Leggiamo ancora Benedetto XVI (Enciclica Caritas in veritate, paragrafo 21) e poniamoci delle domande.
“. Il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato ad un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo. L'esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà”.
Poniamo un po’ la nostra attenzione sul come produciamo il nostro profitto (o il nostro guadagno).
Noi datori di lavoro e managers rispettiamo i nostri dipendenti e la loro dignità di persone? e concediamo loro i tempi previsti per una serena cura delle loro famiglie e dei loro interessi?
Noi lavoratori rispettiamo gli obblighi di lavoro? vediamo i nostri colleghi come amici e non come avversari con i quali competere per ottenere un stipendio più alto del loro (magari utilizzando comportamenti non troppo lineari)? vendiamo agli utenti e ai clienti i servizi o i beni dell’azienda pensando solo a vendere o tenendo nella giusta considerazione i loro interessi ad un prodotto o a un servizio adeguato?
Noi pensionati sappiamo rinunciare (qualora inutile) ad un lavoro (magari in nero) retribuito, togliendo occupazione ai più giovani?
Noi professionisti sappiamo pensare solo agli interessi dei nostri clienti e non anche al modo di guadagnare di più rispetto a quello che sarebbe giusto?
E così via...
Ne parliamo sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com
Buona settimana
2 commenti:
Sai, Giuseppe, mi sa che hai dimenticato un quesito retorico … pertinente.
Lo pongo velocemente non potendolo commentare.
“Noi preti, vescovi, cardinali e Papa, viviamo nella povertà e nella carità per il prossimo o del nostro ministero ne facciamo un business destinato al nostro solo benessere e interesse privato?”
Grazie dell’attenzione!
Sam
necessita di verificare:)
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