Pagine

domenica 6 settembre 2020

Liberi, liberi... liberi?





Liberi?  liberi…  liberi!

 

Se si domanda in giro alle persone cosa esse intendano per libertà, certamente la risposta più diffusa è la seguente: “essere in grado di fare ciò che pare e piace”.  

Se poi si domanda loro quali pensano debbano essere i limiti per la loro libertà, la risposta è che            sono liberi di fare tutto quello piace a patto di non ledere lo spazio altrui della libertà; e,                    approfondendo ancora si scopre che, per loro, libertà significa fare tutto ciò che piace finché l’altro non reclama che si sta ledendo il proprio spazio di libertà.

A questo punto ci accorgiamo forse che stiamo arrivando ad una svolta paradossale e rischiamo di trovarci di fronte ad un problema pressocché insolubile.
Se il limite della nostra libertà dipende dalla reazione dell’altro, la nostra libertà, in ultima analisi dipende dal limite di consapevolezza e sopportazione dell’altro.
Se l’altro è un prepotente si rischia un conflitto.
Se l’altro è un mite e remissivo la mia libertà rischia di diventare predominio sull’altro. Ma si può ancora definire libertà quella che giunge a poter soffocare la libertà altrui?
 

Si può obiettare che l’ordinamento giuridico è stato creato proprio allo scopo, fra l’altro, di regolare i confini tra le libertà delle nostre azioni.
Non tutto però è contemplato e regolato dalle norme giuridiche e non è neppure auspicabile che lo sia, perché altrimenti vivremmo in un regime che non lascia, paradossalmente, nessuno spazio alla libertà, dove tutto risulterebbe predeterminato per legge.
Che fare dunque in quegli spazi di autonomia individuale non regolati dalla legge, quale definizione di libertà ci può essere veramente di aiuto in questi casi?
In aggiunta, la società e i suoi processi cambiano continuamente, sono in perenne evoluzione; che fare quando la legge viene superata dagli eventi e dai processi sociali e la libertà di una parte  sembra restringersi, mentre quella di un’altra sembra allargarsi e si aprono conseguentemente dei conflitti (basta pensare all’evoluzione dei rapporti intergenerazionali)? Come si risolvono?
E se i conflitti sulla interpretazione delle norme riguardano non i rapporti tra persone, ma quelli tra Stati? Che fare? Se si pensa bene le guerre non sono altri che modi di risoluzione di conflitti tra due diverse percezioni sui limiti delle proprie libertà.
 

Forse una chiave per approcciare in una maniera nuova il tema della libertà può essere far leva sul concetto di reciprocità e, più in particolare far leva su quel principio etico comune a tutte le principali leggi morali descritto come regola d’oro e che recita “non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso” o, in una modalità positiva “fai all’altro ciò che vorresti fosse fatto a te stesso”.
In questa ottica il limite alla propria libertà non è più il confine dell’altrui libertà ma l’inizio della stessa.
Paradossalmente la mia libertà non finisce dove incontra la libertà dell’altro, ma inizia dove inizia la libertà dell’altro e finisce dove finisce l’altrui libertà.

 Il concetto può essere meglio spiegato se si ricorre ad un esempio attuale, quello della mascherina da porre sul viso per difenderci dalla pandemia in essere.

Tutti sappiamo (o dovremmo sapere) che la mascherina non è un dispositivo che protegge noi al 100%, quello che fa, quando la indossiamo, è proteggere l’altro dalle famose “goccioline” di saliva che emetto parlando e che potrebbero contenere il virus e infettare l’altro con cui parliamo.
In pratica io proteggo l’altro portando la mascherina e l’altro protegge me,  portandola anche lui.
In altre parole si può dire che io tutelo la libertà dell’altro di avere una vita sana e lui protegge nello stesso tempo la mia identica libertà.
Se io intendessi la libertà come la facoltà di mettermi o meno la mascherina (concetto individualistico della libertà), e l’altro facesse lo stesso, io limiterei la libertà dell’altro di vivere in salute mentre io stesso dovrei affrontare una mia limitazione della libertà di vivere in salute per il rischio di essere infettato dall’altro.
Qualcuno potrebbe obiettarmi che, se l’altro indossa la mascherina, io comunque sarei tutelato nella mia salute anche se non la indossassi. Certo, ma è fuor di dubbio che il mio comportamento egoistico indurrebbe anche l’altro a fare lo stesso (perché indossare una fastidiosa mascherina per proteggere me, se io non la indosso per proteggere l’altro?) e a togliersi la mascherina, tornando ad una paradossale situazione nel quale la libertà di una vita sana si trasformerebbe in una libertà di infettarci reciprocamente.

Analoga situazione per l’assunzione del vaccino contro il Covid 19, che protegge me stesso dal contagio, ma non in maniera totale (non è uno scudo, ma un filtro anche se potente).
Se io mi vaccino e l’altro non si vaccina è pur sempre possibile, anche se in misura minore, che io possa infettare l’altro o che l’altro possa infettare.
Se siamo entrambi vaccinati il rischio di potersi infettare è minimo (quasi vicino allo zero), infatti potremo anche non indossare la mascherina.

La reciprocità rinforza pertanto la nostra libertà 

Un altro esempio può essere quello della ricerca scientifica.
Se uno scienziato utilizza la sua libertà personale per condividere i suoi progressi con altri scienziati e questi altri reciprocamente condividono i loro con lui, ne deriva una più rapida crescita della ricerca scientifica.
Anche in questo caso la libertà di ricerca si amplia se non trova il limite nella libertà dell’altro ricercatore ma se entrambi considerano l’altrui libertà come un momento di partenza e non come in confine.

In un mondo complesso, globale e interconnesso come il nostro più si applica la regola d’oro della reciprocità più crescono le nostre libertà personali e si amplia la sfera di libertà nella società civile e progredisce lo sviluppo sociale.            

*************************************************************************

Postilla: quello che mi rammarica è che questo scritto, pur semplice, è troppo lungo per essere letto e compreso da quello che pensano che libertà equivale a fare quello che mi pare e piace finché l’altro non reclama                                                   


1 commento:

Filippo Sorgonà ha detto...

Pienamente d'accordo con te. la vera libertà è data dalla reciprocità fra due o più persone, seguendo la regola d'oro, comune in tutte le culture. Purtroppo l'avanzare del Relativismo ha fatto crescere nella società odierna tanto l'IO personale delle persone, che con la violenza, con il sotterfugio, e con la menzogna si cerca di sottomettere il proprio simile. Creare delle leggi per regolare il vivere comune, secondo il codice Napoleonico, è dannoso ed inefficace. La ricetta più semplice, ma anche difficile da attuare, sarebbe la ricerca del bene comune. Oggi ho postato questo brano tratto dal film "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce. La cui morale è meglio accendere una candela che maledire l'oscurità.
Buon anno Giuseppe