Non esistono due persone che non si comprendono, solo due persone che non comunicano (proverbio africano)
domenica 27 maggio 2012
domenica 20 maggio 2012
Buona settimana (dare ottimismo...)
Carissimi amici del buona settimana,
stamattina ho partecipato, con più di 50.000 persone alla "race for the care" corsa/camminata di 5 o 2 km per le vie di Roma, a sostegno della Komen Italia, Onlus impegnata a combattere il tumore al seno.
Al di là del motivo specifico è stato bello vedere uomini e donne, con indosso la maglietta della manifestazione, girare per le vie di Roma.
Famiglie, single, anziani, giovani, tutti sereni, sorridenti, pieni di quella gioia interna profonda che si prova quando si è immersi in una corrente di fraternità umana e di solidarietà civile.
Una manifestazione popolare capace di dare ottimismo, di creare positività in un momento nel quale ne abbiamo tanto bisogno. Ce ne vorrebbero tante altre per risollvevare il nostro morale abbattuto.
Il bene c'è, solo che spesso è troppo invisibile, rendiamolo visibile.
Che ne dite?
Buona settimana
stamattina ho partecipato, con più di 50.000 persone alla "race for the care" corsa/camminata di 5 o 2 km per le vie di Roma, a sostegno della Komen Italia, Onlus impegnata a combattere il tumore al seno.
Al di là del motivo specifico è stato bello vedere uomini e donne, con indosso la maglietta della manifestazione, girare per le vie di Roma.
Famiglie, single, anziani, giovani, tutti sereni, sorridenti, pieni di quella gioia interna profonda che si prova quando si è immersi in una corrente di fraternità umana e di solidarietà civile.
Una manifestazione popolare capace di dare ottimismo, di creare positività in un momento nel quale ne abbiamo tanto bisogno. Ce ne vorrebbero tante altre per risollvevare il nostro morale abbattuto.
Il bene c'è, solo che spesso è troppo invisibile, rendiamolo visibile.
Che ne dite?
Buona settimana
mercoledì 16 maggio 2012
Perché ho lasciato Italiani Liberi e Forti
Carissimi,
poiché molti amici mi hanno chiesto i motivi sostanziali del mio abbandono di Italiani Liberi e Forti, ho pensato di rendere pubblica la parte di mia competenza di uno scambio di email, molto franco e chiaro, che ho avuto con il leader del partito.
Comunque è stata una decisione dolorosa sia perché avevo investito molto, dal punto di vista emotivo, in questa esperienza, sia perché rimane immutata la mia stima personale verso tutti i componenti della Direzione di Italiani Liberi e Forti.
Ecco il testo della email, dalla quale ho cancellato tutti i riferimenri personali, per motivi di privacy.
"Caro ....,
ci sono tre ordini di problemi.
Il primo (che ha causato la separazione, ma non è il più importante) è legato al concetto di trasparenza. Penso che non debba essere limitata ai bilanci, ma anche al confronto pubblico di idee.
Su Facebook avevo scritto questo:
"Il Convegno è andato molto bene come partecipazione, solo occorre capire se vogliamo fare un partito di cattolici o un partito popolare di ispirazione cristiana aperto a credenti e non credenti.
Sono due opzioni entrambe legittime, occorre scegliere."
Questo commento ha suscitato un ampio confronto (49 post) il che non mi pare un male per ILeF.
Qualche mio amico ha fatto qualche commento un po' cattivo su qualche intonazione clericale e sugli interventi (troppi e spesso autoreferenziali) dei siciliani. Io sono intervenuto a calmare e a impostare il discorso in termini più tranquilli.
Il secondo motivo è una diversa sensibilità spirituale rispetto a quella più devozionale, tradizionalista e clericale di ....... e .........
I miei punti di riferimento culturali sono il Concilio Vaticano II, Lazzati e Martini. Siamo lontani anni luce.
Ma questo potrebbe non essere un problema anzi, se ben gestito, una ricchezza.
Il terzo motivo riguarda il fatto che non ho condiviso le linea politica della tua relazione e l'invito espresso ad una sostanziale unità politica dei cattolici.
