Quanto tempo ci ho messo per cominciare a capire
Si, è anche questo, ma ho scoperto ora che principalmente è un simbolo di libertà, il massimo simbolo di essa.
La libertà è, dal punto di vista negativo, assenza e abbandono dei vincoli esterni alla propria coscienza, dal punto di vista positivo, capacità di operare il bene assumendosi le proprie responsabilità verso se stesso, verso gli altri, verso la natura.
Gesù Cristo (per alcuni solo un grande uomo, per altri, come me, il Figlio di Dio), ha LIBERAMENTE, con una decisione dura, determinata, sofferta, consapevole, scelto di abbandonare tutto le sue certezze (amicizie, famiglia, anche, per chi crede, il suo Padre divino) per donare la sua vita per le persone che amava (tutti gli uomini del mondo).
Poteva rifiutare, poteva portare a termine la sua missione in modi diversi, è invece ha esercitato la sua “libertà” morendo della morte più ignominiosa allora conosciuta.
Gesù sulla Croce è pienamente “libero”, non ha più legami con la terra e con il cielo (l’abbandono del Padre), esprime positivamente questa sua libertà per il bene di tutti.
Si,
Ma non finisce qui.... riprenderemo il discorso la prossima settimana
Buona settimana,
3 commenti:
L'uomo è un maestro nello stravolgere i "segni". Può uno strumento di tortura essere "brandito" a sua volta come simbolo di oppressione e di sopruso? Sì, a quanto pare, quando il cristianesimo viene soltanto ritenuto una "civiltà superiore" e non l'annunzio per eccelenza della tolleranza e dell'amore.
torietoreri
www.torietoreri.splinder.com
Caro Giuseppe
la libertà di Cristo è la nostra assicurazione.
Il premio si paga in "croci" alla scadenza, anzi alla stazione.
Allora la mia riflessione è questa:
La quinta stazione
In questo periodo quaresimale siamo abituati alla pratica della Via crucis: quadri significativi dell’ultimo percorso dell’Uomo dei dolori.
Tra questi, uno dei momenti più toccanti è rappresentato dal Cireneo che, preso all’improvviso, è costretto ad aiutare Gesù.
Il poveruomo, tornando dalla campagna dopo una giornata di lavoro non aveva nessuna intenzione e nessuna voglia di risolvere i problemi dei soldati romani e tanto meno soddisfare i cori ripetuti della folla istigata da pochi agitatori di popolo. Per quanto infastidito solleva il legno del patibolo e si avvia verso quel luogo di morte.
Spesso ci siamo identificati in questo personaggio anonimo.
Il nostro pensiero e la nostra pena dura lo spazio di una stazione.
Riflettendo sulla nostra vita richiamiamo alla memoria i tempi di sofferenza a cui siamo stati chiamati nostro malgrado a trascinare la nostra croce.
Per alcuni la croce dura una parte della vita, una stazione; per altri c’è bisogno di un supplemento, un tragitto più lungo; per altri ancora la chiamata dura più stazioni, forse anche al Golgota.
Fino a quando, Signore!
Ci siamo dichiarati tuoi amici e desiderosi di aiutarti, ma talvolta non sopportiamo nemmeno un mal di testa in nome tuo. Invece tu ci vuoi vicini, talmente da sostituirci a quel peso
Eppure non ci siamo accorti ad avere un compagno di viaggio che non abbiamo riconosciuto…..
Accompagnarti significa calcare ogni orma del tuo cammino. Doloroso che sia.
Certi che quando ci sarà bisogno tu ci porterai sulle tue braccia.
Tu non ci liberi dal dolore.
Tu ci proponi una terapia del dolore.
Tu ci liberi e salvi tanti altri con il dolore nostro, come hai fatto tu.
Certi che in cima a quel colle di morte risplende unica la luce della risurrezione.
Pompeo Quaresima 2009
Grazie, Giuseppe! È bellissimo quello che ci hai scritto… Ne farò tesoro! Buona settimana anche a te! Grazia
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