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lunedì 8 marzo 2010

Regole da rispettare e valutazioni politiche

Le regole, poste dall’ordinamento giuridico a fondamento dell’ordinato sviluppo di una comunità civile, vanno sempre rispettate, con la eccezione del diritto di obiezione di coscienza per quelle regole che sono percepite come gravemente illegittime in quanto lesive della vita o della dignità personale di un essere umano.

Il rispetto delle regole costituisce la prima norma di quell’ etica sociale condivisa che è a fondamento della stessa possibilità di esistenza di un qualsiasi gruppo sociale, a maggior titolo di una Nazione che voglia considerarsi tale.

Il vero cancro che sta corrodendo il sistema politico, economico, sociale e civile della nostra Italia è la pratica soppressione di questa norma fondamentale.

Non solo il trasgredire (o per usare un termine di moda, il bypassare) le regole è diventato un costume diffuso ma, e questo è ancora più grave, viene considerato bravo (o per dirla con i giovani “fico”) chi riesce a raggiungere un obiettivo personale, a scapito del bene comune, trasgredendo le regole e restando impunito.

Questo accade dagli illeciti più piccoli (come quelli relativi alle regole per salire e scendere negli autobus, o ai divieti di sosta) a quelli più gravi concernenti gli illeciti fiscali o i reati. Non basta aumentare le norme che stabiliscono illeciti, o incrementare multe o pene quando è opinione diffusa che quelle multe e quelle pene non verranno applicate e che i comportamenti illeciti non saranno sanzionati ma, in qualche modo (amnistia, condono, prescrizione...) sanati.

Il primo compito fondamentale dei cittadini onesti e competenti, che ancora tengono alla dignità nazionale, è lottare per ripristinare, nelle coscienze prima ancora che nel diritto, l’obbligo del rispetto delle regole poste a difesa del bene comune.

Persona è futuro dovrà essere in prima linea in questa lotta di carattere fondamentalmente etico.

Sottolineato questo con estrema chiarezza (e anche amarezza) non si può prescindere anche dal dire che le conseguenze del rispetto delle regole possono (in qualche caso, devono) essere oggetto di valutazioni politiche.

In tal senso sono pienamente d’accordo con il comportamento del nostro Capo dello Stato nel recente caso relativo al salvataggio di alcune liste elettorali del Centro destra.

Pochi (fra i quali uno dei pochi italiani ben valutati, guarda caso, più all’estero che in Italia, Giuliano Amato, politico ma anche costituzionalista di levatura internazionale) hanno osservato che, in assenza del salvataggio di quelle liste, si rischiava una assenza di rappresentatività democratica, dei Governatori e Consiglieri regionali eletti nel Lazio e in Lombardia.

Mi piace ricordare che non avrebbe potuto esprimere liberamente il proprio voto una grande parte del corpo elettorale, pari a circa il 40% nel Lazio e a forse più del 50% in Lombardia.

Il rispetto formale delle regole (compito ineludibile e non forzabile della Magistratura indipendente) avrebbe condotto ad una situazione politica in contrasto sostanziale con la volontà degli elettori. Questa è stata sicuramente la valutazione politica che ha spinto il Capo dello Stato a controfirmare il Decreto di legge “interpretativo” predisposto dal Governo.

Sicuramente avrà anche pesato sul comportamento di Giorgio Napolitano la riflessione che l’assenza di uno sbocco elettorale a legittime opinioni politiche avrebbe potuto portare, specialmente in Lombardia (dove sarebbe stata esclusa una gran fetta dell’elettorato con una forte connotazione territoriale) a sbocchi diversi e pericolosi come potenziali tumulti di piazza.

In un momento delicato come questo, quando non siamo ancora usciti da una pesantissima crisi economica e la nostra Nazione, specialmente dopo l’insorgere delle gravi difficoltà finanziarie in Grecia e in Spagna, è sotto l’occhio attento dei mercati internazionali e delle agenzia di rating, appare saggio ogni comportamento tendente a rassicurare gli animi, sia all’interno che all’estero, circa la permanenza di una salda coesione sociale.

Sotto questo punto di vista viene spontaneo rammaricarsi delle mancata scuse all’elettorato presentare dal partito di maggioranza relativo, come la scarsa chiarezza dell’opposizione moderata nel trovare una soluzione politica al “pasticcio”.

A prescindere da quanto successo, rimane ferma e improrogabile l’esigenza di un grande sforzo educativo nazionale nel ripristinare la condivisione di una forte etica sociale a partire dal principio fondamentale del rispetto delle regole e della conseguente punizione per chi le trasgredisce.

Un grande sforzo che, oltre a esprimersi attraverso le “agenzie” a questo preposte (famiglia, scuola, comunità religiose) dovrà coinvolgere personalmente tutti i cittadini onesti e competenti.

Si tratta di una immane fatica controcorrente ma una fatica inderogabile se si vuole far uscire l’Italia dal un disgraziato circuito vizioso che ci sta portando al sottosviluppo culturale ed economico.

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