Sono convinto che sia necessaria una comunione politica fra cristiani ma non una unità politica. Ma questo non è un argomento da poter esaurire in poche righe.
Unendo una sensibilità spirituale tradizionalista ad una visione unitaria dei cattolici in politica, ne deriva inevitabilmente la soluzione di un partito di cattolici che sarebbe, data l'attuale impostazione della Gerarchia (ben diversa da quella dei tempi di Paolo VI), teleguidato dalla Segreteria di Stato.
Come vedi la mia decisione ha motivazioni profonde nel quale l'episodio di oggi ha solo una valenza fortuita.
Un caro saluto"
Non credo che tutti condividiate, anzi la metà sicuramente dirà che i motivi sono sbagliati, spero solo che comprendiate.
Un caro saluto
poiché molti amici mi hanno chiesto i motivi sostanziali del mio abbandono di Italiani Liberi e Forti, ho pensato di rendere pubblica la parte di mia competenza di uno scambio di email, molto franco e chiaro, che ho avuto con il leader del partito.
Comunque è stata una decisione dolorosa sia perché avevo investito molto, dal punto di vista emotivo, in questa esperienza, sia perché rimane immutata la mia stima personale verso tutti i componenti della Direzione di Italiani Liberi e Forti.
Ecco il testo della email, dalla quale ho cancellato tutti i riferimenri personali, per motivi di privacy.
"Caro ....,
ci sono tre ordini di problemi.
Il primo (che ha causato la separazione, ma non è il più importante) è legato al concetto di trasparenza. Penso che non debba essere limitata ai bilanci, ma anche al confronto pubblico di idee.
Su Facebook avevo scritto questo:
"Il Convegno è andato molto bene come partecipazione, solo occorre capire se vogliamo fare un partito di cattolici o un partito popolare di ispirazione cristiana aperto a credenti e non credenti.
Sono due opzioni entrambe legittime, occorre scegliere."
Questo commento ha suscitato un ampio confronto (49 post) il che non mi pare un male per ILeF.
Qualche mio amico ha fatto qualche commento un po' cattivo su qualche intonazione clericale e sugli interventi (troppi e spesso autoreferenziali) dei siciliani. Io sono intervenuto a calmare e a impostare il discorso in termini più tranquilli.
Il secondo motivo è una diversa sensibilità spirituale rispetto a quella più devozionale, tradizionalista e clericale di ....... e .........
I miei punti di riferimento culturali sono il Concilio Vaticano II, Lazzati e Martini. Siamo lontani anni luce.
Ma questo potrebbe non essere un problema anzi, se ben gestito, una ricchezza.
Il terzo motivo riguarda il fatto che non ho condiviso le linea politica della tua relazione e l'invito espresso ad una sostanziale unità politica dei cattolici.
Sono convinto che sia necessaria una comunione politica fra cristiani ma non una unità politica. Ma questo non è un argomento da poter esaurire in poche righe.
Unendo una sensibilità spirituale tradizionalista ad una visione unitaria dei cattolici in politica, ne deriva inevitabilmente la soluzione di un partito di cattolici che sarebbe, data l'attuale impostazione della Gerarchia (ben diversa da quella dei tempi di Paolo VI), teleguidato dalla Segreteria di Stato.
Come vedi la mia decisione ha motivazioni profonde nel quale l'episodio di oggi ha solo una valenza fortuita.
Un caro saluto"
Non credo che tutti condividiate, anzi la metà sicuramente dirà che i motivi sono sbagliati, spero solo che comprendiate.
Un caro saluto
domenica 6 maggio 2012
Carissimi,
la storia ci insegna che il progresso umano non ha un andamento lineare bensì tortuoso, sinusoidale, ciclico, con alti e bassi.
Ora siamo in un momento basso, di crisi, ma ciò non vuol dire che sia solo negativo, è nei momenti di bassa che si pongono le basi per un solida ricrescita.
La crisi ci sta spingendo, e ci spingerà per un po', a cercare l'essenziale nei consumi, a stringere più intensamente vincoli di fraterna reciprocità, ad attivare la nostra capacità di intraprendere.
