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venerdì 14 novembre 2008

La vita di Eluana....

Eluana presto morirà (o è già morta mentre sto scrivendo) sulla base di una sua decisione personale espressa (e successivamente riportata dai genitori) quando aveva piena capacità di intendere e di volere.
Mi astengo in questa sede da considerazioni, pur opportune, di carattere giuridico – costituzionale per proporre una riflessione sotto un altro aspetto.
Eluana e la sua famiglia, come anche tutti noi, siamo immersi in una cultura che considera vera vita solo quella che esprime bellezza estetica, dinamismo sportivo, forza fisica, successo materiale. Quando questi aspetti diventano impossibili, è automatico che si consideri la vita inutile, solo un peso.
Ma noi crediamo in questo? O non crediamo piuttosto in una vita che è vera quando esprime anche e sopratutto bellezza interna e spirituale, dinamismo mentale, forza morale, successo relazionale in famiglia, nelle amicizie, nel lavoro?
Non crediamo forse in una forza che si chiama solidarietà (sinonimo laico di fraternità) che ci spinge a sentirci una unica cosa con tutti gli altri uomini?
Siamo noi realmente contenti di essere animati da questa cultura e non dall’altra che ha portato alla morte di Eluana? Riusciamo a trasmettere questa serenità, questa gioia, questo entusiasmo di credere in una diversa visione della vita?
Se non riusciamo a trasmetterli, forse non possiamo anche noi non sentirci in qualche modo responsabile di questa morte.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Giusto. Verissimo. Io sto sentendo tragicamente il mio "pezzetto" di colpa. Però, proviamo a imparare la lezione

Sam Cardell ha detto...

Questo caso è particolare perché, anziché analizzare il tutto sotto la “tua” ottica, bisognerebbe farlo sotto l’ottica dei vari protagonisti; in pratica la loro ideologia e il loro connesso “egoismo”.
Il padre dice che vuole il bene della figlia; ma l’essere genitore, o figlio, non è un puro dato genetico!
E, se mi permetti, la figlia è già morta da tempo nel cuore del padre. Pertanto non è più “genitore”.
Però a lui interessa una cosa: vederla morta anche materialmente, perché, in questo caso, pensa che il “tutto” sia realmente finito.
Certo, dimentica l’aldilà. Ma tu pensi che lui creda in questo?
Se fai attenzione non ho mai citato i nomi.
Sai perché? Semplice: vi sono persone e vi sono oggetti!

Anonimo ha detto...

Caro Giuseppe,
come medico ti dico che Eluana fara' la fine di Terry Schiavo e cioe' morira' di sete che e' una delle morti piu' terribili.

Io credo ai genitori quando dicono che Eluana in vita ha espresso una decisione personale. Ma ti posso testimoniare che, per esempio i malati di cancro, cambiano idea nel tempo; ti chiedono di morire (rarissimamente per altro) e, tolto il dolore, cambiano idea. Ci sono pubblicazioni scientifiche su riviste mediche di grande prestigio che testimoniano questo.

Inoltre Eluana il mese scorso ha avuto le mestruazioni. Era forse il suo modo di dirci che era viva anche biologicamente visto che non poteva comunicare? Eluana aveva il ritmo sonno- veglia cioe' si addormentava di sera e si svegliava al mattino e non era attaccata a nessuna macchina. Ho grossi dubbi medici su questa decisione!!!

Perche' non e' stata lasciata in accudimento alle Suore di Lecco ed il padre lasciato riposare un po'?

buona notte

Carla

Anonimo ha detto...

