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martedì 30 settembre 2008

Il Centro (PdP) e il bipolarismo

Può esistere un Centro in un sistema Bipolare?

Qualcuno, leggendo i miei precedenti appunti sul Centro, mi ha chiesto come sia possibile per me conciliare la mia preferenza per una politica e per un soggetto politico di Centro, con l’altra mia preferenza per un sistema politico bipolare.
Occorre innanzitutto procedere ad alcuni chiarimenti.

Il primo chiarimento riguarda la differenza fra bipolarismo e bipartitismo.
Per bipolarismo si intende un sistema politico con pochi partiti (generalmente 4, al massimo 5) organizzati in due coalizioni/poli che si riconoscono reciprocamente come legittimi e che si possono alternare al governo di una Nazione in funzione dei risultati elettorali.
Nel caso del bipartitismo ci sono solo due partiti (con magari altri piccoli e praticamente ininfluenti) che si confrontano politicamente ed elettoralmente alternandosi al governo.
In entrambi i casi può avvenire che, in circostanze di emergenza nazionali, i due partiti o i due poli possano decidere di governare insieme in una grande coalizione.

L’altro chiarimento riguarda il Centro. Per Centro, a mio parere, non si deve intendere un luogo geometrico equidistante fra Destra e Sinistra, in grado di mediare fra i due poli o partiti e di allearsi con uno del due in funzione delle maggiori affinità programmatiche o, peggio (ma non occorre scandalizzarsi), delle maggiori acquisizioni in termini di potere politico o economico.
Per Centro si deve intendere, sempre secondo la mia opinione, un soggetto politico dotato di un autonomo progetto culturale dal quale discendano conseguenti precise linee politiche sia programmatiche che esecutive, linee diverse da quelle degli altri partiti che, per comodità potremo chiamare Destra e Sinistra.
Quando parlo di progetto culturale e di conseguenti linee politiche non posso non fare riferimento al mio precedente articolo su “Appunti per un Centro dinamico” visibile sul mio blog http://giuseppesbardella.blogspot.com .

Inoltre forse sarebbe meglio proprio eliminare il termine Centro e, vista la base culturale personalista che a mio parere dovrebbe avere il soggetto politico, definirlo Partito delle Persone (PdP) o se preferite, Rosa per l’Italia.... Decida il lettore, io userò PdP.
Consideriamo dunque che il PdP ha un progetto culturale indipendente e delle linee politiche autonome, diverse ed eterogenee rispetto alla Sinistra (la vogliamo chiamare PD?) e alla Destra (perché no PdL?).
In un contesto quale quello sopra descritto nessuno vieta di immaginare che il PdP si ponga in una posizione di alternativa piena rispetto al PD e al PdL nell’ottica di divenire un partito di rilievo e di forza tale da contribuire a costituire, in una posizione egemone rispetto ad un'altra forza, una delle due coalizione tipiche di un modello bipolare.

E’ certo un cammino lungo, che può passare anche attraverso alleanze temporanee con il PD o il PdL (qualora serva in una ottica di governabilità) ma che abbisogna soprattutto di alcune doti semplici ma essenziali e difficili:
1. pazienza e costanza perché si tratta di percorrere una strada difficile avendo fermo un obiettivo di lungo periodo;
2. capacità politica di conciliare l’obiettivo di lungo periodo con le scelte contingenti per il bene del Paese.
3. capacità di spiegare e calare nella realtà sociale più vasta possibile e con le modalità più semplici ed accessibili il progetto culturale personalista e le conseguenti scelte pratiche chiarendo inequivocabilmente i vantaggi in termini di bene comune.
Avremo queste doti?

lunedì 22 settembre 2008

I miei pensieri non sono i vostri pensieri...

Nella I lettura della S. Messa di domenica scorsa si poteva leggere: "Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie".
Riflessioni a ruota libera nella mia testa... Quante volte mi sono irritato perché Dio pareva non appoggiare certe "mie" iniziative seppur portate avanti per il bene degli altri! Quante volte ho visto persone deluse perché Dio pareva non aver ascoltato le loro preghiere! Quante volte mi sono chiesto "ma esisti davvero?" davanti al silenzio di Dio!...
Eppure bastava ricordarsi queste parole "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie".
Il guaio è che spesso facciamo l'errore di crearci una nostra immagine di Dio e pensiamo che Dio sia quello, un Dio strano però, al livello e alla misura della nostra mente umana e pertanto limitata.
No, Dio è un mistero, è su un altro piano, è un Dio paradosso, Amore che talvolta ci fa soffrire, nascosto eppure talvolta Luce accecante, Dio uno eppure Trinità. Come possiamo pensare di incapsulare Dio nei nostri schemi mentali?
Come mi faceva pena Gagarin, il primo astronauta che gridava di non aver visto Dio nell'universo, mentre non aveva visto il "suo" Dio, il Dio come la sua mente lo immaginava.
Come mi fanno pena Odifreddi e altri scienzati che pensano di poter dimostrare matematicamente l'inesistenza di Dio. Come si fa ad incapsulare nella matematica una Persona e, sopratutto, una Persona come Dio, eterna, infinita, che sfugge ad ogni possibilità di inquadramento mentale? Possibile che non si accorgono che stanno parlando non di Dio, ma del "loro" Dio, del Dio come loro se lo immaginano?

mercoledì 17 settembre 2008

Un filtro necessario: davide.it

Cari amici, quante volte è capitato a noi o a nostri conoscenti (anche ragazzi) di essere disturbati nella nostra navigazione in Internet da siti contenenti violenza o pornografia nei loro diversi aspetti?
"Davide.it" è un filtro gratuito creato ed aggiornato continuamente da alcuni volontari che permette di bloccare l'apparizione di tali siti.

