Pagine

sabato 31 ottobre 2009

Liquidi o solidi

Buona settimana.

Il noto sociologo Z. Bauman sta sostenento in diversi suoi libri (ultimo “La vita liquida”, ed. Laterza) che stiamo vivendo in una società “liquida”.

Con questo termine vuole identificare una società i cui cambiamenti sono così veloci che, nel tempo ch impieghiamo per abituarci ad un cambiamento, già ne è intervenuto un altro.

Questo tipo di società spinge gli esseri umani a diventare “liquidi” come l’acqua che scivola via senza aggrapparsi a nessun appiglio.

Chi è rigido rischia di dover sopportare disagi fisici e psichici nonché problemi di carattere mentale (l’attuale vertiginoso aumento delle depressioni vi dice nulla?)

Più si è flessibili, meno verità, meno valori si hanno nel proprio bagaglio esistenziale, più diventa facile vivere in questo tipo di società.

Ma questo vuol dire vivere da essere liberi o l’assenza di qualsiasi valore di riferimento ci pone alla mercé di chi ha il potere (economico e politico) per decidere gli indirizzi del cammino comune?

Da parte mia penso penso che alcuni valori (seppur pochi, perché essere flessibili è un bene) devono restare e devono essere non negoziabili e indisponibili nella loro sostanza.

Ne parleremo nei prossimi buona settimana.

Un caro saluto

4 commenti:

Don G. R. ha detto...

CONDIVIDO!!!!
DG

Luisa C. ha detto...

Ciao Giuseppe, grazie e buonissima festa di tutti i Santi

Luisa

Sam Cardell ha detto...

Zygmunt Bauman è uno di quei sociologi che definisco “scoordinati”. Infatti, collegano la sociologia alla filosofia senza costrutto.
Da dove provengono culturalmente questi sociologi? Se ci se lo chiede la risposta è interessante: di norma dal marxismo, il cui “crollo” (fallimento) culturale e sociale è di parecchio antecedente al crollo materiale del Muro di Berlino.
E, innalzando la bandiera del progressismo e del liberismo individuale paiono chic nelle loro profonde contraddizioni.
E, caso strano, sono pure “personalisti”. Difatti sul concetto di Persona implementano sempre il loro discorso.
Peccato che non sappiano risolvere i quesiti in cui si cimentano; relativamente a Bauman: morale, società, individualità.

L’essere “liquidi” è un fatto umanamente degenerante e non perché si basa solo sull’individualismo morale, ma perché annichilisce la persona e la società.
E se la morale (e i suoi principi) è nella “modernità” (come loro la intendono) “la regolazione coercitiva dell’agire sociale per la proposta di valori o leggi universali a cui nessun uomo ragionevole può sottrarsi”, è ovvio che il singolo non possa creare società, perché questa non può essere concepita senza morale.
Dove siamo? Nell’anarchismo pratico e, assai di più, in quello culturale; perciò nel personalismo individualista per eccellenza che sfocia nella confusione intellettuale assoluta.

Uno degli assiomi che regola il suo filosofeggiare (se così vogliamo chiamarlo) si basa sul concetto che “L’origine della morale è sempre un atto individuale, implica necessariamente un io” e che perciò questa non può essere “un atto collettivo”.
A cascata sillogistica si giunge alla conclusione che se non c’è l’Io (persona/individuo singolo) non vi può essere l’atto morale.
Il contrasto insanabile, perciò la carenza assoluta della logica del sillogismo, porta alla conclusione che “la società nasce da un’etica sociale, perciò dal vincolo che si crea tra più persone”.
E su ciò, per giustificare tutto, nasce il concetto stridente di “persona liquida”, che deve uniformarsi alla società per reggere, ammantando i Valori individuali a concetti etici post-moderni. In pratica: la morale deve uniformarsi al cambiamento sociale, perciò al consumismo e alle sue leggi economiche.
La globalizzazione accelera questi concetti e l’“Homo consumens” diventa, di conseguenza, un oggetto.
La morale viene imposta dalla collettività per poter governare, perciò per essere società.

Val la pena sottolineare che la morale esiste non come fatto individuale, ma come “legge fisica” sociale che regola la convivenza dell’essente; e non solo nell’ambito animale (umano), ma pure in quello dei processi delle leggi fisiche e delle particelle infinitesimali.
Esiste perché vi è un essente (esistente) e non perché vi è la singola persona!
L’ordine dello scorrere della vita è di per sé stesso una morale, senza la quale non solo non vi sarebbe società, ma neppure materialità.
I Valori e la Morale sono perciò come una legge universale che regola il rapporto dell’esistente nel suo continuo evolversi: sono Società!
Il problema che Bauman non solo non risolve, ma neppure riesce a concepire perfettamente, è quello di come recepire e comprendere il Valore che crea la Morale.
Però è ovvio che se la persona diventa oggetto e il suo evolversi appare come liquidità in continuo mutamento nell’uniformarsi al contingente, allora non è più considerata un essente, ma un solo oggetto casuale del diveniente.
E, strano a dirsi, è proprio il risultato discordante e caduco del pensiero di chi lo esprime.

Sam Cardell

Stefano ha detto...

Giuseppe, a proposito di "liquidità", inteso come situazione e non come denaro a disposizione, penso a Sun Tsu, che invitava i generali ad essere come l'acqua, in modo da adattarsi, sul campo di battaglia, alle diverse esigenze. Noi, trasponendo il concetto, potremmo dire che uno dei requisiti per affrontare con un minimo di efficacia la società contemporanea è la flessibilità, da cui il "ritorno" alla metafora dell'acqua.