hai ragione.
ma per avere pienamente ragione bisogna vivere pienamente l'esperienza in prima persona, della persona e della famiglia che le vive attorno.
secondo me prima di giudicare ci vuole una riflessione molto piu' profonda.
magari eluana avra' chiesto a Dio di trovare la pace escatolica, magari crede e crede che il suo tempo sulla terra potrebbe essere finito, perche' i dolori la stanno estenuando.
allora mettiamoci in un altro piano: se il malato terminale chiedesse a Dio, in piena fede, di tornare al Padre e provare l'esperienza del Praradiso, perche' ha dato gia' abbastanza sulla terra?
il suicidio e' proibito, perche' la decisione della vita non spetta a noi, ma la Misericordia del Padre potrebbe permettere di accorciare le grandi sofferenze, se Lui si avvede che una persona ha gia' espiato per se' e per gli altri le contraddizioni di questa vita terrena?
ricordiamoci che Dio e' bonta' infinita, non solo giudice incorruttibile.
che ne possiamo sapere quello che Dio pensa?
ripeto, la decisione della vita non spetta a noi, ma in questi casi, potrebbe esserci una conciliazione della volonta' del Padre, con quella nostra?
il suicidio per motivi futili e materiali non e' permesso in nessuna maniera, ne' la messa a morte di una persona nei confronti di un'altra (vedi condanne a morte penali) non e' anche permessa, ma a certi livelli la volonta' dell'uomo potrebbe essere avallata dalla profonda Misericordia di Dio.
Se la persona coinvolta in prima persona non vuole morire, allora bisogna rispttare il suo desiderio di vivere ancora nonostante tutto.
non penso di essere un blasfemo pensando queste cose, ricordiamoci sempre dell'aspetto della Misericordia divina.
Dio capisce tutto e molto piu' di noi.
E non c'entra niente il fatto che una cultura collettiva pensa in un modo o nell'altro. Sta tutto nel rapporto pienamente onesto della persona coinvolta con Dio.
quando abbiamo i presupposti per morire, noi siamo soli di fronte a Dio, al di la' dei giudizi degli altri e delle tendenze sociologiche, filosofiche o dellla maniera di pensare del tempo attuale in cui viviamo.
Quello che esprimo e' una proposta, un dubbio, non una certezza assoluta, non voglio mettermi nella parte del saccente, del teologo o del predicatore.

Unknown ha detto...

commento così... rispondendo a un giovane che a proposito di questo caso malediva "il Vaticano" con un campionario di tristi ovvietà e banalità (e che sono anche frutto della nostra - dei cattolici - "assenza" lucida ma colloquiante a livello culturale) dicevo a margine che questo caso è proprio un terreno di confine, in cui stabilire chi possiede la verità (con la "v" minuscola) è impossibile, se si vuole essere onesti e misercordiosi.

Quel che è certo, come credo intenda Giuseppe, è che noi cristiani comunichiamo e testimoniamo spesso in modo ambiguo la bellezza e il dono della vita per cui riempiamo piazze e giornali di slogan e "lamentazioni".
Come dice provocatoriamente un amico in occasione di alcune tirate pubbliche su temi sensibili, alcuni cristiani parlano in nome della fede ma hanno solo tanta paura...

Forse Eluana (credo anche io che soffrirà, tra l'altro) può farci anche questo servizio: aiutarci a comprendere che il terreno di confine, del limite, è un terreno di scoperta, di incontro, di relazione e non una "prima linea di guerra". Nessuno impara nulla in guerra, se non uccidere l'altro illudendosi che sia il solo modo di sopravvivere.
Che se volete, dal caso Englaro passando al dibattitto socio-politico, è quello che vediamo accadere.

Anonimo ha detto...

Caro Giuseppe, tutto giusto e tutto condivisibile, ma io non potrò mai dimenticare un pomeriggio all'ospedale S. Andrea con mio suocero in coma, ridotto a 30 kg ca. di peso, attaccato a un respiratore, condannato a morte inevitabile, che andò in arresto cardiaco. Ero sola, in qualche secondo ho dovuto scegliere se farlo rianimare (e tribolare un altro pochino di ore) o non farlo rianimare e lasciarlo andare in santa pace. Ovviamente ho deciso di chiamare perché, sempre in qualche secondo, mi sono detta "ma chi c.... sei tu per decidere?" però non dimenticherò mai nemmeno le ore che seguirono, l'inutilità e la sofferenza di quella rianimazione che consisteva nell'applicazione di un "protocollo" ospedaliero che ora esiste e che qualche anno fa non esisteva, e soprattutto il dolore. E' vero che siamo uomini di questo tempo e con questa realtà dobbiamo vedercela, ma forse qualcuno che metta dei paletti, così come si fa per altri aspetti della vita, dovrà pur esserci!

Unknown ha detto...

vi segnalo questo link http://www.vanthuanobservatory.org/p/news.php?id_news=644 un altro aspetto da considerare.

Giuseppe Sbardella ha detto...

Mi sembra che da questo confronto emergano alcune considerazioni che meritano di essere condivise.
Una legge che regoli l'intera materia può essere utile, ma guai a pensare che sia decisiva, in quanto esisterà sempre una zona grigia e non un confine netto fra eutanasia e accanimento terapeutico.
In secondo luogo la coscienza può (e forse deve) essere il luogo della scelta decisiva, una coscienza però matura ed illuminata da una sana consapevolezza della intrinseca mutevolezza e precarietà della vita umana.

Unknown ha detto...

Oggi 3 dicembre alle 17.30 nella Basilica di santa Croce a Roma c'è un momento di preghiera dedicato proprio ad Eluana. Sarebbe bello parteciparvi o dire una preghiera personale nel medesimo momento.

Io personalmente cercherò di esserci.

Lamberto F.