E allora coraggio, con uno spirito più profondo di sobrietà e di solodarietà, con una sforzo attivo di cercare nuove strade di lavoro, ci riprenderemo verso un avvenire migliore.
Siete d'accordo, o no?
Buona settimana
la storia ci insegna che il progresso umano non ha un andamento lineare bensì tortuoso, sinusoidale, ciclico, con alti e bassi.
Ora siamo in un momento basso, di crisi, ma ciò non vuol dire che sia solo negativo, è nei momenti di bassa che si pongono le basi per un solida ricrescita.
La crisi ci sta spingendo, e ci spingerà per un po', a cercare l'essenziale nei consumi, a stringere più intensamente vincoli di fraterna reciprocità, ad attivare la nostra capacità di intraprendere.
E allora coraggio, con uno spirito più profondo di sobrietà e di solodarietà, con una sforzo attivo di cercare nuove strade di lavoro, ci riprenderemo verso un avvenire migliore.
Siete d'accordo, o no?
Buona settimana
martedì 1 maggio 2012
Buona settimana (sempre positivi....)
Carissimi amici,
l'accumularsi degli anni spesso provoca una zavorra in noi (insieme di esperienze passate, di sentimenti...), che non ci permette di valutare appieno le trasformazioni che inevitabilmente avvengono intorno a noi.
Di qui giudizi negativi su fatti che si verificano, sui comportamenti degli altri, particolarmente dei giovani che spesso ci capita di non capire più.
Ho scoperto l'importanza di un piccolo trucco: trovare la parte positiva in ogni persona, in ogni avvenimento.
Cominciare dal positivo ci permette di dare sempre una impronta di speranza e, perché no? di vedere nella giusta dimensione anche il negativo che inevitabilmente esiste.
Buona settimana!!
l'accumularsi degli anni spesso provoca una zavorra in noi (insieme di esperienze passate, di sentimenti...), che non ci permette di valutare appieno le trasformazioni che inevitabilmente avvengono intorno a noi.
Di qui giudizi negativi su fatti che si verificano, sui comportamenti degli altri, particolarmente dei giovani che spesso ci capita di non capire più.
Ho scoperto l'importanza di un piccolo trucco: trovare la parte positiva in ogni persona, in ogni avvenimento.
Cominciare dal positivo ci permette di dare sempre una impronta di speranza e, perché no? di vedere nella giusta dimensione anche il negativo che inevitabilmente esiste.
Buona settimana!!
venerdì 20 aprile 2012
La rivoluzione della velocità
Spesso mi trovo a riflettere su una considerazione espressa da Sergio Zavoli nel sul libro “C’era una volta la prima Repubblica” pubblicato nel 1999 e che, pressappoco, suonava così: “la rivoluzione non è più il cambiamento, ma la velocità con cui questo avviene”.
Zavoli non faceva altro che vedere la realtà che si era andata sviluppando in quell’ultimo decennio dello scorso secolo. La sempre maggiore diffusione degli strumenti informatici (in primo luogo i computer portatili di grande potenza), la modernizzazione e l’accelerazione dei mezzi di trasporto (aerei e treni superveloci), l’avvento e la veloce diffusione di Internet hanno causato un aumento della velocità delle nostre decisioni e dei nostri comportamenti.
Oggi i computer compiono in nanosecondi operazioni che 20 anni fa costavano minuti di calcolo, il web ci scarica addosso miriadi di informazioni che il più delle volte rischiano di sommergerci, il nostro cervello per far fronte a questa invasione di dati è costretto ad accelerare la propria velocità di elaborazione e a comandare al corpo immediati e rapidi comportamenti conseguenti.
Zavoli non faceva altro che vedere la realtà che si era andata sviluppando in quell’ultimo decennio dello scorso secolo. La sempre maggiore diffusione degli strumenti informatici (in primo luogo i computer portatili di grande potenza), la modernizzazione e l’accelerazione dei mezzi di trasporto (aerei e treni superveloci), l’avvento e la veloce diffusione di Internet hanno causato un aumento della velocità delle nostre decisioni e dei nostri comportamenti.
