Tra i 495.771 candidati alla maturità di quest’anno ci saranno pure i futuri manager business development o market access director. Sognano una carriera da manager e intanto inciampano sul congiuntivo. Dicono, questi benedetti studenti, che tanto poi, sul biglietto da visita ci metteranno chief executive o un qualsiasi altro job title che fa lievitare la posizione, e quei difettucci di lingua (scritta e parlata) non si noteranno nemmeno. Gli scritti di questa Maturità 2011 sono già un ricordo e il diploma è vicino. Nelle 12.373 commissioni d’esame si sono lette miglia di pagine, saggi necessariamente brevi, si spera anche corretti.
Ma come scrivono gli studenti? Male. Lo dicono i professori, lo conferma l’Invalsi, nelle sue puntuali rilevazioni degli esiti de prove scritte, all’esame di maturità. Sul sito invalsi.it si possono leggere gli scoraggianti risultati registrati all’esame due anni fa. Diventeranno anche strateghi dibrainsworking, ma per ora, nelle loro esternazioni letterarie, la punteggiatura è latitante, la grammatica è opzionale, laconsecutio temporum, poi, non è neppure stata installata nel software cerebrale. Il risultato? Periodi contorti, lunghi e inefficaci. Gli insegnanti delle medie respingono l’accusa e passano la palla ai maestri, i quali la rimandano ai prof del liceo. Con buona pace di tutti, il giudizio dell’Invalsi è lapidario: «L’emergenza di una generazione di giovani priva di una competenza di base come quella che consiste nel padroneggiare la propria lingua madre».
L’Invalsi ha corretto 545 elaborati, relativi alla prova di italiano nell’esame di Stato dell’anno scolastico 2008-09, mette in luce la scarsa padronanza nell’uso scritto della lingua italiana dei ragazzi al termine della scuola superiore, e rileva che il voto in uscita dalla scuola secondaria di I grado è fortemente correlato ai voti ricevuti nella prova di italiano. In tutte le quattro fondamentali competenze (grammaticale, testuale, lessicale e ideativa) si registra un voto medio inferiore alla sufficienza. La valutazione del compito è espressa in quindicesimi, e un compito sufficiente deve ricevere una valutazione di almeno 10/15. Ebbene, sono stati giudicati insufficienti più della metà degli elaborati (tra il 54 e il 63 per cento a seconda della competenza presa in esame). Il voto medio attribuito ai liceali è appena al di sopra della sufficienza. Tuttavia è elevata la quota delle insufficienze nella competenza grammaticale (34 per cento) e in quella lessicale (45 per cento). E’ esigua la quota delle eccellenze. Negli istituti tecnici il voto medio non raggiunge i 9 quindicesimi. Dopo 13 anni di scuola, la gran parte dei futuri tecnici non raggiunge un livello sufficiente di padronanza della lingua italiana. Il voto medio dei ragazzi che frequentano i professionali non supera l’8; in più dell’80 per cento dei casi, le prove sono considerate insufficienti in tutte le quattro competenze.
Infine, le differenze riscontrate in uscita dalla scuola dell’obbligo tendono a riprodursi, in alcuni casi ad accentuarsi, nella scuola superiore anche se con intensità diverse per tipologia di scuola. Nei giudizi dei correttori, una valutazione di «sufficiente» in uscita dall’esame di I ciclo si associa ad un punteggio medio di 7,7, una valutazione di «buono» a un punteggio di 10,3 e 11,3 per chi ha ricevuto «ottimo». Insomma, «la scarsa padronanza della lingua italiana di chi è licenziato dalla scuola secondaria di I grado con il giudizio di «sufficiente” difficilmente può essere recuperata nella scuola superiore» Come se non bastasse, anche la calligrafia è diventata un problema: con sms, chat, cinguettii e segni vari, la scrittura a mano si fa sempre più rara. L’incapacità si sta diffondendo. Con un serio effetto collaterale: regredisce anche il pensiero. Avanza, nelle classi, un nuovo modo di scrivere, diciamo, minimalista. Il linguaggio rispecchia la complessità del pensiero? Diceva il poeta francese Nicolas Boileau: «Prima che a scrivere, imparate a pensare».
Giuseppe Tesorio
29 giugno 2011