Carissimi amici,
avete notato che in questa settimana natalizia le trasmissioni televisive sono quasi esclusivamente improntata sentimenti, di bontà, di solidarietà, di apertura, di serenità familiare?
Non avremmo forse una società migliore se, anche nei tempi normali, ci fossero più trasmissioni di questo tipo?
Forse è una riflessione semplicistica, ma mi è venutà così...
Buona continuazione delle feste natalizie e, mai come ora, buona settimana!
6 commenti:
Caro Giuseppe ancora tanti auguri a tutti.
Mi sembra che in TV in questo periodo non c'e' stata l'aggressivita' dei programmi politici che hanno tolto molta violenza verbale e toni alti
Bacioni
Carla
Anche se non vi sono stati gli eccessi di tutti i giorni, anche i film triti e ritriti hanno presentato una versione dolciastra e in fondo non autentica del Natale. Secondo me, ci vorrebbe una scossa per modificare i palinsesti.
Ciao, e ancora auguri.
P.S.: a proposito (o a sproposito), ho dato sul mio blog una lettura un po' originale del Vangelo di ieri. Leggi e se vuoi commenta.
torietoreri
www.torietoreri.splinder.com
Ciao Giuseppe!!! Condivido in pieno la tua riflessione! Tanti auguri per il nuovo anno!!! Grazia
Giuseppe,
purtroppo e' stata data pochissima attenzione alla Festa della
Famiglia che si e' tenuta ieri a Madrid, dove le famiglie cristiane di
europa si sono riunite per difendere i valori della famiglia e c'e' stata
una celebrazione presieduta dal card. Vallini con collegamento con S.
Pietro per l'Angelus.
La famiglia cristiana e' scomoda per il mondo moderno, perche' difende
valori che si vorrebbe sopprimere.
bisogna fare una distinzione:
credo che il buonismo è una condizione passeggera,
ma la bontà è uno stato permanente.
Da questo dipende tutto il resto, compreso le applicazioni quotidiane.
bontà settimanale !!!
Pompeo
Leggendo la tua breve nota mi è sorto questo interrogativo:
I media sono “buoni” perché viene il “Natale” o per un motivo … commerciale?
Questo è l’inquietante dilemma dell’Amleto del nostro tempo.
E lo diventa, più buona, anche la società, oppure è un segno dell’individualismo che si fa trascinare dal sistema consumistico?
Perché è ovvio, caro Giuseppe, che il fare un regalo natalizio impone una predisposizione interiore ad agire in un determinato modo, anche se sarebbe molto meglio se il regalo venisse sostituito dal dono.
Ma il dono è un danno, commercialmente parlando, perché non vincola l’altro al contraccambio. In pratica non innesta quella catena del “do ut des” che è necessaria al business.
È verissimo, comunque, che per la stragrande maggioranza non vi è una sostanziale differenza tra il fare un dono o un regalo, ma non perché si intenda parificare i due lemmi, ma solo perché il dono viene declassato a semplice regalo e, perciò, dequalificato da atto unilaterale a semplice convenzione consumistica che impone l’essere vincolati al contraccambio.
Il vero Natale con il dono dei pastori e dei Magi indica ben altro: l’essere in sintonia col grande dono unilaterale che il Padre ha fatto all’umanità.
Lo si accetta e lo si condivide, nell’unirsi al progetto divino d’uniformare la creatura a Sé (Gen. 1,27).
Tutto ciò non si limita solo al processo religioso, ma pure al sociale; perché per uniformare al bene la nostra civiltà non è forzatamente necessario il processo religioso, essendo un binario parallelo (religione e socialità) che va nella stessa direzione.
Il comportamento mediale di questo periodo va in questa direzione o solo in quella opposta dell’interesse e del business?
La bontà dovrebbe sempre essere ben accetta perché fa parte di un processo sociale di civiltà; perciò lo dovrebbe essere pure quella di questo periodo particolare e natalizio.
La bontà diventa un grande vizio comportamentale quando è condizionata ad un fine particolare, specie se il camaleontico atteggiamento non ha il suo naturale nobile fine sociale, ma un puro interesse personale o di gruppo, sia questo politico o commerciale.
Perché in questo caso, come spesso avviene, con il passare del giorno passa pure il santo.
E quando ciò avviene, invece di un processo evolutivo personale e sociale, si fa largo solo la disillusione, che fa vedere il mondo sempre peggiore di quello che è, perché pure la vera bontà esistente viene percepita come disvalore legata ad in interesse particolare.
E gli interessi quasi sempre mal si coniugano con la bontà.
Sam Cardell
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