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giovedì 16 luglio 2020

Appunti liberi (ma seri...) in tema di omosessualità



La questione degli LGBT (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender) è stata per me oggetto di un lungo ed irto cammino, al termine del quale ho raggiunto alcune conclusioni, alcune delle quali rappresentano dei punti fermi, altre semplici opinioni soggette a possibili modifiche. Il tutto alla luce di quel pensiero “personalistico” (Mounier, Maritain, La Pira…) al quale cerco di restare fedele.


In primo luogo mi sono convinto che un punto fermo, una conquista irreversibile di una società civile consista del dovere inderogabile del rispetto dell’orientamento sessuale di una persona al quale dovere sta di fronte un diritto inviolabile della stessa persona al rispetto del proprio orientamento sessuale. Tale diritto deve essere tutelato sia civilmente che penalmente.


Ultimamente ho notato che sono cadute alcune mie precedenti perplessità sulla possibilità di configurare come “matrimonio” anche l’unione tra due LGBT. Se l’orientamento sessuale è un diritto inviolabile di una persona umana, perché porre limiti alla possibilità di una forma giuridica di piena condivisione?
Certo, sono consapevole che attualmente questa possibilità non è contemplata dalla nostra Carta costituzionale, ma le Costituzioni non possono essere cambiate per adeguarle al comune senso civile?


Dove, a mio parere, la faccenda si fa più complessa è sul tema della possibilità di adottare.
Trovo nel mio intimo delle difficoltà ad accettare che una coppia di LGBT possa adottare un essere già nato, sia figlio di un precedente matrimonio di uno dei due (la cosiddetta “adozione del figliastro”) o adottato dall’esterno secondo le normali procedure.
Mi sono reso però conto che le mie difficoltà erano soprattutto di origine culturale, non riuscendo ad accettare che un bambino potesse non avere, come nel passato, un padre e una mamma, ma semplicemente due genitori.
Forse devo abituarmi a vivere, nel prossimo futuro, in una società molto diversa da quelle precedenti, molto più diversa di quanto si poteva immaginare e che pretenderà da noi meno giovani o anziani una grande capacità di adattamento (anche dal punto di vista culturale e psicologico).
Il futuro sarà sempre diverso dal passato e mi piace qui ricordare una bellissima frase delo scrittore cattolico, sacerdote gesuita Theillard de Chardin: “l’avvenire è sempre migliore del passato”.


Lascio per ultimo il tema più delicato e sul quale conservo appieno le mia perplessità, per non dire la mia contrarietà, ovvero la possibilità, per una coppia di LGBT, di “avere un figlio” mediante l’acquisizione di un seme maschile e/o l’affitto di un utero per la fecondazione e la successiva crescita.
Non riesco a superare il timore che non si possa prescindere dal rischio che la scelta del seme e dell’utero possa avere delle forti valutazioni di carattere discriminatorio (“voglio un seme perfetto” o “voglio una donna giovane, perfetta e bella”) e non riesco a superare neppure il timore di una probabile operazione di “mercificazione” del seme o dell’utero.
Anche su questo argomento sto ancora riflettendo, ma vedo molto difficile un ripensamento.


Ultimo punto, ma non certo meno importante, è il riconoscimento del diritto di ognuno a esprimere liberamente la propria opinione sul tema, fermo restando che sul primo punto sopra indicato (dovere inderogabile al rispetto e diritto inviolabile al proprio orientamento sessuale) la fermezza deve essere d’obbligo.


Quello che mi sento di auspicare è che il dialogo continui con discrezione e pacatezza, rinunciando, da una parte a outing chiassosi e clamorosi, dall’altra a condanne violente magari condite anche di considerazioni religiose.





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