Mi permetto di suggerirvene l' applicazione sul vostro computer e vi indico di seguito la pagina Internet sulla quale potrete trovare maggiori delucidazioni: http://www.davide.it/

Ciao a tutti

domenica 14 settembre 2008

Buona settimana (a noi tocca tentare...)

Carissimi,

nei momenti di sconforto o di senso di impotenza mi ha sempre sostenuto una frase di T. Eliot, poeta americano credente del ‘900: “A noi tocca tentare, il resto non ci riguarda”.

Buona settimana

martedì 9 settembre 2008

Perché non ci "dePILiamo" un pò?

“Siamo chiari fin dall'inizio: non troveremo né un fine per la nazione né la nostra personale soddisfazione nella mera continuazione del progresso economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi nazionali sulla base del Prodotto Interno Lordo. Perché il prodotto nazionale lordo comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgomberare le nostre autostrade dalle carneficine. Mette nel conto le serrature speciali con cui chiudiamo le nostre porte, e le prigioni per coloro che le scardinano.Il prodotto nazionale lordo comprende la distruzione delle sequoie e la morte del lago Superiore. Cresce con la produzione di napalm e missili e testate nucleari, e comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica. Il prodotto nazionale lordo si gonfia con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte nelle nostre città; e benché non diminuisca a causa dei danni che le rivolte provocano, aumenta però quando si ricostruiscono i bassifondi sulle loro ceneri. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck e le trasmissione di programmi televisivi che celebrano la violenza per vendere merci ai nostri bambini.E se il prodotto nazionale lordo comprende tutto questo, molte cose non sono state calcolate.Non tiene conto dello stato di salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro giochi. E’ indifferente alla decadenza delle nostre fabbriche e insieme alla sicurezza delle nostre strade. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni, l’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei nostri dipendenti pubblici. Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali, né della giustezza dei rapporti tra noi. Il prodotto nazionale lordo non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né le nostre conoscenze, né la nostra comprensione, né la devozione al nostro Paese.Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta; e può dirci tutto sull’America, eccetto se siamo orgogliosi di essere americani.”(Robert Kennedy)

domenica 7 settembre 2008

La famiglia ostacolo allo sviluppo economico?

Carissimi, sempre più mi pare che la famiglia, considerata come una comunità interpersonale affettiva basata sulla fedeltà, la stabilità, la stanzialità, contenga pesanti elementi di eterogeneità se non di conflittualità con i fondamenti dello sviluppo economico come è oggi inteso e promosso dalla cultura dominante.
Infatti:
1. la famiglia si basa sulla fedeltà reciproca fra le persone che la compongono, lo sviluppo sulla fedeltà assoluta al lavoro (anche domenicale e notturno) in vista del successo materiale;
2. la famiglia si basa sulla stabilità e la durevolezza del rapporto, lo sviluppo economico esige che i consumatori abbiano un emotivo ma fugace attaccamento ai beni in modo che ne comprino continuamente di nuovi (e dai beni si passa poi alla fugacità nei rapporti interpersonali);
3. la famiglia si basa sulla stanzialità del nucleo familiare per favorire la crescita dei rapporti sia nell’ambito del nucleo familiare che con gli amici, lo sviluppo economico richiede la massima mobilità (trasferimenti, viaggi di lavoro, cambi di azienda...) sia ai componenti del nucleo familiare sia al nucleo stesso.
E potremo di questa via continuare o approfondire, e vi invito a farlo sul mio blog http://giuseppesbardella.blogspot.com/ dove potrete inserire commenti anche anonimi.
A me viene ora di chiudere sostenendo che difendere la famiglia vuol dire oggi difendere la persona umana e che forse, sarebbe il caso, di batterci con sempre maggiore decisione per uno sviluppo economico che si fondi sul primato della persona umana.

Buona settimana

martedì 2 settembre 2008

Prezzo della benzina

Ricevo e convintamente pubblico il seguente messaggio:

1 minuto di pausa: fermiamoci a riflettere
Nel 2000 1 $ = 1.2 € e 1 barile di petrolio = 60$.
e quindi 1 barile = 72 €.
Oggi 1 $ = 0.62 € e 1 barile circa 115$.
e quindi 1 barile = 71,3 € (Oups!).
La domanda è: Se in Europa il barile costa uguale rispetto al 2000 perché la benzina è aumentata così enormemente?
La crisi del petrolio non sembra così drammatica per chi vende la benzina e lo Stato che incassa le tasse, né per l'Enel che aumenta le bollette, ecc...
Mi sembra una bella presa in giro...
Però la situazione non è così terribile, pensate a quando il dollaro si riprenderà! Non abbiamo finito di pagare...
Per cortesia, questo messaggio deve essere letto dal più grande numero di persone possibile.

Aggiungo io (Giuseppe): quando ci riforniamo di benzina, cerchiamo di andare dai distributori che la vendono a prezzi più bassi, certe volte, nel giro di pochi chilometri, le differenze sono nell'ordine di 1 -2 centesimi al litro (e non è poco considerando i pieni che facciano ogni mese..)
Non possiamo sempre lamentarsi senza reagire fattivamente.

Un caro saluto