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martedì 12 maggio 2020

Uno Stato può fallire?



Inquadramento generale

Ci sono diversi Stati sovrani che hanno una moneta propria e una Banca Centrale, non autonoma bensì soggetta alle direttive del Governo centrale, che ha come funzione non solo quella di tenere stabile il livello di cambio ma anche quella di sostenere l’economia del Paese con gli strumenti monetari a sua disposizione.
Secondo una parte della teoria economica uno Stato con queste caratteristiche non può fallire. E’ infatti sbagliato il paragone con la condizione di una famiglia o di una azienda che fallisce (o entra in una procedura concorsuale di liquidazione del credito) in quanto non più in grado di onorare, in tutto o in parte, i debiti verso i propri creditori.
Diversamente da una famiglia o da una azienda lo Stato, secondo questi teorici dell’economia, avrebbe uno strumento in più, quello della possibilità di creare le risorse monetarie per onorare i suoi debiti.
Sicuramente questo è vero, vediamo come.
1.      Uno Stato ha in genere due modi principali per procurarsi le risorse monetarie (i soldi…) per far fronte ai suoi compiti istituzionali, sicurezza, difesa esterna, benessere dei cittadini, sostegno dell’economia.
Il primo modo è quello della leva fiscale, mediante fissazione di imposte sul reddito (dirette), sui consumi (indirette), oppure di imposte straordinarie sul patrimonio immobiliare o mobiliare.
2.      l’altro modo è quello di procurarsi le risorse monetarie con prestiti ottenuti tramite l’emissione di Buoni del Tesoro, che sono paragonabili a pagherò cambiari emessi dallo Stato.
I Buoni del Tesoro sono in genere acquistabili da qualsiasi soggetto sia interno che esterno  rispetto allo Stato di emissione e sono offerti a determinate scadenze (più o meno lunghe) nonché a tassi di interesse vari a seconda della situazione del mercato in determinati momenti.
In certi casi eccezionali i Buoni del Tesoro possono essere configurabili come prestito forzoso in presenza di un obbligo, per i soggetti interni allo Stato (sia privati cittadini che investitori istituzionali quali banche e assicurazione) di acquistarne in una certa quantità fissata dal Governo. In alcuni casi è anche possibile prevedere la irredimibilità del Buoni ovvero il loro non rimborso, ma solo il pagamento di interessi alle periodiche scadenza previste.
Generalmente, però, i Buoni del Tesoro vengono posti in vendita sul mercato a scadenza e a tassi di interesse prefissati confidando nell’acquisto di soggetti interni o esterni

Che accade se non tutti i Buoni del Tesoro vengono acquistati e perché ciò potrebbe accadere?
Un primo motivo potrebbe essere quello della insufficienza di risorse presenti sul mercato interno, motivo che però nella stragrande maggioranza dei casi non appare plausibile in considerazione della possibilità di acquisto da parte di soggetti esteri.
Un secondo motivo potrebbe essere quello che i soggetti potenzialmente acquirenti non ritengono conveniente aderire all’offerta di Buoni del Tesoro in quanto, alle stesse condizioni o a condizioni migliori, trovano offerte di prestiti migliori da parte di Enti più affidabili dello Stato in questione.
Abbiamo detto una parola chiave: FIDUCIA.
Senza che lo Stato infonda fiducia nei potenziali acquirenti dei suoi Buoni è inverosimile che trovi creditori disponibili a prestargli soldi.
Siamo arrivati alla situazione classica nella quale una famiglia o una azienda non più in grado di procurarsi i soldi per onorare i suoi debiti pregressi o, peggio…. per poter sopravvivere deve dichiarare fallimento.
Come abbiamo già accennato uno Stato con una Banca Centrale soggetta alle direttive del Governo può imporle di acquistare lei stessa i Buoni del Tesoro, non solo quelli emessi ma anche quelli emittendi finché la situazione finanziaria non raggiunga un equilibrio sostenibile.
Cosa significa che la Banca Centrale compra i Buoni del Tesoro invenduti? Significa che “pompa” liquidità aggiuntiva nel sistema economico.
Ciò ha degli effetti sia all’interno che all’esterno della Stato.

