le vostre qualità, a spargere semi di positività.

Buon mese di febbraio e ..... buona ripartenza!!

Lettera aperta ai ragazzi e ragazze

Ragazze, ragazzi, vi prego, vi imploro, siate flessibili ed elastici, non fatevi prendere dalla sola emotività ma sappiate usare la testa, non pensate di essere sempre dalla parte della verità ma sappiate usare il dialogo e cercare la verità insieme all'altro.
Riacquistate la vostra libertà, che non è fare quello che vi pare piace ma fare il vostro bene e quello degli altri, non siate schiavi della moda e degli slogans, sappiate andare veramente controcorrente mostrando con fierezza la vostra capacità di essere sobri di fronte alle vuote dimostrazioni di sfarzo di persone stupide e magari indebitate. Non fatevi omologare!!!
Sappiate rinunciare a qualche ora al bar o di notte nei pubs per ritornare alla dura ma inevitabile fatica di leggere e di studiare.
Non fatevi ingannare da falsi maestri che predicano successi senza fatica, la parola "sacrificio" non è una parolaccia ma solo lo strumento per un successo vero e duraturo.
Ricordate che, una volta raggiunto un sufficiente grado di autonomia economica, una maggiore felicità non dipende da qualche euro in più ma da qualche vero amico in più.
Ragazze, ragazzi, lo so queste parole possono sembrarvi dure e antiquate ma, vi assicuro, non lo sono e sono dette da qualcuno che vi vuole veramente bene.

mercoledì 25 gennaio 2012

Non un nuovo partito, ma un partito diverso!

Per rispondere alle considerazioni di alcuni amici, mi permetto di pubblicare la "scaletta" del mio intervento di venerdì 20 gennaio alla Conferenza stampa di presentazione di "Italiani Liberi e Forti" ( sito http://www.italianiliberieforti.it )

Carissimi amici,

ci tremano i polsi all’iniziare questa avventura ma ci rincuora sempre la consapevolezza che è meglio rischiare di perdere che avere paura e, occorre aggiungere, se non si ha paura si rischia seriamente di vincere!!

Qualcuno ha detto “ma c’era proprio bisogno di un nuovo partito?”; no, sicuramente non ce n’è bisogno, ma noi un non siamo unnuovo partito, siamo un partito diverso.

Diverso perché realmente popolare, sia per il riferimento a Don Sturzo, il padre del popolarismo, sia perché, concretamente, oggi da noi c’è anche un bambino di uno-due anni, il figlio del nostro webmaster. Ditemi quale altro partito, anche autoreferentesi al popolarismo, avrebbe avuto l’idea di avere in infante presente alla sua fondazione, quasi a ricordarci che è per lui, non per noi, che dobbiamo lavorare.

Diverso perché nasce senza la presenza di politici di carriera. Oggi in questa sala non ci sono politici di carriera, ci sono persone innamorate della politica come forma esigente di carità sociale, come servizio al bene comune. E in futuro saremo estremamente attenti alle eventuali adesioni al partito in termini di controllo sulla correttezza e coerenza etica dei richiedenti.

Diverso perché non è un partito “contro”, è un partito “con”. Nel nostro DNA sturziano c’è innestata la cultura del confronto, del dialogo, dell’ascolto, del cercare di comprendere le posizioni degli altri, del costruire ponti (non alzare muri). Il cammino sarà facile con chi, anche se non credente condivide il valore di fondo del servizio al bene comune, che si raggiunge dando il primato alla dignità della persona umana e ai princìpi (coessenziali) di sussidiarietà e di solidarietà.

Diverso perché federale, e non di una sola zona d’Italia, ma di tutta la Nazione, un partito federale nazionale. Gli enti collettivi locali, così come sono visti nel nostro Statuto, rappresentano i veri motori del partito, sia come sensori delle difficoltà e dei problemi dei singoli territori, sia come proponenti di ipotesi di soluzione, sia come veicoli verso il centro del partito di proposte politiche e programmatiche.

Come si conviene a un vero federalismo basato sul principio di sussidiarietà, il centro del partito sarà il luogo di sintesi politica delle varie proposte e di sostegno ai territori, solo quando le forze locali non fossero sufficienti.

Siamo convinti che il federalismo, così come lo abbiamo concepito, a livello comunale e regionale, rappresenti lo strumento più idoneo non solo per riportare sotto controllo ma anche per rendere più efficiente la spesa pubblica.

In noi c’è la piena consapevolezza che costruire questo partito diverso rappresenta una sfida enorme. Lo ripeto, non abbiamo paura, con coraggio, tenacia e speranza puntiamo grosso sulla scommessa che il popolo italiano saprà uscire dalla cultura della lamentela e della passività per passare ad una cultura del costruire con positività il proprio futuro.

All’opera!