Lo so che sono in netta minoranza.
Ma proprio da liberale, quale ero anche negli anni in cui prevaleva in molti la fede democristiana o comunista, continuo a pormi il dubbio se non occorre distinguere e fissare un confine fra libertà di manifestazione del pensiero e diritto allo sberleffo di altrui profonde sensibilità culturali e religiose.
Prendere in giro, con argomenti e immagini che colpiscono prevalentemente l'emotività e offendono la sensibilità, persone di altre culture, non mi sembra atteggiamento che possa incrementare la crescita individuale e collettiva.
Lasciando stare le opinioni religiose, è' molto diverso,a titolo di esempio, ragionare sui diversi livelli socioeconomici di etnie differenti oppure puntare (magari con immagini forti!) sul colore della pelle per accampare presunte superiorità.
Se non approfondiremo questo aspetto, in un mondo globale, reso più complesso e difficile dalla sempre maggiore vicinanza, anche fisica, oltre che mediatica, di persone di culture diverse, rischiamo di trovarci ad affrontare micro e macro conflitti sempre più devastanti.
Resto convinto che la libertà di manifestazione del pensiero sia ben altro!!
1 commento:
Certamente il tema è significati e complesso; personalmente ho sempre riso poco alla satira quando offendeva, ad esempio, difetti fisici o vissuti privati. Credo però che regolamentare la libertà di iespressione sia rischiare di perderla; neppure ritengo utile discernere in virtù dei sentimenti o delle diverse sensibilità i limiti di un esercizio del diritto alla libertà. Anche mi fa riflettere, prendendo spunto dagli eventi all'origine credo di questa tua riflessione, e considerandolo ancora dall'interno della nostra società, come si percepisca intensamente l'offesa a Dio,"oggetto" di fede o simbolo di cultura, mentre si è così indifferenti (considerando i riflessi mediatici e un certo andazzo generale, tralascisndo gli specifici d'intervento) al vilipendio quotidiano che si perpetra quotidianamente alla dignità umana, immagine di Dio, nei vari modi propri dello sfruttamento e mercificazione della sua corporeità. Ciò ci dovrebbe far riflettere e giuducare con più equilibrio di ragione, la libertà di pensiero e di espressione che offende con la carta, e la libertà di azione che crea strutture di oppressione, violenza e morte ovvero produce strutture sociali "disumane".
Prima di concludere, riprendendo per un attimo il tema dei sentimenti e sensibilità: che cosa accadrebbe se un Stato giudicasse un crimine, non dal punto di vista della Legge, "freddamente" legiferata", ma dal sentimento degli offesi?
Per questo abbiamo superato "l'occhio per occhio", perché una collettività non può autoregolamentarsi sotto l'influenza dei sentimenti, ma deve ricorrere ai lumi della ragione.
Quando scrivi che per te è altro la libertà di pensiero, invero sembra emergere la "tentazione" di esigere per impisizione ciò che riceve per donazione, ricordandomi l'immagine degli "espropri proletari" anni '70, che pure avevano di buono l'istanza della giustizia sociale...
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