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martedì 1 marzo 2011

Per una nuova iniziativa politica

Da più parti e da qualche tempo ci si chiede quale sia la proposta di Persona è futuro (l'associazione che ho il piacere di coordinare) nell’ambito delle possibili iniziative politiche..

Riteniamo che sia giunto il momento di offrire un contributo per una sua definita elaborazione.

La prima sensazione di un osservatore della società italiana può essere quella di individuare nella stessa una spaccatura nella quale il discrimine sia quello dell’appartenenza ad una delle due principali aree politiche, di centrodestra e di centrosinistra.

Se però si va a fondo si può evidenziare come la vera spaccatura sia ben più profonda e attraversi entrambi gli schieramenti politici.

Procedendo con una certa approssimazione (ma ben vicini alla realtà effettiva) si può riconoscere che da un parte si trovano Italiani che:

  1. sono convinti che la libertà degli altri inizia dove finisce la propria;
  2. pensano che occorre sempre perseguire l’interesse personale a prescindere se si accordi o meno con il bene comune;
  3. ritengono che l’educazione dei figli consista nel dir loro sempre di si e che sia giusto anche spendere anche oltre le possibilità familiari per permettere loro l’ultimo modello di jeans e cellulare o per mandarli in discoteca tutti i sabati e le domeniche;
  4. vedono il lavoro esclusivamente come strumento di successo e di carriera, e al lavoro subordinano la vita familiare e le sane amicizie;
  5. enfatizzano sempre i loro pretesi diritti e prescindere dai rispettivi doveri;
  6. ritengono che le istituzioni siano solo strumenti da utilizzare o ostacoli da abbattere/manipolare per il raggiungimento dei propri personali interessi;
  7. anche se sono consapevoli di aver torto, ritengono che basti urlare e inveire contro l’altro per passare dalla parte della ragione;
  8. pensano che accumulare ricchezza con ogni mezzo sia sempre moralmente lecito, a condizione che si sia “compassionevoli” verso i meno fortunati;
  9. si sentono fuori della società se non cambiano autovettura ogni 3 anni e se non hanno l’ultimo modello di computer o di cellulare;
  10. pensano di non essere “furbi” se fanno regolarmente la fila, rispettano le regole del Codice della strada, salgono sui mezzi pubblici dalla porta giusta;
  11. ritengono che evadere o eludere comunque le imposte sia una “drittata” e forse persino una azione di cui menar vanto;
  12. entrano a far parte di una lobby o utilizzano lo strumento classico della “raccomandazione” per conseguire i propri interessi o raggiungere determinate posizioni;
  13. ritengono che in fondo la vita si riduca ad una grande gioco in cui “vince chi muore con più potere”.

Dall’altra si trovano invece Italiani (probabilmente in una parte minoritaria) che:

  1. sono convinti che la libertà propria inizia dove inizia quella degli altri;
  2. pensano che occorre sempre agire tenendo presente il bene comune oltre che l’interesse personale;
  3. ritengono che educare i figli sia una azione complessa che si esplichi innanzitutto nel testimoniare ed indicare loro i veri valori, nel fare sacrifici per permettere loro di studiare e di realizzarsi attraverso il rapporto con sinceri amici e il frequentare sani divertimenti, ma anche nel saper dire no quando è necessario ai fini della loro educazione;
  4. lavorano in maniera professionale ed esemplare, perché ritengono che il lavoro contribuisce a realizzare la persona umana, ma non consentono che il lavoro totalizzi la loro esistenza a scapito della famiglia, delle amicizie e degli interessi personali;
  5. sono consapevoli che prima di rivendicare i diritti occorre adempiere ai rispettivi doveri;
  6. riconoscono nelle istituzioni uno strumento fondamentale per strutturare il vivere sociale umano nel rispetto della libertà e della dignità di ogni persona, e per questi motivi sentono il dovere di rispettarle;
  7. quando discutono, ascoltano le ragioni degli altri ed espongono fermamente, ma con pacatezza, le proprie;
  8. ritengono che sia giusto elevare il proprio benessere materiale, ma che sia un obbligo morale e sociale di giustizia permettere a tutti di avere un livello di vita dignitoso;
  9. sanno opporsi al consumismo, cercando di fare una sana politica familiare di acquisti, tale da consentire alla famiglia una dignitosa e serena esistenza con tutti i beni necessari e anche alcuni superflui, senza dover rincorrere sempre l’ultimo modello di prodotto;
  10. rispettano tutte le regole, sia quelle giuridiche che quelle solo morali e sociali dirette al conseguimento del bene comune;
  11. ritengono che pagare le giuste imposte sia, prima che un obbligo di legge, un dovere morale verso la collettività, ed un requisito base per poter rivendicare i giusti servizi dalle Istituzioni locali o centrali;
  12. ritengono che il riconoscimento del merito sia l'unico strumento per abbattere vecchi e nuovi privilegi, per rendere efficiente ed efficace l'azione pubblica e privata, e consentire la giusta realizzazione di ogni persona
  13. ritengono che la vita possa anche essere assimilata ad un gioco in cui “vince chi muore con più veri amici”.

In sintesi da una parte si trovano gli Italiani guidati da una cultura che possiamo definire individualistica e consumistica di ispirazione (anche inconsapevolmente) radicale e nichilista, dall’altra quelli che si ispirano ad una cultura personalistica e solidaristica che fonda le sue radici nel cattolicesimo popolare e nel liberalismo democratico e che trova la sia ispirazione della dottrina sociale cristiana.

