Ieri il Corriere della sera ha pubblicato (sul sito internet) la notizia che la percentuale dei non ammessi all'esame di maturità è passata dal 5 al 6% aumentando di ben 1 punto percentuale.
Subito giustamente sono insorti pedagoghi, pediatri, sociologhi, psicologhi "democratici".
Ma come ci permettiamo?si, stiamo finalmente cominciando a far capire ai ragazzi che il diritto alla promozione si merita studiando, come nella vita il diritto al successo si acquista impegnandosi, stiamo finalmente dicendo loro che non basta la furbizia, la spiritosaggine, la baldanza per avere successo nella scuola come nella vita, stiamo finalmente cominciando a svelare loro che certi modelli imperanti (in politica, in televisione, nello sport) non sono necessariamente vincenti (tutt'altro..).
Ora aspettiamoci il primo contrattacco al momento della notizia (che spero non venga mai) di un suicidio a seguito della bocciatura. Ma diciamocelo sinceramente, è più colpevole chi ha inasprito i criteri di valutazione, o chi aveva infuso nei ragazzi la convinzione di possedere un diritto inviolabile ad essere promossi?
Si, capisco, questo è solo un aspetto del problema "emergenza educativa" ce ne sono altri (sostegno ai meno dotati, supporto di mezzi didattici ecc.), ma da qualche parte occorrerà anche iniziare.
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Buona settimana
11 commenti:
Sono convinta che non sarà la bocciatura a rendere i ragazzi più responsabili, come non lo è la promozione facile. Occorre educare i giovani all'impegno e far amare loro lo studio. Nella mia lunga carriera di Docente Universitaria ho bocciato solo tre persone, ma tutti gli altri li ho promossi perchè si eranno davvero impegnati... Di fronte all'emergenza educativa dobbiamo tutti darci da fare perchè i giovani percepiscano quale è il vero senso della vita: è dono per gli altri.
Sono d'accordo con te. I ragazzi che non si impegnano ma, ciononostante, non ce la fanno, vanno promossi.
Ma l'esperienza di mia moglie e di altri docenti che conosco mi parla di un altro tipo di promozione.
Si promuovono ragazzi che non si impegnano e che anzi infastidiscono quelli che vogliono studiare, solo perché il Preside (oops, il Dirigente scolastico) ricorda agli studenti che altrimenti l'anno successivo qualche classe potrebbe "saltare" e qualcuno di loro potrebbe perdere il posto di lavoro.
Ciao, buona domenica
Caro Giuseppe il tuo ragionamento è ineccepibile e lo condivido, anche se poi bisognerebbe cercare di essere coerenti portando avanti in tutti gli ambiti questo senso del rigore e del merito. Invece il concetto del valore dell'impegno, la meritocrazia dovrebbero essere riconosciute, ed invece ogni giorno, e sempre più spesso noto ancora che siamo lontani da questi concetti perché nel mondo del lavoro, anche privato, vanno avanti solo i furbi, gli amici degli amici, i figli degli degli amici e così via!
Questo non sarebbe gravissimo se poi fossero anche persone valide! Ed invece ogni giorno impatto in gente incapace ed anche stupida che siede con orgoglio gli alti scanni del potere!
Ciao.
berardo
PS
La speranza (ultima a morire) che questo tipo di teste prima o poi cambiano con l'esempio ed il ragionamento va lentamente indebolendosi!Non è che per cambiare le cose, le teste di cui sopra, bisognerebbe reciderle come hanno fatto un bel po' di anni fa in Francia?
Sono pienamente d'accordo con te, Giuseppe.
anche io!!!!!!! era ora viste le capre che girano....
Caro Giuseppe, il problema va posto in maniera completamente diversa. Il punto non sono quei pochi in meno ammessi alla maturità. Sono i tanti che non studiano perchè quando rientrano a casa accendono computer, play station, televisione e chi più ne ha più ne metta e non fanno quel minimo di lavoro indispensabile per andare avanti. La scuola spesso si mette ad aspettarli al varco selezionandoli, ma di fatto è incapace ad intervenire in questo meccanismo perverso che tra poco ci si ritorcerà contro. Sai che non parlo per me, l'esperienza di Fernando al (omissis) è positiva perché rimane a scuola fino alle 5 ed è quindi costretto a studiare; all'uscita trova me che lo porto a fare sport e la sera il tempo che resta è poco ed è diviso tra le Sirene mediatiche e un altro po' di inevitabili compiti. Io il problema l'ho risolto, ma vedo che cosa sta accadendo agli amici di Fernando che stanno nelle diverse scuole romane. Dopo una fase iniziale di sconquasso, i genitori sono corsi ai ripari cambiando loro scuola: il Tasso è stato sostituito con il Gesù e Maria. Oppure hanno cominciato a farli seguire da insegnanti di sostegno che li facessero studiare. Nessuno ha capito che ci sono solo due strade: o si inseriscono i ragazzi in un sistema scolastico a tempo pieno che li obbliga a lavorare o si deve avere la forza di chiudere le Sirene incantatrici in una stanza che si apre solo dopo le 8 di sera. I nostri figli stanno diventando sempre più cretini e noi, per poter pensare agli affari nostri - più o meno legittimi e necessari -, sappiamo solo bocciarli ma non siamo in grado di fare in modo che lavorino. Il problema non sono i ragazzi, sono gli educatori a tutti i livelli.
