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mercoledì 16 maggio 2012

Perché ho lasciato Italiani Liberi e Forti

Carissimi,
poiché molti amici mi hanno chiesto i motivi sostanziali del mio abbandono di Italiani Liberi e Forti, ho pensato di rendere pubblica la parte di mia competenza di uno scambio di email, molto franco e chiaro, che ho avuto con il leader del partito.
Comunque è stata una decisione dolorosa sia perché avevo investito molto, dal punto di vista emotivo, in questa esperienza, sia perché rimane immutata la mia stima personale verso tutti i componenti della Direzione di Italiani Liberi  e Forti.

Ecco il testo della email, dalla quale ho cancellato tutti i riferimenri personali, per motivi di privacy.

"Caro ....,
ci sono tre ordini di problemi.

Il primo (che ha causato la separazione, ma non è il più importante) è legato al concetto di trasparenza. Penso che non debba essere limitata ai bilanci, ma anche al confronto pubblico di idee. 
Su Facebook avevo scritto questo:
"Il Convegno è andato molto bene come partecipazione, solo occorre capire se vogliamo fare un partito di cattolici o un partito popolare di ispirazione cristiana aperto a credenti e non credenti.
Sono due opzioni entrambe legittime, occorre scegliere."
Questo commento ha suscitato un ampio confronto (49 post) il che non mi pare un male per ILeF.
Qualche mio amico ha fatto qualche commento un po' cattivo su qualche intonazione clericale e sugli interventi (troppi e spesso autoreferenziali) dei siciliani. Io sono intervenuto a calmare e a impostare il discorso in termini più tranquilli.

Il secondo motivo è una diversa sensibilità spirituale rispetto a quella più devozionale, tradizionalista e clericale di ....... e .........
I miei punti di riferimento culturali sono il Concilio Vaticano II, Lazzati e Martini. Siamo lontani anni luce.
Ma questo potrebbe non essere un problema anzi, se ben gestito, una ricchezza.

Il terzo motivo riguarda il fatto che non ho condiviso le linea politica della tua relazione e l'invito espresso ad una sostanziale unità politica dei cattolici.
Sono convinto che sia necessaria una comunione politica fra cristiani ma non una unità politica. Ma questo non è un argomento da poter esaurire in poche righe.

Unendo una sensibilità spirituale tradizionalista ad una visione unitaria dei cattolici in politica, ne deriva inevitabilmente la soluzione di un partito di cattolici che sarebbe, data l'attuale impostazione della Gerarchia (ben diversa da quella dei tempi di Paolo VI), teleguidato dalla Segreteria di Stato.  

Come vedi la mia decisione ha motivazioni profonde nel quale l'episodio di oggi ha solo una valenza fortuita.

Un caro saluto"

Non credo che tutti condividiate, anzi la metà sicuramente dirà che i motivi sono sbagliati, spero solo che comprendiate.
Un caro saluto

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono con te, Giuseppe, prima per un buon giorno e buona giornata, e poi per appoggiare in pieno e condividere le tue ragioni. Mi coglie impreparato il fatto che tu lasci il partito: non è da te, si combatte, non per dividere, ma per unire, per giungere a quel traguardo che ci siamo prefissi fin dalla partenza. Anch'io, non condivido il frammischiare politica e Chiesa perché, come ho già spiegato, il fine e lo scopo sono diversi per l'uno e per l'altro: propedeutici, forse, l'immanente per il trascendente, ma non uguali. A questo punto, cade anche il mio interesse. Ciao, un saluto con la mia stima e la speranza di un tuo ripensamento. Molta gente ti seguirà, così come faccio io, ed in tal modo andrà perduto quel pneuma ampio e liberatorio che, appena iniziato, resta nella strozza, soffocante. Ripensaci, Giuseppe, non andartene; ripensaci per la forza di un pensiero, per il bene di una parte della società, per il bene della nostra Italia che tanto ha bisogno di libertà, di forza e di, lasciamelo dire.......di pulizia.

Sam Cardell ha detto...

Aggiungo un pensiero articolato e breve sulla questione, anche perché ho fatto diverse analisi in passato sul tentativo di costruire dei movimenti politici/culturali nell’ambito cattolico … e non solo.
Purtroppo, per impegni diversi, non ho approfondito molto l’analisi sul “tuo” movimento, anche se, come sai, avevo dato al suo nascere uno sguardo interessato alla problematica.
Sarei stato volentieri tra gli ascoltatori del convegno romano, ma altri impegni ineludibili mi han reclamato altrove.

Quando un movimento nasce con un nome eclatante, che ricorda concetti di un secolo fa, è già superato dalla storia. “Italiani liberi e forti” riecheggia il proclama sturziano, valido nel secolo scorso, quando le condizioni religiose di massa, perciò pure culturali, erano assai diverse dalla società laica e agnostica che ci ritroviamo oggi.
Credo che sia stato un errore – di chi ha scelto il nome – proprio perché lo ha proiettato subito in un ambito religioso/ecclesiastico; oserei dire quasi clerical/ortodosso.
La seconda cosa che notai subito fu che si basa su un’ideologia rispettabile, ma che appunto come tale non è tanto pragmatica. Oggi, più che ai proclami di fondo, serve ancorarsi alla realtà, perciò al territorio/problemi contingenti. Il successo di Grillo, per quanto possa essere criticabile – in senso positivo -, è legato ai bisogni/aspirazioni della gente, proprio come lo fu per la Lega e lo è tuttora.

Un movimento nato su queste basi diventa necessariamente un contenitore vuoto, da riempirsi con altri “contenitori”. Ciò, ovviamente, qualora abbia successo, comporta del trasformismo politico, che diventa spesso l’opportunismo di molti. Potrei citare ad esempio l’attuale Pd, Forza Italia prima e il Pdl ora. Tentativi politici di creare un bipolarismo alternante sulla falsa riga della vecchia Dc e che reggono solo per un determinato periodo.

La tua vicenda personale sottintende, invece, la scelta di incamminarsi con “certe” persone, che è volontaria, anche se magari superficiale. E ciò comporta sempre dei rischi.
In ogni struttura sociale – un movimento politico lo è – vi sono differenziazioni, talora dettate anche dal carisma che certi esponenti possono manifestare, anche se non necessariamente possedere. Perciò sorgono diversità, o richiami, che possono essere stucchevoli o dannosi.

Chiudo con una domanda a cui devi rispondere nel tuo intimo e non a me: tu credi fermamente in ciò che hai intrapreso, oppure oltre a nutrire dubbi su fini e persone lo hai inteso come un tentativo?
Su questa risposta che ti darai potrai far valere il tuo carisma di fondatore, oltre che di dirigente del movimento; quella di lottare e discutere con gli altri, oppure di non ripensare alla tua decisione ritenendola definitiva.

Buona giornata, Giuseppe! Costruisci positivo comunque.