Oggi i computer compiono in nanosecondi operazioni che 20 anni fa costavano minuti di calcolo, il web ci scarica addosso miriadi di informazioni che il più delle volte rischiano di sommergerci, il nostro cervello per far fronte a questa invasione di dati è costretto ad accelerare la propria velocità di elaborazione e a comandare al corpo immediati e rapidi comportamenti conseguenti.
Non è un caso che molti ragazzi soffrano di iperattivismo e comunque non appaiano in grado di dedicare il tempo necessario per considerare esaurientemente un tema complesso. Ricevono così tanti input in brevi periodi di tempo che sono costretti a scelte rapide ma soprattutto approssimative, spesso dettate solo dall’emotività.
Scrive bene Bauman nella sua teorizzazione della “società liquida” che i tempi del cambiamento sono ormai così veloci che spesso, nel momento in cui riusciamo a cogliere l’essenza di un cambiamento, questo è già superato. L’unica soluzione appare essere quella di accelerare, rischiando di perdere tutti gli elementi per una corretta valutazione di un fatto, o di limitarsi a vivere il momento presente assumendo decisioni che non tengono conto del passato e che si limitano ad una prospettiva di breve periodo.
Le persone e i Paesi che non cambiano il modo di vivere, accettando questa accelerazione, si trovano ben presto a correre il rischio di essere emarginati.
Certo occorre prendere atto che questa rivoluzione della velocità si è rivelata essere uno dei fattori di sviluppo del mondo attuale.
L’utilizzo dei computer è servito per alleviare il lavoro meccanico di tante persone e per migliorare la qualità della vita (basti pensare ai progressi resi possibili nell’ambito della medicina).
La sempre più ampia possibilità di effettuare veloci viaggi virtuali sul web, o viaggi fisici sui mezzi di trasporto ad alta velocità, quella di poter avviare comunicazioni immediate e a basso costo con persone di Paesi lontani, non ultima quella di avere informazioni in diretta sui fatti che si verificano o sui movimenti di opinione che si stanno sviluppando in tutto il mondo, hanno reso quest’ultimo simile ad un villaggio in cui la vicinanza (seppur solo virtuale) è la regola.
Il formidabile vantaggio di questa vicinanza globale deriva dallo scambio di esperienze, di informazioni e di know-how che permette a tutti di poter crescere nelle proprie capacità personali e professionali (quello che A. Sen, Nobel dell’economia chiama “functionning”), di potersi confrontare, di scegliere le soluzioni più vantaggiose per se stessi, per la propria comunità, per il proprio Paese.
Non si possono d’altra parte, sottovalutare i grossi rischi che il mondo sta correndo inseguendo di corsa questa rivoluzione.
Abbiamo già accennato prima alla grande difficoltà che hanno i ragazzi nella possibilità di elaborare esaurientemente e con frutto tutte le informazioni dalle quali sono investiti. Sono il più delle volte costretti a fare delle scelte, non sulla base di criteri di valore o di reale importanza, bensì sulla base della maggiore emozione che una informazione suscita nella propria struttura psicologica. Le decisioni sono prese sulla base dell’emotività e in una prospettiva di breve periodo, perché non si ha il tempo per una riflessione ponderata e di maggior durata (il rischio è che, mentre si spende tempo per la riflessione, un problema cambi profondamente di consistenza rendendo inutile il tempo speso).
Abbiamo già accennato prima alla grande difficoltà che hanno i ragazzi nella possibilità di elaborare esaurientemente e con frutto tutte le informazioni dalle quali sono investiti. Sono il più delle volte costretti a fare delle scelte, non sulla base di criteri di valore o di reale importanza, bensì sulla base della maggiore emozione che una informazione suscita nella propria struttura psicologica. Le decisioni sono prese sulla base dell’emotività e in una prospettiva di breve periodo, perché non si ha il tempo per una riflessione ponderata e di maggior durata (il rischio è che, mentre si spende tempo per la riflessione, un problema cambi profondamente di consistenza rendendo inutile il tempo speso).