Buona settimana a te e ai tuoi
Rosa Maria
Viviamo in un paese di cretini, che vuole ottenere tutto, senza dare niente. Meritocrazia e' un termine che deve sparire nel vocabolario italiano, e' troppo arcaico. Poveri ragazzi vanno salvaguardati da una ingiusta repressione che fa aumentare l'1% il numero dei non ammessi. Non fatemi parlare se no scoppio di rabbia.
Ero impegnato in un appuntamento internazionale di lavoro e vedo la tua New/mail solo ora.
Il discorso sarebbe lungo, ovviamente; ma l’impostazione è confacente.
Se posso essere pignolo ti dirò che nella scuola, specie nella primaria e secondaria, vi sono problematiche didattiche di base che non hanno ragione di esistere nelle superiori, a meno che si voglia fare di ogni erba un fascio.
E mi spiace annotare che pure dei docenti non percepiscano questa differenza, specie quando sono in “alto”.
Alludo al diritto all’istruzione di base e al diritto allo studio.
Il primo “deve” essere dato (non concesso) a tutti, perciò anche a chi è meno dotato della norma, se non altro per inglobarlo nel contesto sociale in cui, diversamente, sarebbe emarginato. E, difatti, vi sono gli insegnanti di sostegno.
In questo caso, vi deve essere nel giudizio una distinzione onesta nel voto tra chi può produrre (imparare e non si impegna) e chi invece non lo può fare. Il compito di questi ultimi sfortunati è quello di entrare nella società, d’essere accettati e valorizzati come persona pure nell’handicap (o nel limite) e di abituarsi a convivere con chi li dovrà socialmente sostenere anche con la propria contribuzione e lavoro.
Essere in una scuola per loro è entrare nella “società” e farne parte integrante con la loro presenza. Più che imparare, dove è per alcuni impossibile, il loro è un insegnamento agli altri di civiltà, di valori e di progresso. In questo caso il voto è anacronistico essendo il loro un percorso di socialità; ma lo diventa per chi, invece, può dare nella capacità e non lo fa.
Il diritto allo studio, perciò il secondo, pone invece un processo evolutivo etico, più che sociale, considerato che la collettività si impegna a garantire un diritto (quasi) gratuito che deve essere necessariamente conquistato con l’impegno e la capacità.
Perciò: largo ai capaci e si blocchino gli inetti o gli scansafatiche.
Il solo impegno – diciamolo onestamente e senza ipocrisia – non deve bastare. Come non deve bastare l’appartenere a un determinato status sociale privilegiato.
Un medico, ad esempio, può essere volenteroso, ma se non ha la capacità nel suo dna culturale può essere solo pericoloso. E la stessa cosa vale per ogni altra professione, specie dove questa ha delle responsabilità.
E qua, guardando al passato (ma pure ora), ci sarebbe molto da disquisire; specie quando ci si trova davanti a dei laureati che sono peggio degli alunni delle … elementari di inizio secolo scorso.
Forse una certa cultura sessantottina ha scambiato il “pezzo” di carta a tutti per un diritto di equiparazione sociale: un diritto solo sulla carta … straccia.
Un diritto che non serve alla società e che è solo dannoso, perché porta con sé un dispendio enorme di finanza pubblica senza apprezzabili risultati.
Concludendo: la scuola la si cambia e la si conquista anche con la mentalità d’essere cittadino al servizio di tutti, specie con lo studio, sia che si sia studenti o … docenti.
Ciao e buona serata.
Sam
Caro Giuseppe
non trovi che la "severita'" che si è voluta mostrare a fine anno scolastico serva solo a nascondere le MONTAGNE di deficit , errori , sbracamenti che sono a monte dei deficit scolastici dei ragazzi ?
Si tagliano , accorpano , "verticalizzano" classi e scuole , i professori ( ma non sono pure loro una categoria a rischio come vigili del fuoco ecc. ? non andrebbero protetti come il panda o altri animali in via di estinsione ? ) sono demotivati , mal pagati e trattati da figli di un dio minore , se sono severi sono fiscali se cercano il dialogo (con classi di trenta alunni ci vorrebbe un miracolo )...e poi pretendiamo di migliorare la scuola aumentando il numero dei non ammessi !
Come diceva l'amico tuo don Bosco ? "PREVENIRE " o come diceva Totò :" ma mi faccia il piacere !!!"
Questo non significa : "EVVIVA LO SBRACAMENTO" ma : "rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a rivedere DAL CAPO e dalle origini che cosa BISOGNA FARE".
Piccolo inciso : finchè i professori saranno pagati come sono pagati non ci stupiamo se non avremo grandi risultati , ...potrei continuare per un pezzo , non per piangere sui fatti scolastici ma per mordere col dente del cobra chi fa passare per grande risultato quello che indica un fallimento .
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensa Patrizia che stando in prima linea vive sulla sua pelle queste situazioni !
PENSA CHE TI VOLEVO SOLO MANDARE A QUEL PAESE (scegli tu il posto piu' lontano perchè se ti prendo ti faccio nero ) ma poi è prevalsa la rabbia e allora....TIE'
Un saluto a te e UN CARO ABBRACCIO A Pat
Carla C.
Blog davvero interessante!..
Ripasserò
Sono, da pedagogista, pienamente d'accordo con la tua analisi.
F.
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