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domenica 1 dicembre 2019

Considerazioni sulla lavanda dei piedi


Sin da quando ero adolescente, mi sono sempre posto parecchie domande davanti alla dottrina cattolica sulla Eucarestia, in particolare sulla affermazione della presenza reale del corpo e del sangue di Gesù sotto le apparenze del pane e del vino (la cosiddetta transustansazione).
Come si concilia tale dottrina con le leggi della fisica? Ma, soprattutto quale è il suo significato? È soltanto un fenomeno quasi magico che si verifica ogni volta che si celebra la S. Messa? O vi si cela qualcosa che, allo stesso tempo, è molto profondo e molto concreto?
Sono domande che mi sono portato dietro per anni, e che solo quest’anno hanno forse ricevuto risposta nel corso delle mie meditazioni sul Vangelo di Giovanni, fatte con l’aiuto degli spunti datemi dai libri del Card. Martini e dal caro compianto amico Padre. Ugo Vanni.
In effetti mi aveva sempre colpito la circostanza che Giovanni, contrariamente agli altri evangelisti, non avesse fatto  nel suo Vangelo alcun cenno all’Eucarestia, ma avesse posto al centro della narrazione dei fatti dell’ultima cena, non l’Eucarestia, ma la lavanda dei piedi. Eppure Giovanni è molto attento alla gestione dei simboli nel suo Vangelo, e sicuramente, l’istituzione dell’Eucarestia è un fatto pieno di simboli e, come tale, avrebbe dovuto attrarre la sua attenzione narrativa!

Prima di procedere, leggiamo insieme i versetti da 1 a 17 del Vangelo di Giovanni, relativi appunto all’episodio della lavanda dei piedi.

1 Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. 6 Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» 7 Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». 8 Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». 9 E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto; e voi siete purificati, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete netti».
12 Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate.

Perché Giovanni ha narrato, con dovizia di particolari, questo episodio e ha invece  trascurato quello molto più importante, nell’immaginario comune cattolico, dell’Eucarestia?
Un barlume di risposta mi è arrivato leggendo le illuminate considerazione di Carlo M. Martini e di Ugo Vanni.
Forse Giovanni ha voluto narrare la lavanda dei piedi trasformandola in un simbolo, un segno  (dire sacramento potrebbe essere corretto ma forse sarebbe eccessivo) più immediatamente comprensibile, dell’Eucarestia?
Ragioniamoci.
Sappiamo bene che, nel Sacrificio Eucaristico, Gesù in qualche modo anticipa (come affermò Joseph Ratzinfer, futuro Benedetto XVI, in una meditazione di qualche anno fa nella Basilica di S. Giovanni a Roma) la sua Passione (Morte e Risurrezione) e che tale Passione viene ricordata (come memoriale) e attualizzata in ogni S. Messa.
Ebbene scorrendo i versetti 4 e 12, nei quali si legge come, in una forma quasi solenne, Gesù, prima si spoglia di tutto e poi si riveste, non viene in mente come questa spoliazione e questo rivestimento possano rimandare alla sua Morte in croce (spogliato anche della vita) e poi alla sua Risurrezione (rivestimento della massima gloria divina)?
E se leggete come Gesù abbia voluto lavare i piedi agli apostoli (versetto 5) non vi viene in mente il momento della cena eucaristica nel quale Gesù distribuisce il pane e il vino (cioè dona se stesso) agli apostoli?
Ancora,  l’invito fatto a Pietro, che mostra una forte ritrosia, a farsi lavare da Lui (versetto 8), non vi richiama l’invito eucaristico “prendete e mangiate, questo è mio corpo… prendete e bevete, questo è il mio sangue”?
Infine l’invito (versetto 14) agli apostoli a seguire il suo esempio lavandosi i piedi gli uni gli altri, non vi richiama l’invito eucaristico “fate questo in memoria di me”?

Sì a me pare proprio, o almeno così lo spiega la mia sensibilità spirituale, che Giovanni abbia voluto replicare, con la sua narrazione simbolica ma estremamente concreta, la narrazione, sempre un po’ criptica, dell’Eucarestia da parte degli altri evangelisti.
Come dunque interpretare e vivere nei fatti il messaggio dell’Eucarestia?
Se abbiamo capito quello che Lui ha fatto (versetto 12) non ci resta che condurre la nostra vita come un servizio agli altri, sapendo peraltro che, se lo faremo, saremo ripieni di beatitudine, ovvero di felicità (versetto 17).