Aspetti interni

Cominciamo dall’interno.
A partire dalla rivoluzione keynesiana dell’economia la stragrande maggioranza degli economisti è concorde nell’affermare che, in una situazione di recessione e di alta disoccupazione, una immissione elevata di moneta non provoca una significativa inflazione in quanto il conseguente contemporaneo aumento sia della domanda aggregata da parte dei consumatori (che hanno più soldi in tasca), sia dell’offerta aggregata degli imprenditori e produttori (che hanno più soldi per investire, produrre e vendere beni e servizi) assorbirebbe una grandissima parte della quantità di moneta aggiuntiva.
Sembra l’uovo di Colombo (almeno dal punto di vista interno…) ma non tutto è così semplice.
Innanzitutto la moneta aggiuntiva prodotta tramite l’acquisto dei Buoni del Tesoro da parte della Banca Centrale arriverebbe ai consumatori e produttori attraverso i canali della Pubblica Amministrazione e degli Organismi finanziati (vari tipi di Banche, Assicurazioni ecc.). Questo passaggio di intermediazioni comporta dei tempi più o meno lunghi e delle distribuzioni più o meno corrette a seconda della trasparenza, efficacia ed efficienza della Pubblica Amministrazione e degli Organismo finanziari. Più trasparenza, efficacia ed efficienza ci sono, più i soldi dovrebbero arrivare velocemente nelle tasche giuste. (ndr.: permettete una annotazione interna, l’Italia ha questa condizioni?)
Ma c’è un altro punto da considerare.
Abbiamo appena parlato di “distribuzioni corrette di risorse” e di “tasche giuste”.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che i soldi, dal punto di vista dell’offerta, devono arrivare velocemente e nella quantità giusta innanzitutto a quei settori produttivi che il Governo considera essenziali per la ripartenza dell’economia; dal punto di vista della domanda occorre che i consumatori non siano liberi di acquistare e consumare quello che vogliono ma siano indotti a acquistare e a consumare innanzitutto prodotti di quei settori essenziali individuati dal Governo.
Ogni soldo usato per consumare altri tipi di beni o servizi sarebbe meno utile per la politica di rilancio dell’economia. Per non parlare degli acquisti e dei consumi prodotti all’estero che sarebbero controproducenti perché aiuterebbero le economia, mentre verrebbero visti di molto buon occhio le esportazioni di prodotti all’estero.
Sembra evidente che ci sono le condizioni essenziali per una politica economica di tipo autarchico.

Aspetti esterni

Passiamo un attimo all’esterno.
Come si comporterebbero i Paesi esteri con uno Stato che finanziasse il proprio debito con Buoni del Tesoro acquistati dalla propria Banca Centrale e che, in aggiunta, disincentivasse le importazioni e stimolasse le esportazioni?
Innanzitutto, per la questione “fiducia” sopra evidenziata, sarebbe difficile, se non impossibile  convincerli ad accettare, in pagamento dei loro crediti, una moneta ai loro occhi svalutata; inoltre non acquisterebbero più i Buoni del Tesoro e, per quanto riguarda quelli da loro acquistati in precedenza, cercherebbero di pervenire ad un accordo con lo Stato debitore sulla base di una riconversione del debito (ristrutturazione dello stesso a scadenze più lunghe e a tassi di interesse più alti, condono di una parte dello stesso a fronte di politiche economiche controllate dai creditori…). Quasi contemporaneamente, specialmente se un accordo si rivelasse impossibile, D)procederebbero a vendere subito sul mercato secondario i Buoni già in loro possesso anche scontando una determinata perdita attuale di fronte alla più probabile e più consistente perdita futura (non poter tornare in possesso, se non in misura probabilmente solo parziale, del loro capitale).
In secondo luogo reagirebbero, forse con gradualità ma ineluttabilmente, ad una politica commerciale che privilegiasse le esportazioni e penalizzasse le importazioni, con una politica commerciale che penalizzasse i prodotti dello Stato in difficoltà.
I rapporti con l’estero rafforzerebbero, se non nel brevissimo periodo, ma sicuramente in quello breve e medio, la tendenza dello Stato debitore ad adottare una politica economica autarchica.
Una domanda. Si può considerare non fallito uno Stato che non riesce a onorare i propri debiti con l’estero? 

