La cultura moderna tende a sottovalutare , talvolta anche ad irridere, la sobrietà tendendo a trasmettere un messaggio secondo cui sia la caratteristica delle persone con modesti obiettivi personali, se non una buona scusa per giustificare la taccagneria.
La sobrietà invece, nel suo esatto significato, è la capacità di orientare la propria vita, tenendo conto delle risorse disponibili, sulla base di una scala di priorità di consumi coerente con i propri valori personali.
E’ una virtù difficile, che costringe ad avere coraggio, forza, determinazione, pazienza di fronte ai tentativi della cultura, dei media e della pubblicità, di dettarci i comportamenti personali e di consumi.
Altro che la giustificazione dei taccagni, è la virtù dei forti del XXI secolo! E senza una sobrietà vissuta comunitariamente, sarà ben difficile uscire in maniera duratura dall’attuale situazione economica.
Che ne pensate? Ditelo sul blog http://giuseppesbardella.blogspot.com
Buona settimana
7 commenti:
ciao, rispondo al volo. visto che parli di sobrietà, hai di recente letto il volumetto che mons. tettamanzi ha fatto per gli amministratori della diocesi di milano che si chiama la sobrietà dimenticata? Se sì, mi piacerebbe avere un tuo pensiero in merito, se no credo tu possa recuperarlo in qualche libreria tipo Ancora. fammi sapere se non lo trovi che provvedo io. ciao mary
La sobrietà, spesso, si identifica con la moderazione, cioè con il saper discernere ciò che serve da ciò che è superfluo.
Purtroppo oggi siamo nel “mondo” della comunicazione, ma non in quella che include la trasmissione delle idee e del sapere per ampliarli nella conoscenza universale, bensì in quella consumistica che spinge l’individuo appunto al … consumo.
Più che essere taccagni si rischia di essere poco “In”, quindi in apparente anacronismo col tempo: retrogradi e superati!
Difatti, se si guarda bene, davanti ad una recessione impressionante, a una disoccupazione crescente per ora mitigata dalla CIG, alla difficoltà di reperire risorse per sostenere le famiglie, l’occupazione, l’industria e le … casse degli sprechi statali, i nostri dirigenti istituzionali non trovano altra idea che l’invitarci a “consumare”, anche se ciò impone un indebitamento supplementare.
Da dove trae origine questa tendenza? Alla rivoluzione e sviluppo industriale e al commercio?
Non credo! Quasi sicuramente ha preso origine da quelle teorie degli anni ’30 che imponevano l’indebitamento generalizzato per risollevare l’economia e l’occupazione.
Poi, tra continue crisi ricorrenti, di cui la prima produsse ben 60 milioni di morti, si è giunti ai nostri giorni in un crescendo continuo, per cui il sistema poi fa, obbligatoriamente, default.
Nell’antichità spesso si banchettava per ozio e i Romani erano maestri in ciò: si mangiava, poi quando si scoppiava si vomitava volontariamente, quindi ci si riempiva nuovamente.
Ma allora lo spreco era nel cibo, mentre ora è nelle cose inutili e superflue: video, cellulari, auto …; in un rincorrere continuamente l’ultima novità perché il possederla, magari a rate, ci dona una “felicità” repressa e … inconsistente.
E spesso, purtroppo, tra le cose materiali ci mettiamo anche il coniuge, perciò la famiglia, in un uso e getta degenerato che trasforma la persona in oggetto.
Siamo figli del … nostro tempo!
Giuseppe, mi trovi perfettamente d'accordo !
la sobrietà non è solo una meravigliosa virtù frutto della consapevolezza del valore di ogni cosa, anche la più piccola e quando una cosa ha valore non la si spreca. Sobrietà è anche e soprattutto conseguenza della maturità individuale e collettiva dalla quale deriva la capacità e la forza di scegliere sempre: mi piace? davvero mi serve? quali i pro e i contro? .....e quanta libertà ne scaturisce !!!
e la gioia che fa sperimentare questa libertà è e sarà sempre il bisogno e la voglia di non voltarsi indietro mai rispetto al proprio stile.
Ci diano pure dei taccagni, peccato per loro, non sanno quanto perdono !
la sobrietà è la virtù che lascia spazio a Dio nella nostra vita
Come conciliare questa sobrietà da te descritta con il sistema di mercato "capitalistico" che in ultima analisi si fonda anche su un'idea di sviluppo continuo di beni, merci, profitto, tecnologia al servizio dei consumi, benessere economico, etc. etc. ? Sono in contrapposizione? Alcune figure di imprenditori e statisti che abbiamo avuto anche in Italia nel passato suggerirebbero di no, hanno coniugato sobrità personale, visione proiettata sull'intera comunità e non solo agli azionisti/manager, sviluppo economico e benessere economico.... trovo che il tema è molto stimolante .
La sobrietà non è affato dimenticata, semmai non vi è interesse a diffonderla mediaticamente.
Sulla virtu della Sobrietà esiste una importante riflessione sociale e politica in Italia, ormai ben più che decennale, a partire dal 1993 con la Campagna Bilanci di Giustizia (www.bilancidigiustizia.it) che partendo nel nord-est ha coinvolto negli anni centinaia di famiglie italiane. Da questa riflessione nasce la recente campagna CAMBIERESTI promossa dal comune di Venezia nel 2006-2007 che ha portato ad una maggiore visibilità politica delle "buone" pratiche e dei cittadini "virtuosi".
Per approfondire, vi propongo due testi "storici" sulla sobrietà, secondo me molto ben fatti:
"Invito alla sobrietà felice", EMI, 2000
"Sobrietà: dallo spreco di pochi ai diritti di tutti", Feltrinelli, 2005.
Aggiungo che l'autore del secondo libro è Francesco Gesualdi, ex allievo di don Milani e responsabile del centro nuovo modello di sviluppo: qui trovate molte proposte interessanti per affrontare il dilemma "sobrietà vs posti di lavoro" con il quale gli esponenti dell'attuale modello economico vorrebbero liquidare la sobrietà come peculiarità del mondo cattolico, quando essa è invece la base di un vasto movimento sociale e politico di persone e organizzazioni.
La sobrietà non è più solo una virtù del singolo, ma pratica politica condivisa, comunitaria e conviviale.
Un abbraccio. Marina
La sobrietà è la virtù quaresimale per eccellenza (v. mio ultimo post). Un caro saluto
torietoreri
www.torietoreri.splinder.com
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