La nostra generazione e quelle precedenti hanno dovuto studiare sui libri o sui primi computer per costruirsi una cultura; questa infatti è fatta di informazioni, di dati e della capacità di elaborarli e di correlarli fra di loro.
A noi era necessario avere già pronte in mente le informazioni perché doverle cercare sui libri era dispendioso e lungo.
Oggi le nuove generazioni possiamo reperire tutte le informazioni su piccoli smartphone o tablet, strumenti trasformatisi (per dirla con lo psichiatra V. Andreoli) in delle "protesi del cervello".
Secondo le moderne teorie pedagogiche, proprio in funzione della facilità di trovare le informazioni, il sistema scolastico non dovrebbe focalizzarsi sull'apprendimento di queste ultime, ma piuttosto sulla acquisizione delle competenze complementari ("soft skill" in inglese), quali la capacità di trovare velocemente informazioni nei database informatici, di comunicare, di negoziare, di problem solving e così via.
Tutto bene ma, così facendo non stiamo forse facendo atrofizzare le nostre capacità mnemoniche e, soprattutto quelle di elaborare le informazioni e di metterle in relazione fra loro per elaborare un progetto o formulare risposte alle domande? con l'intelligenza artificiale a tutto questo pensano i programmi software di ultima generazione.
E così perdiamo anche l'abitudine di leggere ragionamenti di più di 10 righe, come questo...
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