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sabato 8 ottobre 2011

Buona settimana (la forza della mitezza)

Carissimi,

anche per questa settimana mi faccio tener compagnia da alcuni pensieri del Cardinal Martini.

“Mitezza è la capacità di cogliere che nelle relazioni interpersonali non ha luogo la costrizione o la prepotenza ma è più efficace la passione persuasiva, il calore dell’amore.

Mitezza è la capacità di credere nella forza trasformativa dell’amicizia.

La mitezza si oppone ad ogni forma di prepotenza materiale e morale; è vittoria della pace sulla guerra; è vittoria del dialogo sulla sopraffazione.”

Siete d’accordo? Eventuali commenti sul mio blog http://giuseppesbardella.blogspot.com

Buona settimana a tutti

9 commenti:

Paolo C. ha detto...

Ma non riesce con tutti. Quello che proponi e' un'arte che si acquista col tempo a furia di sane meditazioni spirituali. Nella logica attuale se qualcuno ti fa qualcosa volontariamente e no, si e' subito pronti a ribattere, non riflettendo.Questo dipende dall'educazione che ci danno la famiglia, la scuola e i mass media.Una volta ho sentito un padre ad un bambino che teneva in mano una pistola giocattolo dirgli superficialmente:"Spara ai cattivi!".Che speranza dobbiamo avere, se delle volte viviamo con la paura di essere sparati, solo per avere un'opinione contraria? Ma per fortuna non e' tutto così', ma bisogna camminare tanto ed il compito del cristiano e' quello di pregare per queste cose.

Carla - La penna nera ha detto...

Caro Giuseppe
quando leggo le tue riflessioni spesso le condivido , se non totalmente , almeno in massiama parte ma ,non so perchè , mi viene voglia sempre di risponderti da "Pierina la peste" .
Mi trattengo ma il tuo tono , a volte curiale , risveglia in me lo spiritello anarchico e rompipalle .
CHE BELLO non sono ancora "bollita", c'è ancora tempo per rinconglionirmi del tutto .Un grosso abbraccio a te (il predicatore ) e a PAT .

Giuseppe Sbardella ha detto...

ciao Carletta,

grazie dell'osservazione, non sei la prima farmela, ma il mio stile è questo, ho provato a cambiare e forse un po' ci sono riuscito, accettatemi così come sono...

Un abbraccio a tutta la tribù.

scargi ha detto...

Pienamente d'accordo. Uno studio delle università americane ha concluso che l'essere generosi e miti conviene, si ottiene di più sia negli affari che nei problemi di relazione, si possono avere cocenti delusioni e perdite ma il bilancio è positivo. La paura di essere turlupinati fa essere, a molti, guardinghi e aggressivi, ma a quanto pare questo atteggiamento non paga.
Per quanto riguarda lo stile, l'essere miti non impedisce dall'essere chiari e sinceri e la sincerità può anche essere dura ed esplicita. L'essere miti non significa essere sdolcinati e viscidi, ma cortesi e trasparenti.

Giuseppe Sbardella ha detto...

grazie Salvatore, ci intendiamo perfettamente!

Giuseppe Sbardella ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Grazia Maria F. ha detto...

Ciao Giuseppe!

Grazie e buona settimana anche a te! Grazia

Pompeo S. ha detto...

Non è possibile dissentire.
Il problema è da dove, e da chi scaturisce il comportamento e la risposta.
E' questione di educazione, convinzione, pratica, abitudine di chi è diventato maestro.
Ma anche al Maestro talvolta scappano le staffe! Con tutta ragione, leggendo il passo evangelico. Però ogni parola del Mestro ci insegna che pur nelle faccende umane è quasi implicito uno scatto d'impazienza, che può trasformarsi in atto d'ira.
Credo, però, che la mitezza sia una pratica costante, scaturita dalla bontà, dalla mansuetudine e dalla misericordia divina.
E' questione d'amore.
Tutti abbiamo sposato qualcuno o qualcosa nella nostra vita.
Mantenere un trend evangelico è comunque compito di ciascuno.
Gli errori sono compresi nell'offerta.
Daltronde in paradiso non ci saranno "matrimoni", ma sicuramente l'eterno AMORE.
buona settimana a tutt
Pompeo

Sam Cardell ha detto...

Le parole di Martini vanno inglobate in un discorso particolare, dove la ragione deve prevalere sull’istinto. Bisogna entrare perciò nel mutuo consenso, senza il quale si perseguono solo interessi primordiali.
In pratica bisognerebbe sempre percorrere l’analisi transazionale.
Il comprendere il discorso altrui, facendo propri non gli interessi bensì i concetti, significa capire le ragioni dell’altro e con queste instaurare quel colloquio necessario a percorrere almeno un tratto di via comune; diversamente si procede sempre su strade sghembe che, necessariamente, portano a competizione, differenziazione, soprafazione, ingordigia, protagonismo, interesse personale e … guerra. In pratica anteponendo egocentricamente sé stessi al mondo.
Martini è un religioso, perciò vede Dio come centralità di donazione e di amore, intorno al quale ruota tutto il resto, compreso l’uomo. L’origine e il traguardo; proprio come la retta geometrica nello spazio che si ricongiunge sempre al proprio punto iniziale e dove, a elisse chiusa, ogni punto di essa è un inizio e una fine. Elissi infinite e intersecanti sempre tra di loro.
La persuasione avviene nel colloquiare, quindi nel confrontarsi con l’altro. Per farlo bisogna essere miti, perciò disponibili a misurare il nostro metro di vita con quello altrui. Il che ci permette di implementare non solo il rapporto sociale, ma pure di capire eventuali errori nostri o altrui.
Le ragioni di ogni persona sono dettate da contingenze particolari, la prima delle quali è l’esigenza di esistere, perciò di vivere. Ciò viene scandito da altre necessità, che nel perseguirle possono anche indurre all’errore.
Se non ci si cala in quelle necessità è ovvio che non si possa comprendere né l’errore altrui, né il proprio.