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martedì 23 giugno 2009

Costruire una rete

Chi si aspetta da questo commento una analisi del voto o del fallimento del referendum sul sistema elettorale resterà deluso.

La crisi etica ed economica che sta attanagliando il nostro Paese esige scelte molto coraggiose che vanno ben al di là del piccolo cabotaggio dell’1, 2% in più o in meno o di prospettive di ben breve termine ma che non risolvono i problemi.

Dobbiamo avere il coraggio di spiegare alla gente come stanno le cose, che siamo cioè come una famiglia piena di debiti che vuol continuare a vivere sopra le proprie possibilità, anzi una famiglia dove una minoranza di componenti si impegna, lavorando di più, innovando il proprio modo di lavorare, imparando dalle altre famiglie (Nazioni) che stanno meglio, insegnando il proprio lavoro agli altri, facendosi guidare dal senso del bene comune, e dove una maggioranza continua a coltivare la furbizia, a spendere… tanto ci penserà qualcun altro a guadagnare, a lavorare e a pagare le tasse il meno possibile, a farsi guidare da un bieco individualismo.
Ma questa maggioranza è fatta per fortuna anche di persone che sono “trascinate” in questo gioco perverso ma che sono ancora capaci di ragionare e di tornare ad una lucidità civica.
A queste persone occorre dire che, se vogliamo uscir fuori da un circolo vizioso di degrado, occorre guardare avanti, darsi un’ottica europea, ragionare in termini di un patto intergenerazionali che punti a:
1) accrescere la produttività generale;
2) promuovere uno sviluppo sostenibile in termini umani e ecologici;
3) procedere a riforme strutturali non più rinviabili (ristrutturazione del sistema pensionistico e del welfare, lotta ad ogni forma di rendita monopolistica o meno, focus sulle meritocrazia, liberalizzazioni dell’accesso al lavoro e alle professioni….)
Il tutto facendo perno sulla solidarietà nella sua duplice accezione di virtù morale personale e di principio ordinatore sociale, e sulla sobrietà come comportamento diffuso orientato a decidere i consumi sulla base di priorità eticamente indirizzate.
Alle persone si possono chiedere sacrifici solo se chi glieli chiede ha dimostrato coerenza morale e piena affidabilità, e se insieme ai sacrifici si mostra loro anche i benefici che potranno trarne.
In questo senso il patto intergenerazionale si trasforma anche in un patto tra società civile e rappresentanza politica ed economica.
Un soggetto politico di Centro che non si appiattisca sull’UDC ma che venga percepito veramente come nuovo, serio, affidabile e rinnovato negli uomini può portare avanti questo compito.
Sarebbe bello creare in tutta Italia una rete multipolare di gruppi e di associazioni sostegno di questo progetto. Il Laboratorio “Persona è futuro” (http://www.personaefuturo.it) non rivendica primati o primogeniture, ma pone la sua esperienza al servizio di chi, in luoghi diversi da Roma, vuole aprire un percorso analogo.
Cari saluti

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