Quest’ultima Italia, in questa fase storica, è probabilmente minoritaria nel Paese.

Si può però condividere la riflessione che nessuna delle due coalizioni principali attualmente esistenti rispecchi esaurientemente la cultura di questi Italiani e che ci sia ampio spazio per un nuovo soggetto politico che possa rappresentarli sulla base della riscoperta e il rinnovamento di una etica valoriale condivisa. Un nuovo soggetto politico che peraltro non sia la somma, o peggio, il miscuglio di vecchi soggetti e uomini politici che già hanno fatto il loro tempo, talvolta con successo, talaltra (e forse purtroppo più frequentemente) no.

Non necessariamente si deve ipotizzare un partito unico, anzi, proprio al fine di rispettare le varie (ma omogenee) culture che riflettono tale area politica (quelle cattolico popolare, la cattolico democratica, quella di ispirazione laica-liberal ma non anticlericale per partito preso) una ipotesi più fondata appare quella di un polo pluripartitico popolare liberal-democratico, di matrice cristiana e di ispirazione personalistica, aconfessionale, a vocazione maggioritaria.

Per ispirazione personalistica si intende la volontà ferma di porre al centro di ogni riflessione di ogni iniziativa la centralità della persona umana, definibile quale essere umano:
• unico, irripetibile, autocosciente;
• diverso e distinto da ogni altro essere umano;

• di una profondità tale da non poter essere oggetto di una conoscenza razionale, ma solo soggetto di un rapporto interpersonale;
• capace di realizzarsi pienamente nella crescita e nello sviluppo di relazioni interpersonali;
• capace altresì di aprirsi anche ad una superiore dimensione trascendentale e valoriale;
• che ha inizio con il primo sorgere della vita e ha termine con la sua morte naturale né accelerata né ritardata con modalità non umane.
• differente da “individuo” perché quest’ultimo termine identifica solo un elemento informe (quasi un numero) all’interno di una massa indeterminata (popolo, classe, categoria....) manipolabile da una ideologia o da un altro essere umano;
• strettamente connesso alle comunità di vario livello (famiglia, città, nazione) nelle quali conduce la propria esistenza umana.

Persona è futuro mira a dare il proprio contributo per costruire questo Polo pluripartitico popolare liberal-democratico, di ispirazione personalistica, a vocazione maggioritaria, collegato in Europa con i partiti che si riconoscono nei valori fondanti del PPE.

L’agenda politica di medio termine di persone che abbiano a cura il bene comune e l’interesse di una Italia e di una Europa ancora capaci di fornire il loro contributo, culturale prima che economico, ad un mondo migliore, deve essere incentrata sulla ricerca e l’implementazione di un modello di sviluppo socio-economico diverso da quello all’origine della crisi, concentrandosi su una nuova idea di sviluppo focalizzata su:

1. una alleanza intergenerazionale che non si limiti alla riforma delle pensioni, ma si estenda al lavoro, all’ambiente, alla scuola;

2. una politica equilibrata di gestione (non respingimenti ma neppure apertura indiscriminata) dei flussi migratori, in un contesto di cooperazione con gli altri Paesi europei;

3. una forte spinta al rilancio delle Istituzioni europee sollecitando e effettuando un trasferimento di poteri sempre più marcato a livello federale, ben consapevoli che solo una Europa unita politicamente può avere voce in capitolo in un mondo globale dove si preannuncia un duopolio asio-americano;

4. una revisione del sistema politico che semplifichi ed acceleri le procedure decisionali, senza penalizzare, anzi favorendo, il pluralismo locale, culturale e sociale con l’attuazione di un vero ed efficace federalismo, tenendo conto che la globalizzazione ha spazzato vie alcuni vecchi schemi mentali nella considerazione degli stessi concetti di Stato e di Nazione che apparivano solidi e immutabili;

5. un riorientamento del sistema scolastico per metterlo in grado di premiare i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, sostenere i meno capaci volenterosi, punire i non volenterosi;

6. una forte riduzione della spesa pubblica clientelare e una sua riqualificazione verso investimenti produttivi, anche attraverso un impegno deciso contro lobbies e oligopoli dannosi e l’instaurazione di vere e sane liberalizzazioni;

7. una politica finanziaria e fiscale che penalizzi chi ha speculato prima e durante la crisi, e premi le famiglie, le imprese sane e serie, i lavoratori professionali;

8. una riforma della P.A. , il più possibile condivisa con gli operatori del settore, che punti ad accrescerne la produttività, a parità di risorse impiegate, predisponendo, ove necessario, anche sane privatizzazioni di alcuni comparti;

9. una seria politica di investimenti sulla innovazione tecnologica al fine di aumentare l’occupazione in questo settore e procedere ad un suo sviluppo orientato al bene della persona umana (con particolare riferimento a giovani ed anziani).

Una utopia pensando alle attuali condizioni dell’Italia? Forse, ma a questo punto, vista la completa assenza di una alternativa già presente, non rimane che pensare in grande e cominciare a costruirne una nel medio periodo.

Come, con quali modalità? Il cantiere delle proposte (concrete e fattibili) è aperto.

Guardando all’attuale momento politico, Persona è futuro vuole stabilire un contatto con gruppi, associazioni, movimenti che condividano questa impostazione....

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