Se si chiede in giro alle persone cosa esse intendano
per libertà, la risposta più diffusa è la seguente: “essere in grado di fare
ciò che pare e piace”.
Se poi si domanda se esistano dei limiti alla loro libertà e quali pensano
debbano essere, la risposta più comune è che ognuno è libero di fare tutto
quello gli pare e piace a condizione di non ledere lo spazio altrui della
libertà.
Se si vuole ancora approfondire e si chiede come ci si accorga di ledere l’altrui
spazio di libertà, si scopre allora che, per la maggior parte delle persone,
libertà significa fare tutto ciò che pare piace finché l’altro non reclami che
si sta ledendo il suo spazio di libertà.
A questo punto ci accorgiamo forse che stiamo arrivando ad una svolta
paradossale e rischiamo di trovarci di fronte ad un problema pressoché
insolubile.
Se il limite della nostra libertà dipende dalla
reazione dell’altro, la nostra libertà, in ultima analisi dipende dal limite di
consapevolezza e sopportazione dell’altro.
Infatti:
1) qualora l’altro sia un prepotente si rischia un conflitto.
2) qualora l’altro è un mite e remissivo la mia libertà rischia di diventare predominio
sull’altro.
Ma si può ancora definire libertà quella che giunge a poter soffocare se non proprio a reprimere la libertà altrui?
Si può obiettare che l’ordinamento giuridico è stato
creato proprio allo scopo, fra l’altro, di regolare i confini tra le libertà
delle nostre azioni.
Non tutto peraltro è contemplato e regolato dalle norme
giuridiche e non è neppure auspicabile che lo sia, perché altrimenti
vivremmo in un regime che non lascia, paradossalmente, nessuno spazio alla
libertà, dove tutto risulterebbe predeterminato per legge.
Che
fare
dunque in quegli spazi di autonomia individuale non regolati dalla legge, quale
definizione di libertà ci può essere veramente di aiuto in questi casi?
In aggiunta, la società e i suoi processi cambiano
continuamente, sono in perenne evoluzione; che fare quando la legge viene
superata dagli eventi e dai processi sociali e la libertà di una parte sembra
restringersi, mentre quella di un’altra sembra allargarsi e si aprono conseguentemente
dei conflitti (basta pensare all’evoluzione dei rapporti intergenerazionali)?
Come si risolvono? E se i conflitti sulla interpretazione delle norme
riguardano non i rapporti tra persone, ma i rapporti tra Stati? Che
fare? Se si pensa bene le guerre non sono altri che modi di risoluzione di
conflitti tra due diverse percezioni sui limiti delle proprie libertà.
Forse una chiave per approcciare in una maniera nuova
il tema della libertà può far leva sul concetto di reciprocità e, più in particolare far leva su quel principio etico
comune a tutte le principali leggi morali descritto come regola d’oro e che
recita “non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso” o, in
una modalità positiva “fai all’altro ciò che vorresti fosse fatto a te stesso”.
In pratica io sono libero di fare un’azione se, nello stesso tempo, lo
svolgimento della mia azione non è di impedimento all’altro nello svolgere
liberamente una azione dello stesso tipo.
In questa ottica il limite alla propria libertà non è più il confine
dell’altrui libertà ma l’inizio della stessa.
Paradossalmente la mia libertà non finisce dove incontra la libertà
dell’altro, ma inizia dove inizia la libertà dell’altro e finisce dove finisce
l’altrui libertà.
Il concetto può
essere meglio spiegato se si ricorre ad un esempio recente, quello della
mascherina chirurgica da porre sul viso per difenderci dalla pandemia in
essere.
Tutti sappiamo (o dovremmo sapere) che la mascherina non è un dispositivo che
protegge noi se non in piccola parte, quello che fa, quando la indossiamo, è proteggere l’altro
dalle famose “goccioline” di saliva che emettiamo parlando e che potrebbero
contenere il virus e infettare l’altro con cui parliamo.
In pratica io proteggo l’altro portando la mascherina e l’altro protegge
me, portandola anche lui.
In altre parole io permetto all’altro esprimere la propria libertà,
innanzitutto di vivere e poi di muoversi, di avere relazioni interpersonali
ecc.., e lui lo permette a me.
O anche, semplicemente, si può dire che io tutelo la libertà dell’altro di
avere una vita sana e lui protegge nello stesso tempo la mia identica libertà.
Se io intendessi la libertà come la facoltà di indossare
o meno la mascherina (concetto individualistico della libertà), e l’altro
facesse lo stesso, io limiterei la libertà dell’altro di vivere in salute
mentre io stesso dovrei affrontare una mia limitazione della libertà di vivere
in salute per il rischio di essere infettato dall’altro.
Qualcuno potrebbe obiettarmi che, se l’altro indossa la mascherina, io comunque
sarei tutelato nella mia salute anche se non la indossassi. Questo è vero, ma è
fuor di dubbio che il mio comportamento egoistico indurrebbe anche l’altro a
fare lo stesso (perché indossare una fastidiosa mascherina per proteggere me,
se io non la indosso per proteggere lui?) e a togliersi la mascherina, tornando
ad una paradossale situazione nel quale la libertà di una vita sana si
trasformerebbe in una libertà di infettarci reciprocamente.
Analoga situazione per l’assunzione del vaccino contro
il Covid 19, che protegge me stesso dal contagio, ma non in maniera totale (non
è uno scudo, ma un filtro anche se potente).
Se io mi vaccino e l’altro non si vaccina è pur sempre possibile, anche se in
misura minore, che io possa infettare l’altro mentre è probabile, in misura
maggiore, che l’altro possa infettare me.
Se siamo entrambi vaccinati il rischio di potersi infettare è minimo (quasi
vicino allo zero), infatti potremo anche non indossare la mascherina.
La reciprocità rinforza la nostra
libertà
Un altro esempio può essere quello della ricerca
scientifica.
Se uno scienziato utilizza la sua libertà personale per condividere i suoi
progressi con altri scienziati e questi altri reciprocamente condividono i loro
con lui, ne deriva una più rapida crescita della ricerca scientifica globale.
Anche in questo caso la libertà di ricerca si amplia se non trova il limite
nella libertà dell’altro ricercatore ma se entrambi considerano l’altrui
libertà come un momento di partenza e non come in confine.
In un mondo complesso, globale e interconnesso come il
nostro più si applica la regola d’oro della reciprocità più crescono le nostre
libertà personali e si amplia la sfera di libertà nella società civile e
progredisce lo sviluppo sociale.
Roma 30/11/2021
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Postilla: quello che mi
rammarica è che questo scritto, pur semplice, è troppo lungo per essere letto e
compreso da quelli che pensano che libertà equivale e fare quello che mi pare e
piace finché l’altro non reclama
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