Non è detto che la situazione cambi profondamente nel mondo degli adulti. La necessità di prendere decisioni veloci costringe spesso a valutazioni non approfondite e approssimative basate su assunzioni di rischio (potenzialmente errate) e sul presupposto (che il più delle volte si rivela impossibile da realizzarsi) di approfondimenti in un secondo tempo. Anche in questo caso la prospettiva non può essere che di breve periodo, sulla base del bene immediato di chi prende le decisioni, in assenza di una adeguata valutazione delle conseguenze nel medio e lungo periodo che, invece avrebbero potuto suggerire una ben diversa decisione. L’ interesse personale o di una piccola collettività nel breve periodo viene privilegiato rispetto al bene comune in un periodo più lungo, il cui raggiungimento avrebbe potuto meglio beneficiare persona o la piccola collettività che invece ha deciso diversamente.
Le conseguenze della rivoluzione della velocità possono essere poi disastrose per gli anziani, nei quali la necessità di una maggiore lentezza nei comportamenti è conseguenza diretta del maggior numero di anni sulle spalle. Inoltre una inevitabile e progressiva diminuzione della flessibilità cerebrale li posta ad affrontare con sempre maggiore difficoltà il cambiamento, incluso quello per attività che ormai stanno divenendo praticamente indispensabili quali l’accesso ad internet o l’utilizzo di strumenti ICT sempre più complessi (basta pensare alle difficoltà incontrate dai nostri genitori o nonni nel passaggio alla TV digitale o a quelle che incontrano quotidianamente nei rapporti con istituti bancari dai servizi sempre più automatizzati). Si rischia concretamente di arrivare ad una piena emarginazione e ad un completo isolamento degli anziani.
In altra sede, su questo blog, è stato anche approfondito il rapporto fra istituzioni, finanza ed economia, alla luce della rivoluzione della velocità.
La competizione crescente, non solo fra le singole persone, ma anche fra i Paesi, costringe questi ultimi a dotarsi di sistemi istituzionali più rivolti a favorire la rapidità decisionale rispetto alle esigenze di partecipazione popolare. L’emergere di sistemi di potere “personalistici”, il successo economico di regimi a base totalitaria, il ricorso a Governi di tipo “tecnico” parzialmente svincolati dal controllo parlamentare, possono essere visti come la conseguenza a livello istituzionale della rivoluzione della velocità.
La competizione crescente, non solo fra le singole persone, ma anche fra i Paesi, costringe questi ultimi a dotarsi di sistemi istituzionali più rivolti a favorire la rapidità decisionale rispetto alle esigenze di partecipazione popolare. L’emergere di sistemi di potere “personalistici”, il successo economico di regimi a base totalitaria, il ricorso a Governi di tipo “tecnico” parzialmente svincolati dal controllo parlamentare, possono essere visti come la conseguenza a livello istituzionale della rivoluzione della velocità.
Ma anche a livello aziendale le scelte economiche vanno assunte velocemente e spesso sulla base di informazioni sommarie e approssimative. Questo può comportare, nelle aziende, la trasformazione dei dipendenti da collaboratori a meri esecutori di operazioni dettagliatamente programmate (l’importante diventa non capire cosa si fa o perché la si fa, ma farla in maniera conforme a quanto previsto). Anche nelle aziende, come nei casi prima indicati, la prospettiva non può non essere che di breve periodo. Nell’impossibilità di spendere tempo per valutare tutti gli aspetti del problema e le possibili conseguenze delle decisioni, ci si sofferma su quelli più evidenti e immediati, trascurando altri forse più importanti ma che non impattano il breve periodo (conseguenze sull’ambiente, sulla qualità della vita, sulle relazioni con e tra le persone, dipendenti o meno).
C’è un ulteriore aspetto da considerare.
La velocità nella elaborazione delle informazioni e nella esecuzione di comportamenti è certamente necessaria allorché si è investiti da un numero considerevoli di dati in periodi di tempo spesso minimi.
Ma, in un mondo dove la competizione fra nazioni, aziende, persone, rappresenta l’elemento discriminante, per poter emergere (e talvolta anche solo per sopravvivere) non è necessario solo essere veloci, ma anche saper andare più veloce dell’altro.
