Liberi? liberi…
liberi!
Se si domanda in giro alle persone cosa esse intendano per libertà, certamente la risposta più diffusa è la seguente: “essere in grado di fare ciò che pare e piace”.
Se poi si domanda loro quali pensano debbano essere i limiti per la loro libertà, la risposta è che sono liberi di fare tutto quello piace a patto di non ledere lo spazio altrui della libertà; e, approfondendo ancora si scopre che, per loro, libertà significa fare tutto ciò che piace finché l’altro non reclama che si sta ledendo il proprio spazio di libertà.
A
questo punto ci accorgiamo forse che stiamo arrivando ad una svolta paradossale
e rischiamo di trovarci di fronte ad un problema pressocché insolubile.
Se il limite della nostra libertà dipende dalla reazione dell’altro, la nostra
libertà, in ultima analisi dipende dal limite di consapevolezza e sopportazione
dell’altro.
Se l’altro è un prepotente si rischia un conflitto.
Se l’altro è un mite e remissivo la mia libertà rischia di diventare predominio
sull’altro. Ma si può ancora definire libertà quella che giunge a poter
soffocare la libertà altrui?
Si
può obiettare che l’ordinamento giuridico è stato creato proprio allo scopo,
fra l’altro, di regolare i confini tra le libertà delle nostre azioni.
Non tutto però è contemplato e regolato dalle norme giuridiche e non è neppure
auspicabile che lo sia, perché altrimenti vivremmo in un regime che non lascia,
paradossalmente, nessuno spazio alla libertà, dove tutto risulterebbe
predeterminato per legge.
Che fare dunque in quegli spazi di autonomia individuale non regolati dalla
legge, quale definizione di libertà ci può essere veramente di aiuto in questi
casi?
In aggiunta, la società e i suoi processi cambiano continuamente, sono in
perenne evoluzione; che fare quando la legge viene superata dagli eventi e dai
processi sociali e la libertà di una parte
sembra restringersi, mentre quella di un’altra sembra allargarsi e si
aprono conseguentemente dei conflitti (basta pensare all’evoluzione dei
rapporti intergenerazionali)? Come si risolvono?
E se i conflitti sulla interpretazione delle norme riguardano non i rapporti
tra persone, ma quelli tra Stati? Che fare? Se si pensa bene le guerre non sono
altri che modi di risoluzione di conflitti tra due diverse percezioni sui limiti
delle proprie libertà.
Forse
una chiave per approcciare in una maniera nuova il tema della libertà può
essere far leva sul concetto di reciprocità e, più in particolare
far leva su quel principio etico comune a tutte le principali leggi morali
descritto come regola d’oro e che recita “non fare all’altro ciò che
non vorresti fosse fatto a te stesso” o, in una modalità positiva “fai
all’altro ciò che vorresti fosse fatto a te stesso”.
In questa ottica il limite alla propria libertà non è più il confine
dell’altrui libertà ma l’inizio della stessa.
Paradossalmente la mia libertà non finisce dove incontra la libertà
dell’altro, ma inizia dove inizia la libertà dell’altro e finisce dove finisce
l’altrui libertà.
Il concetto può essere meglio spiegato
se si ricorre ad un esempio attuale, quello della mascherina da porre
sul viso per difenderci dalla pandemia in essere.
Tutti
sappiamo (o dovremmo sapere) che la mascherina non è un dispositivo che
protegge noi al 100%, quello che fa, quando la indossiamo, è proteggere l’altro
dalle famose “goccioline” di saliva che emetto parlando e che potrebbero
contenere il virus e infettare l’altro con cui parliamo.
In pratica io proteggo l’altro portando la mascherina e l’altro protegge
me, portandola anche lui.
In altre parole si può dire che io tutelo la libertà dell’altro di avere
una vita sana e lui protegge nello stesso tempo la mia identica libertà.
Se io intendessi la libertà come la facoltà di mettermi o meno la mascherina
(concetto individualistico della libertà), e l’altro facesse lo stesso, io
limiterei la libertà dell’altro di vivere in salute mentre io stesso dovrei
affrontare una mia limitazione della libertà di vivere in salute per il rischio
di essere infettato dall’altro.
Qualcuno potrebbe obiettarmi che, se l’altro indossa la mascherina, io comunque
sarei tutelato nella mia salute anche se non la indossassi. Certo, ma è fuor di
dubbio che il mio comportamento egoistico indurrebbe anche l’altro a fare lo
stesso (perché indossare una fastidiosa mascherina per proteggere me, se io non
la indosso per proteggere l’altro?) e a togliersi la mascherina, tornando ad
una paradossale situazione nel quale la libertà di una vita sana si
trasformerebbe in una libertà di infettarci reciprocamente.
Analoga
situazione per l’assunzione del vaccino contro il Covid 19, che protegge
me stesso dal contagio, ma non in maniera totale (non è uno scudo, ma un filtro
anche se potente).
Se io mi vaccino e l’altro non si vaccina è pur sempre possibile, anche se in
misura minore, che io possa infettare l’altro o che l’altro possa infettare.
Se siamo entrambi vaccinati il rischio di potersi infettare è minimo (quasi
vicino allo zero), infatti potremo anche non indossare la mascherina.
La reciprocità rinforza pertanto la nostra libertà
Un
altro esempio può essere quello della ricerca scientifica.
Se uno scienziato utilizza la sua libertà personale per condividere i suoi
progressi con altri scienziati e questi altri reciprocamente condividono i loro
con lui, ne deriva una più rapida crescita della ricerca scientifica.
Anche in questo caso la libertà di ricerca si amplia se non trova il limite
nella libertà dell’altro ricercatore ma se entrambi considerano l’altrui
libertà come un momento di partenza e non come in confine.
In un mondo complesso, globale e interconnesso come il nostro più si applica la regola d’oro della reciprocità più crescono le nostre libertà personali e si amplia la sfera di libertà nella società civile e progredisce lo sviluppo sociale.
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Postilla: quello che mi
rammarica è che questo scritto, pur semplice, è troppo lungo per essere letto e
compreso da quello che pensano che libertà equivale a fare quello che mi pare e
piace finché l’altro non reclama
1 commento:
Pienamente d'accordo con te. la vera libertà è data dalla reciprocità fra due o più persone, seguendo la regola d'oro, comune in tutte le culture. Purtroppo l'avanzare del Relativismo ha fatto crescere nella società odierna tanto l'IO personale delle persone, che con la violenza, con il sotterfugio, e con la menzogna si cerca di sottomettere il proprio simile. Creare delle leggi per regolare il vivere comune, secondo il codice Napoleonico, è dannoso ed inefficace. La ricetta più semplice, ma anche difficile da attuare, sarebbe la ricerca del bene comune. Oggi ho postato questo brano tratto dal film "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce. La cui morale è meglio accendere una candela che maledire l'oscurità.
Buon anno Giuseppe
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