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sabato 25 ottobre 2008

Buona settimana (momenti di desolazione...)

Carissimi,

ci sono momenti in cui una sensazione di sconfitta ci pervade, di inutilità delle nostre battaglia per una cultura basata sul rispetto della persone umana e sul valore della fraternità.

Ecco allora l’aiuto della Parola. Stamane leggendo il capitolo 8 della lettera di Paolo ai Romani mi sono soffermato sui seguenti versetti:
“noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Romani 8,28)
e
“chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” (Romani 8,35).

Potenza della Parola che ci ricorda come, al di là del nostro impegno e delle nostre capacità, c’è solo un Signore di tutte le realtà, che tutte le volge al bene tramite un suo imperscrutabile disegno capace anche di trasformare in elementi buoni le nostre sconfitte, gli errori, anche le cattive azioni.

Buona settimana

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Giuseppe, anche io ho pasaato momenti delicati come quello che indichi nel tuo post.
Li ho superati cercando di vivere giorno per giorno, superando o aggirando gli ostacoli uno alla volta, immettendo più amore possibile in ogni azione e poi, pasaato il momento di difficoltà....ripartire al galoppo.
Auguri!!

Sam Cardell ha detto...

Credo che non sempre si possa “vincere”, specie se si intende rispettare il proprio modo di essere.
Perdere una battaglia non è perdere la guerra; perciò: mai abbattersi per un momento apparentemente negativo.
Vi sono sconfitte strategiche che portano alla vittoria e che annebbiano la mente al vincitore di giornata.

Un cristiano guarda il risultato finale e mai il parziale; perciò la sua fede non dovrebbe mai venire meno, a meno che la fede non sia immedesimabile alla ragione.
Che c’entra fede e ragione nell’abbinamento immedesimante? Mi pare semplice: se non si fondono in un'unica cosa non si tratterà di fede e di ragione, ma solo di idolatria ed istinto.
La fede deve sempre essere ragionata, perciò compresa totalmente nell’utilità e proficuità del proprio essere persona; diversamente l’una non supporterà l’altra ed al primo contrasto andrà in crisi.
Cosa fortificò la fede in Paolo? La certezza ragionevole della comprensione dell’avvento di Cristo e dell’utilità della sua passione/morte per la redenzione, tramite la resurrezione quale prova inconfutabile della vittoria del bene sul male, o, volendo, della vita sulla morte.
E nonostante la sconfitta dialettica nell’agorà ateniese proseguì con grandi risultati la sua missione apostolica.

Un tipo, che nella sua vita aveva frequentato un sacco di belle ed importanti donne, pur senza sceglierne una per sé, così diceva a sua moglie che gli chiedeva perché avesse scelto proprio lei ch’era, a suo parere, meno bella ed importante delle altre: “Perché le altre mi han detto sempre di no!”.
La moglie, incuriosita e perplessa, obbiettò ch’era impossibile, conoscendolo, che ciò fosse realmente avvenuto; e lui le rispose: “Bisogna essere capaci di farsi dire di no! In questo modo mantieni ottimi rapporti con tutti e sei vincitore reale senza essere perdente. ”.
Per il cristiano dovrebbe essere la stessa cosa, perché dall’apparente morte/sconfitta di Cristo ne è sortita la vittoria/salvezza di tutti i credenti.
E lo sconforto, per un credente, è teologicamente il dubitare della salvezza e dell’utilità del sacrificio di Cristo: un rinunciare, magari solo provvisoriamente, a credere totalmente in ciò che si è consapevolmente abbracciato.

Sam Cardell