Tipo di Governo e di Stato

Torniamo agli aspetti interni.
Abbiamo visto come lo Stato (direi di usare d’ora innanzi il termine “Governo”) possa usare la leva della vendita di Buoni del Tesoro alla Banca Centrale, immettendo una poderosa dose li liquidità nel sistema senza correre il rischio, in caso di profonda recessione e di alta disoccupazione, di produrre significativa.
Abbiamo anche visto come questa politica incontri difficoltà di applicazione laddove la Pubblica Amministrazione e gli Organismi finanziari non siano sufficientemente veloci, corretti, trasparenti, efficienti ed efficaci nel distribuire la liquidità aggiuntiva.
Abbiamo anche visto come il Governo abbia necessità,se non vuole fare inutili distribuzioni a pioggia, “indirizzare” la liquidità verso consumi e investimenti interni di beni e servizi essenziali.
E cosa è questo se non una politica autarchica di un Governo necessariamente, se non autoritario, almeno sufficientemente impositivo per comprimere la libertà economica dei cittadini?
E che succederà allorché, con l’economia in ripresa e l’occupazione in rialzo, si renderà necessario drenare (gradualmente, ma pur sempre drenare) ai cittadini l’enorme liquidità aggiuntiva praticamente regalata e richiedere ai cittadini stessi di compensare il calo di tale liquidità con un aumento della produttività (e del salario reale) nei lavori che si verranno a creare?
Saranno contenti o non sarà necessario, accanto agli aspetti impositivi del Governo, affiancare anche un carattere autoritario dello Stato?
E cosa succederebbe se il Governo non volesse accentuare i propri elementi autoritari per, ad esempio esigenze di consenso e di popolarità, e non drenasse, con la necessaria determinazione e velocità l’esubero di liquidità? La scienza economica ci insegna, anche in questo caso, che si andrebbe incontro ad una significativa inflazione.
Inflazione vuol dire aumento dei prezzi, diminuzione del potere di acquisto, necessità di ricorrere a continue nuove iniezioni di liquidità, finché … non si ponga in essere una politica deflattiva che imponga, dal punto di vista politico, per tenere a freno una popolazione “ubriacata” dalla precedente liquidità a buon mercato, una ulteriore svolta autoritaria.  
Forse tecnicamente, dal punto di vista interno non si può considerare “fallito” uno Stato che svolge le sue funzioni essenziali grazie alla liquidità delle Banca Centrale e ad una svolta autoritaria, ma certo non è un Stato liberaldemocratico.

Conclusione

Per concludere si può anche concordare che una politica economica e monetaria come quella indicata si possa concretamente perseguire e che lo Stato che la persegua e non sia in grado di pagare i debiti con i Paesi esteri possa essere considerato “fallito” sul mercato estero, ma non su quello interno a costo di:
1)      una politica marcatamente autarchica;
2)      una Pubblica Amministrazione e una Organizzazione finanziaria trasparente, velove, efficace ed efficiente;
3)      un Governo con tratti fortemente autoritari e uno Stato non liberaldemocratico con forte compressione delle libertà politiche ed economiche.
Questo è sicuramente lo scenario peggiore.
Tutto potrebbe cambiare in meglio in presenza:
ü  di un popolo disciplinato che accettasse tranquillamente di comprare quello che il Governo indica e di produrre quello che il Governo indica;
ü  di accettare, con senso civico, che la liquidità distribuita a larga manica nel periodo di recessione, venga drenata n cambio di un aumento della produttività globale;
ü  una P.A. e degli Organismi finanziari che si rivelassero (sorprendentemente) veloci, trasparenti, efficaci, efficienti;
ü  last but not least (anzi…) un tempo breve di mantenimento di questo scenario.  

  
Roma 12/5/2020
 








4 commenti:

Unknown ha detto...

Rilevo con immenso piacere che le nostre discussioni di " economia politica " degli anni 67/69 hanno lasciato il...." segno " !!!!....sicuramente poi gli argomenti, nel corso degli anni , saranno stati approfonditi, maturati,...." digeriti ",.....ma, se non erro, le " radici " sono lì !!!!....dovrò " meditare " e..." maturare " le tante considerazioni sul tuo pensiero "economico",....ma per ora...Complimenti Vivissimi !!!!!.....ci voleva che qualcuno avesse messo il....." Pallino " al....centro del...." biliardo " !!!!!

Giuseppe Sbardella ha detto...

Enrico, sei tu? o Enzo? o chi?

Unknown ha detto...

Giusè...! Yes I am !!!!.....comunque questa è la dimostrazione della mia " ignoranza " in materia informatica !!!....ritenevo che, dal commento,...l'intelligenza del computer ne rilevasse l'autore !!!!....visti i limiti " intellettivi " della macchina mi presento !!!..I am Henry !!!!!

Giuseppe Sbardella ha detto...

bene, sono contento che sei entrato nel mio blog