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domenica 3 maggio 2020

Prima le persone


Chi mi conosce dalla fine degli anni ’80 sa che avevo assunto come motto ispiratore “Ante omnia homo” (prima di tutto l’uomo) con il quale intendevo ribadire la mia ferma volontà di condurre la mia vita mettendo al primo posto la dignità della persona umana, di ogni persona umana.
Per ricordarlo a me stesso e per segnalarlo a chi entrava in contatto con me ricordo che avevo inserito quel motto automaticamente dopo la mia firma sulle comunicazioni email (forse qualcuno che mi legge ora lo ricorda ancora).
Avevo a poco assunto un ruolo manageriale in azienda e ricordare quel motto era essenziale per me, sia nei rapporti con i miei capi sia, soprattutto in quelli con i miei collaboratori.

 La situazione cambiò nel 2006 allorché andai in pensione.
Mi accorsi, anche con un po’ di sgomento, che l’età che avanzava e l’esperienza di vita acquisita stavano indebolendo quel sano ottimismo e quella decisa costruttività che, frutto anche del carattere e del DNA familiare, ispirava costantemente i miei comportamenti.
Decisi così, una volta ancora per ricordarlo innanzitutto a me stesso (ma anche alle persone con le quali entrano in contatto) di modificare il mio motto in “costruire positivo”, frase che avete trovato fino ad oggi in calce alle mie comunicazioni.
Non è stato facile conservare l’atteggiamento costruttivo e positivo in questi 15 anni di società liquida, di cambiamento tumultuoso di valori, di pluralismo etico e culturale, di crescita di un pensiero debole di ispirazione populista, di sogni di scorciatoie autoritarie.
Spero di esserci complessivamente riuscito seppure con qualche inevitabile e ineliminabile scivolata.

Questa quarantena, dovuta alla pandemia, mi ha stimolato a riflettere ulteriormente.
Il mondo che abbiamo davanti sarà alquanto diverso da quello che abbiamo alle spalle, non per altro perché il nostro potere d’acquisto comune sarà notevolmente più basso; c’è che perderà il posto di lavoro, chi vedrà prepotentemente eroso da una probabile galoppante inflazione il suo stipendio più o meno fisso o la sua pensione, chi dispererà di non riuscire a trovare più lavoro.

Sarà possibile superare una tale situazione solo se attiveremo meccanismi (il più possibile volontari) di sobrietà nei consumi, di solidarietà con i più deboli, di inventiva nel trovare nuove soluzioni lavorative, di superamento di schemi di giudizio precostituiti, di dialogo con tutti a partire da chi la pensa diversamente da noi.
Caratteristica comune di questo che mi piace chiamare “sommovimento culturale” dovrebbe essere la maggiore attenzione data alle persone (e alle relazioni interpersonali) rispetto alle cose.
Utilizzando termini tratti dalla scienza economica direi che si tratta di preferire il consumo di “beni relazionali” (la famiglia in senso ampio, l’amicizia, l’ambiente, le arti, la scienza…) rispetto ai “beni posizionali” (casa, conto corrente, automobile magari di tipo SUV, in una parola tutte le cose nelle quali manifestiamo il nostro status sociale).
Beninteso il diritto ad una vita degna comporta il diritto ad acquisire beni posizionali in grado di assicurarci una certa sicurezza economica ma, una volta raggiunta questa sicurezza economica, la felicità, come ci dicono i moderni studi di psicologia e di scienza economica, non dipende da un maggior possesso di beni posizionali, ma dall’aumento di intensità o di quantità dei beni relazionali.
In questa ottica ho deciso, da oggi, di cambiare il mio motto da “costruire positivo” (che comunque rimarrà come impegno personale) in “Prima le persone volendo ribadire il mio impegno ad una vita che faccia della sobrietà, della solidarietà, dell’affetto verso l’ambiente e verso la cultura, i punti cardinali.
Nella speranza che qualcuno vorrà accompagnarmi.

P.S. “Prima le persone” può anche essere usato in inglese “People first”, o in latino "Ante omnia homo".


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