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lunedì 21 marzo 2022

Una ubbidienza consapevole

 



“Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va' a lavorare nella vigna oggi".  Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò.  Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò.  Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L'ultimo»”

Questa parabola (Matteo 21, 28-31) mi ha sempre colpito perché spesso mi è capitato di comportarmi come il figlio “neghittoso” (mi piace chiamarlo così).
Frasi come “sempre il solito bastian contrario” o “sei come una canna stonata di un organo che suona armonicamente” o “affidati a chi ha un ruolo più importante ed è sorretto dal parere di tutti gli altri” ancora mi risuonano nelle orecchie, dette ogni volta che mi dissociavo dalla opinione della maggioranza.

Questo brano del vangelo di Matteo mi conforta.

Sì, c’è l’ubbidienza pronta di chi aderisce alla volontà di un altro superiore o a quella della maggioranza perché la condivide.
C’è anche l’ubbidienza forzata di chi magari ha una opinione diversa ma la supera subito per aderire alla volontà dell’altro o degli altri.
C’è anche una ubbidienza dettata dall’amore verso l’altro o verso la comunità che spinge una persona ad aderire immediatamente al volere delle persone amate.
Infine c’è l’ubbidienza neghittosa di chi non condivide l’opinione e non aderisce. Per pigrizia? per spirito di contrarietà? per forte convinzione opposta?
Cerchiamo di approfondire.

La parabola ci dice come non sempre l’ubbidienza di chi condivide l’altrui volontà (primo tipo suindicato) o di chi forza la propria opinione a aderisce ad una volontà che non condivide (secondo tipo suindicato) sono durature. Il figlio che prontamente ubbidisce al padre in effetti non si reca a lavorare nella vigna!!
E il terzo tipo di ubbidienza, quella, altrettanto pronta, che ha la propria radice nell’amore? Molto probabilmente il figlio che avesse aderito per amore alla volontà del padre sarebbe andato nella vigna e vi avrebbe lavorato come voluto dal padre.
Certamente questo terzo tipo di ubbidienza sembrerebbe quello da raccomandare.
Ma è proprio così?
Siamo certi che mettere da parte la nostra opinione, frutto di un nostro ragionamento per aderire prontamente alla volontà (diversa dalla nostra) di una persona che amiamo sia l’atteggiamento giusto? Siamo certi che, ad esempio in ambito religioso, possa essere considerata volontà di Dio aderire alla volontà di un superiore, rinunciando all’uso di un cervello (anche esso, ricordiamolo, dono di Dio…), alla nostra capacità di ragionare, al essere uomini che in grado di pensare e decidere responsabilmente tenendo conto dei valori che ispirano la nostra vita?

Che dire dell’ubbidienza neghittosa del figlio che, nel racconto della parabola, oppone un rifiuto al padre e poi, in un secondo tempo, decide di andare.
Quale può essere il motivo del primo rifiuto?
Forse una forma di pigrizia, un momento di cattivo umore, una forma di protesta per qualche sorpruso che pensa di aver ricevuto, in una precedente occasione, dal padre o dal primo figlio?
Il vangelo non ci dice il motivo del primo rifiuto, ci dice solo che “non aveva voglia” ma “poi, pentitosi vi andò”.
E se questo rifiuto fosse stato dettato dal forte convincimento che quella del padre fosse una scelta sbagliata e che fosse giusto in qualche modo contrastarla magari proprio per il bene della famiglia?
E se il figlio neghittoso ci avesse riflettuto sopra con maggior calma, avesse soppesato altri elementi di valutazione, avesse concluso che la scelta del padre avesse un serio fondamento e, “pentitosi” dell’originario rifiuto avesse deciso di andare alla vigna?
O ancora se il figlio neghittoso fosse, anche dopo aver valutato altri elementi, rimasto convinto della giustezza della propria scelta ma poi, avendo visto il dispiacere del padre, avesse inserito anche questo sentimento nelle sue valutazioni e, per amore del padre avesse deciso di andare alla vigna?
Non è forse questa una scelta consapevole, presa in autonomia e non dettata da una ubbidienza cieca o da un gesto di amore che, peraltro, rifiuta l’eventualità di un ragionamento? Non è forse da ammirare anche questa scelta di chi l’ha presa anche superando un conflitto interiore per recuperare l’intesa con il padre e con i fratelli?

Non ho una risposta certa a questa ultime domande, so solo che, istintivamente, il figlio neghittoso mi sta molto simpatico.

 

21/03/2022                                                                Giuseppe Sbardella


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