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sabato 8 agosto 2009

Ancora dall' enciclica (ragione e fede...)

Un’altra bella pagina dell’enciclica “Caritas in veritate” (paragr. 74):

Le scoperte scientifiche.... e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza. Si è di fronte a un aut aut decisivo. La razionalità del fare tecnico centrato su se stesso si dimostra però irrazionale, perché comporta un rifiuto deciso del senso e del valore. Non a caso la chiusura alla trascendenza si scontra con la difficoltà a pensare come dal nulla sia scaturito l'essere e come dal caso sia nata l'intelligenza. Di fronte a questi drammatici problemi, ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l'uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone”

Ne vogliamo discutere sul blog?

Buona settimana

3 commenti:

La penna nera ha detto...

Caro Giupeppe
sto leggendo anch'io l'enciclica...
Sono alla prime pagine e la sto trovando molto interessante.
Certo che AMORE E VERITA' per i nostri politici è un concetto quasi marziano.

Carla

Sam ha detto...

Poco fa ho visto pure il tuo pensiero domenicale sull’enciclica papale e spesso, scusa la sincerità, mi vien voglia di … analizzare il comportamento di molti cattolici che vedono nel pontefice non un uomo qualunque al vertice di un potere religioso, ma un mito a cui inchinarsi ognora: ha detto, dice, ha scritto, insegna, afferma ….
Di Ratzinger ho le mie idee, ovviamente, e non mi pare né un teologo, né un grande uomo: lo ritengo un tignoso grimpeur sociale (religioso) che ha dei problemi psicologici dovuti alla sua origine. Ma posso anche … sbagliarmi.
Tornando all’enciclica e al tuo stralcio posso solo annotare:
a) Non esiste un automatico imporre la scelta tra le due razionalità se non nella fenomenologia personalista; perciò il suo concatenamento logico quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza è intrinseca solo al suo personale modo di essere.
Personalmente ritengo che la scienza debba essere considerata come la fede: un fattore indipendente ed esterno alla ragione da analizzare, perfezionare e regolamentare.
Difatti l’accusa più diffusa che viene rivolta a Ratzinger è d’essere un integralista relativista fenomenologico. Ciò significa che crede d’essere nella verità perché ha la “sua” fede.
b) La scienza e la fede non mi hanno mai imposto degli aut aut, per il semplice fatto che la coscienza è un fattore personale indipendente alle cose, perciò alla “relatività” dell’esistente. Teoricamente pure a Dio.
c) Facendo un paradosso: non esiste una montagna buona o cattiva, crudele o sanguinaria, terribile o benefattrice. Esiste la montagna e basta. Ciò che qualifica la montagna in un determinato modo e la contingente percezione (coscienza) personale.
d) È, in pratica, la stessa rimostranza che ho fatto tempo fa a Flavio Felice relativamente al suo modo di intendere l’economia. Ciò che modifica e crea valore di plusvalenza o minusvalenza è solo il nostro modo di agire. Perciò posso concordare sul fatto che La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone, anche e soprattutto in un papa come Ratzinger.
Da cosa lo deduco? Beh, mi pare semplice: Non a caso la chiusura alla trascendenza si scontra con la difficoltà a pensare come dal nulla sia scaturito l'essere e come dal caso sia nata l'intelligenza.

Concludo:
ciò che non si può dimostrare è bene lasciarlo all’escatologia personale, perciò alla fede; ma appunto per questo l’escatologia non deve interferire con la scienza, né con l’economia e soprattutto con la ragione che le deve “amministrare” tutte.
Diversamente il valore personale escatologico, pur essendo solo teorico ed idealista, tende a soppiantare le altre discipline, specie la ragione, addivenendo alla conclusione che questa (la fede teologica) ha un diritto prevalente di dominio su tutte le altre.
Però, considerato ciò che la storia da secoli ci insegna sulla religione, è totalmente degenerante ed errato.

Buona serata e, data l’ora, buon riposo, Giuseppe.
Ciao.

Giuseppe ha detto...

In realtà leggendo i vari passi dell’enciclica non ho trovato evidenza di contrasti tra la ragione e la fede: si parla di complementarietà (per i credenti) della fede con la ragione ragione aperta alla trascendenza e per i non credenti si parla di ragione chiusa nell’immanenza.

Anzi nell’insieme il discorso mi pare molto aperto alla ragione (scienza) sia come strumento per conoscere sempre più a fondo la magnifica realtà che ci circonda sia per realizzare quelle tecnologie che hanno aiutato e aiuteranno il “progresso dei popoli”.
Mentre, come ovvio, non pone limiti ai possibili approfondimenti della ragione, pone invece dei limiti all’uso della tecnologia e conseguentemente limiti ai comportamenti di tutti quegli uomini che hanno la possibilità di usare le tecnologie: questi comportamenti devono essere comportamenti fondamentalmente “giusti” nei confronti di ogni altro essere.

E a proposito di giustizia mi piace il legame e le definizioni di carità (= amore) e giustizia: la giustizia è un diritto dovere inalienabile per tutti gli esseri, mentre la carità è un di più:
Non posso « donare » all’altro del mio, senza avergli dato in primo luogo cio` che gli compete secondo giustizia.

Ciao
Giuseppe