Ieri pomeriggio ho partecipato al Convegno ecclesiale Diocesano di Roma.
Purtroppo, a causa di un disguido sull'orario ho potuto solo ascoltare il discorso del Papa, che peraltro ha dato l'impronta per la futura attività della sua Diocesi.
Il discorso è stato incentrato sulla necessità di un lavoro in comunione. La comunione è stata al centro della sua riflessione sulla Chiesa vista come popolo di Dio e corpo di Cristo.
Molto bello e stimolante.
Fra l'altro, finalmente, dopo tanti anni, si è ricominciato a parlare della necessità di una presenza cristiana sui luoghi di lavoro.
Alcune mie brevi riflessioni.
Speriamo che tale presenza cristiana sia vista non nella sola prospettiva di gruppi di preghiera (anche se la preghiera è una dimensione indispensabile della spiritualità), ma anche di promozione della dignità della persona umana e del primato della persona stessa su tutti gli altri elementi aziendali.
In secondo luogo il Papa ha giustamente messo in evidenza come dalla comunione ecclesiale discenda la necessaria corresponsabilità del laici. Ma nessuno può essere chiamato ad essere responsabile di qualcosa alla cui decisione non abbia collaborato; è pertanto necessario, mi sembra, che la comunione venga vissuta anche nella dimensione di reciproco ascolto attivo per giungere tutti insieme, specialmente nelle Chiese locali e nelle realtà parrocchiali, a decisioni condivise.
Ciao a tutti
3 commenti:
caro Giuseppe, anche io "c'ero"... anche perché il relatore che seguito la "lectio" del Papa, don Enrico Feroci, è il sacerdote che prima ci ha voluto bene e poi ha concelebrato con noi le nostre nozze. Ti invito a leggere il suo testo sul sito del vicariato... molto denso di spunti, che ieri sera nella lettura, e dopo il Papa!, sono andati forse un po' dispersi.
Detto ciò, il convegno diocesano, S. Giovanni pieno è sempre bello. Noi poi che siamo un po' apolidi per forza, abbiamo potuto rimettere insieme tutti i pezzi della nostra appartenenza ecclesiale senza sentirci fuori posto.
è stato bello sentire il Papa ricordare che tutti, sacerdoti e non, religiosi e laici, siamo Popolo di Dio e che così siamo corresponsabili della Chiesa.
Mi aspettavo qualche indicazione più penetrante sul piano pastorale e che restasse a sentire la relazione. Ma credo che siano delle "cortesie" da rispettare per non essere troppo ingombrante. Non so.
Sulla preoccupazione della "sola prospettiva di gruppi di preghiera". Capisco quello che intendi e lo condivido. Ma credo che noi sia smarrito spesso nell'azione pastorale la centralità di Cristo (lo ha ricordato don Enrico) e la ricchezza della Parola.
Invece sono su tutta la linea con te sul tema "corresponsabilità". Anche qui, se posso, don Enrico è stato più provocatorio e diretto del Papa... si è rivolto prima di tutto espressamente ai preti, alla loro "conversione" su questo... il Papa è stato più sfumato, ma sempre per le ragioni di cui sopra, immagino.
Mi piace infine lo stile sobrio ma deciso di Vallini.
necessita di verificare:)
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