La velocità nella elaborazione delle informazioni e nella esecuzione di comportamenti è certamente necessaria allorché si è investiti da un numero considerevoli di dati in periodi di tempo spesso minimi.
Ma, in un mondo dove la competizione fra nazioni, aziende, persone, rappresenta l’elemento discriminante, per poter emergere (e talvolta anche solo per sopravvivere) non è necessario solo essere veloci, ma anche saper andare più veloce dell’altro.
Potremmo oggi riformulare la frase di Zavoli “la rivoluzione non è il cambiamento, ma la velocità con cui questo avviene” in “la rivoluzione non è più la velocità del cambiamento, ma l’accelerazione continua di questa velocità”.
Cosa vuol dire tutto questo? Cosa significa per le persone essere costrette ad accelerare sempre più, a spingere sempre al massimo il motore del proprio cervello, dei propri arti?
Come si coniuga questa accelerazione con l’aumento, nel mondo, dei suicidi, di fatti criminali apparentemente inspiegabili, l’incremento di malattie nervose quali depressioni, stress ecc.
Come reagisce la parte spirituale, morale, sentimentale di noi, a queste accelerazioni, alla impossibilità di fermarsi a riflettere, a contemplare, ad amare?
Come reagisce la parte spirituale, morale, sentimentale di noi, a queste accelerazioni, alla impossibilità di fermarsi a riflettere, a contemplare, ad amare?
Non si tratta di denigrare il mondo moderno, gli strumenti della tecnica, in particolare quelli della più moderna tecnologia, non si tratta di auspicare un impossibile ritorno indietro, ma certo occorre dare una risposta costruttiva (e forse anche creativa) alle domande appena più sopra formulate.
Ne va della nostra capacità di saper costruire una società in cui la persona umana sia ancora al centro.
Ne va della nostra capacità di saper costruire una società in cui la persona umana sia ancora al centro.
domenica 1 aprile 2012
Buon mese di Aprile (la crisi come opportunità)
Carissimi amici,
l’ultimo rapporto del Censis ha evidenziato come, a causa della crisi, nell’animo degli italiani stia tornando in auge la famiglia, come luogo di genuini rapporti interpersonali e fonte di possibili risparmi per coloro che vi appartengono.
E un indizio, ma sostanziale, di come la crisi stia facendo rivedere a tanti le scelte dello stile di vita, con maggiore attenzione alle qualità delle relazioni interpersonali e ai beni da consumare (meno lusso e consumismo, più beni essenziali e maggior rispetto della natura).
Se questa tendenza continuerà, potremo dire che la crisi è stata vissuta dagli italiani anche come occasione per migliorare il loro stile di vita e per ricostruire una società che abbia al centro il rispetto della persona umana.
Buon mese di aprile!!
lunedì 27 febbraio 2012
Una strana ma efficace mitragliatrice..
Carissimi,
siamo circondati tutti i giorni e in ogni momento da messaggi, espliciti o nascosti, consapevoli o subliminali, che ci invitano allo sfrenato individualismo, all’egoismo più bieco indicandoci il successo materiale come obiettivo e il nostro prossimo come nemico da vincere.
Come reagire e sconfiggere questa valanga negativa?
Chiara Lubich, in un suo scritto, invitava ad usare una “mitragliatrice” difensiva, recitando spesso, a mo’ di giaculatoria, qualche brano di salmo e qualche altra frase biblica capace di infonderci forza e speranza. Lei ad esempio utilizzava il versetto di un salmo “sei tu, Signore, il mio unico Dio”.
Perché non seguire il suo suggerimento? E anche i non credenti potrebbero seguirlo scegliendo una frase “laica” positiva capace di sortire lo stesso risultato.
Un abbraccio a tutti, buon mese di marzo
lunedì 30 gennaio 2012
Ricominciamo a spargere semi di positività
Carissimi,
intorno a noi gira da un po' un'aria di malinconia, di tristezza, di rassegnazione, direi quasi di angoscia...
Mi sono stancato di aspettarne la fine e ho capito che occorreva reagire e che era necessario cominciare a "costruire positivo" a partire da un impegno in prima persona.
