Quante volte definiamo le persone o gruppi di persone e
affibbiamo loro delle etichette (milanisti, interisti, calabresi, marchigiani,
liberali, socialisti....) e così facendo rendiamo più difficile e complesso il
dialogo costruttivo.
Le etichette sono necessaria, sono il frutto di nostre elaborazioni e semplificazioni talvolta molto utili, ma utilizziamole meno possibile.
Dietro le etichette ci sono le singole persone, che rappresentano l'unica e vera realtà.
Al limite, per agevolare il dialogo, usiamo l'etichetta di "fratelli".
Buona settimana!!
Le etichette sono necessaria, sono il frutto di nostre elaborazioni e semplificazioni talvolta molto utili, ma utilizziamole meno possibile.
Dietro le etichette ci sono le singole persone, che rappresentano l'unica e vera realtà.
Al limite, per agevolare il dialogo, usiamo l'etichetta di "fratelli".
Buona settimana!!
2 commenti:
Caro Giuseppe, Io sono d'accordo nella misura in cui l'etichetta omologa e non considera le individualità e ci impedisce di pensare con la mente libera e senza pregiudizi... però direi di stare attenti alle forzature del "politically correct", che a volte diventano ipocrite oltre che insopportabili... ad esempio, l'eterna ricerca di nomi diversi per identificare uno stato per il quale si ha il pudore di nominare la condizione(ad esempio i classici "diversamente...." ciao sandro
pienamente d'accordo, Sandro.
E ti confesso che da disabile trovo ridicola l'etichetta "diversamente abile".
Ti dirò che ne ho però scherzosamente inventata un'altra, "creativamente abile" per indicare come molte volte la creatività (usare un piede, il naso, la bocca, il mento, al posto del braccio mancante) può ben sopperire alla disabilità.
Con affetto, un abbraccio
Giuseppe
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