- da una politica scolastica che, da circa 50 anni, ha abbassato pesantemente e progressivamente i livelli di istruzione per trasformarla in un immenso e facile promuovificio;
- da una politica industriale mediatica che, da circa 25 anni, ha annebbiato e indebolito la mente e la memoria degli italiani.
Dall'altra parte le elite politiche sanno bene che potranno essere rielette solo se accondiscenderanno a queste richieste della gente.
E allora come uscirne?
Dovrebbero essere implementate una politica scolastica e una politica mediatica capaci di ricostruire una scuola e una struttura mediatica in grado di formare ed informare correttamente i cittadini.
Questa soluzione andrebbe però subito incontro a due inconvenienti:
- dovrebbe necessariamente (se svolta secondo le regole democratiche) essere lenta e graduale, senza però, in questa maniera, poter accorciare le distanze dagli altri Paesi che, in un mondo globale e competitivo, stanno avanti a noi e corrono più di noi;
- richiederebbe alla gente sacrifici (in tema di maggior impegno nello studio, di maggiore attenzione nel leggere o vedere i media, anche forse di maggiore sobrietà nei consumi) tali da rendere impraticabili queste politiche che sarebbero subito respinte elettoralmente.
Con uno choc istituzionale?
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