Così ho accolto l'invito di un gruppo di amici di ogni categoria ed età (docenti universitari e studenti, dipendenti pubblici e privati, casalinghe, pensionati, insegnanti ecc.) di contribuire alla fondazione di un partito di ispirazione cristiana "Italiani Liberi e Forti" che nasce profondamente diverso dagli altri partiti perché non ha politici fra i propri fondatori né ha riferimenti a politici viventi.
Quello che mi importa non è farvi iscrivere al partito (www.italianiliberieforti.it/home/html) quanto incitarvi tutti a ripartire, a impegnarvi in qualche ambito in prima persona secondo le vostre qualità, a spargere semi di positività.
Buon mese di febbraio e ..... buona ripartenza!!
intorno a noi gira da un po' un'aria di malinconia, di tristezza, di rassegnazione, direi quasi di angoscia...
Mi sono stancato di aspettarne la fine e ho capito che occorreva reagire e che era necessario cominciare a "costruire positivo" a partire da un impegno in prima persona.
Così ho accolto l'invito di un gruppo di amici di ogni categoria ed età (docenti universitari e studenti, dipendenti pubblici e privati, casalinghe, pensionati, insegnanti ecc.) di contribuire alla fondazione di un partito di ispirazione cristiana "Italiani Liberi e Forti" che nasce profondamente diverso dagli altri partiti perché non ha politici fra i propri fondatori né ha riferimenti a politici viventi.
Quello che mi importa non è farvi iscrivere al partito (www.italianiliberieforti.it/home/html) quanto incitarvi tutti a ripartire, a impegnarvi in qualche ambito in prima persona secondo le vostre qualità, a spargere semi di positività.
Buon mese di febbraio e ..... buona ripartenza!!
Lettera aperta ai ragazzi e ragazze
Ragazze, ragazzi, vi prego, vi imploro, siate flessibili ed elastici, non fatevi prendere dalla sola emotività ma sappiate usare la testa, non pensate di essere sempre dalla parte della verità ma sappiate usare il dialogo e cercare la verità insieme all'altro.
Riacquistate la vostra libertà, che non è fare quello che vi pare piace ma fare il vostro bene e quello degli altri, non siate schiavi della moda e degli slogans, sappiate andare veramente controcorrente mostrando con fierezza la vostra capacità di essere sobri di fronte alle vuote dimostrazioni di sfarzo di persone stupide e magari indebitate. Non fatevi omologare!!!
Sappiate rinunciare a qualche ora al bar o di notte nei pubs per ritornare alla dura ma inevitabile fatica di leggere e di studiare.
Non fatevi ingannare da falsi maestri che predicano successi senza fatica, la parola "sacrificio" non è una parolaccia ma solo lo strumento per un successo vero e duraturo.
Ricordate che, una volta raggiunto un sufficiente grado di autonomia economica, una maggiore felicità non dipende da qualche euro in più ma da qualche vero amico in più.
Ragazze, ragazzi, lo so queste parole possono sembrarvi dure e antiquate ma, vi assicuro, non lo sono e sono dette da qualcuno che vi vuole veramente bene.
Riacquistate la vostra libertà, che non è fare quello che vi pare piace ma fare il vostro bene e quello degli altri, non siate schiavi della moda e degli slogans, sappiate andare veramente controcorrente mostrando con fierezza la vostra capacità di essere sobri di fronte alle vuote dimostrazioni di sfarzo di persone stupide e magari indebitate. Non fatevi omologare!!!
Sappiate rinunciare a qualche ora al bar o di notte nei pubs per ritornare alla dura ma inevitabile fatica di leggere e di studiare.
Non fatevi ingannare da falsi maestri che predicano successi senza fatica, la parola "sacrificio" non è una parolaccia ma solo lo strumento per un successo vero e duraturo.
Ricordate che, una volta raggiunto un sufficiente grado di autonomia economica, una maggiore felicità non dipende da qualche euro in più ma da qualche vero amico in più.
Ragazze, ragazzi, lo so queste parole possono sembrarvi dure e antiquate ma, vi assicuro, non lo sono e sono dette da qualcuno che vi vuole veramente bene.
Iscriviti a:
Post (Atom)