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sabato 30 agosto 2008

Buona settimana (la crescita va bene, ma la famiglia?...)

Carissimi sono arrivato a pag.190 del libro “Liberare la crescita – 300 decisioni per cambiare la Francia” che costituisce il rapporto finale della Commissione Attali, nella quale esperti e politici di ogni tendenza (destra, sinistra, industriali, sindacalisti, economisti, psicologi) si sono confrontati per elaborare un programma in grado di rilanciare l’economia francese.
Ci sono ricette molto utili anche in chiave italiana, ma una cosa mi ha colpito fino alla 190esima pagina su 294 e alla 231esima decisione (su 300) solo una volta si parla di famiglia.
Mi sapete dire il perché?
Io un’idea ce l’ho la magari ve la dirò prossimamente.

Ciao a tutti e .... buona settimana

domenica 24 agosto 2008

Buona settimana (vecchi e nuovi simboli di culto)

Sui monti le croci, simboli di culto spirituale, sono state affiancate, se non sostituite da antenne e ripetitori, simboli del culto al consumismo. Un tempo le città venivano costruite intorno alle Chiese, oggi i nuovi quartieri vengono edificati intorno ai supermercati. Nelle strade delle città e dei paesi le vecchie icone (anche artistiche)sono state sostituite dai manifesti pubblicitari (spesso tutt’altro che artistici).

Come richiamare l’uomo moderno, circondato dai luoghi e dai simboli del consumismo, alle Realtà ultime e trascendenti?

Forse la risposta è che dovremmo essere noi credenti i simboli moderni e viventi di un richiamo ad una vita che sia non solo di benessere materiale ma soprattutto orientata al Sommo Bene e di conseguenza al bene comune. Dobbiamo essere testimoni coerenti e coraggiosi della nostra Fede.
E’ una sfida difficile ma anche entusiasmante.
Mi viene in mente la frase di S. Paolo nella lettera ai Galati: “Non sono più io, ma Cristo che vive in me.”

Buona settimana

martedì 19 agosto 2008

Appunti su un Centro dinamico

Appunti per un Centro dinamico.
Un soggetto politico di Centro non può caratterizzarsi , come spesso avviene, solo in negativo per le sue diversità e la contrapposizione rispetto alla Sinistra e Destra, bensì possedere e sviluppare un progetto culturale e programmatico ben delineato e individuare una realtà sociale al quale indirizzarlo. L’antropologia di riferimento sulla quale fondare il progetto culturale potrebbe basarsi sul personalismo comunitario, che si fonda sulla visione dell’essere umano considerato come una persona, cioè come un “universo” (come lo chiama Emmanuel Mounier, uno dei padri del personalismo) unico ed irripetibile in grado di realizzare se stesso e perfezionare la propria umanità nella misura i cui si apre a e interagisce con gli altri, non avendo in mente solo il suo benessere individuale ma subordinandolo al bene comune. 
Il personalismo meriterebbe ben più ampia e complessa definizione, ma ritengo che questa sia comunque in grado di farne percepire le caratteristiche. 
Da una visione antropologica personalista non possono che discendere chiare e lineari scelte politiche e programmatiche come, a titolo non esaustivo di esempio, le seguenti: 
1. il confronto come strumento di composizione dei conflitti e trasformazione di essi in opportunità di progresso comune; 
2. la piena accettazione del mercato, a livello nazionale e globale, con l’approntamento di misure concrete che garantiscano a tutti, anche ai meno abbienti che ora hanno poca voce, l’accesso ad esso ed ai suoi benefici; 
3. il sostegno a politiche meritocratiche che contengano forti sostegni a chi, pur mettendoci tutto l’impegno, non riesca a conseguire gli stessi risultati del più capaci; 
 4. la riforma della scuola vista come palestra di formazione alla cittadinanza, di informazione culturale (anche, ma non solo, attraverso il recupero del tanto vituperato “nozionismo”), di allenamento al ragionamento; 
5. una politica fiscale efficace che sia anche redistributiva del reddito, ma continui ad essere incentivante rispetto a chi voglia migliorare legalmente ed eticamente il proprio reddito individuale; 
6. una politica di sostegno e di recupero della famiglia vista come primaria cellula sociale, palestra di crescita individuale in un contesto di reciproca solidarietà intergenerazionale. 
Ma a chi rivolgersi, a chi indirizzare, tale progetto culturale e programmatico, per poterlo trasformare in proposta politica agibile e concreta? 
La realtà sociale maggiormente in grado di coglierla, accettarla e viverla, dovrebbe essere quella composta da tutte le persone che, parafrasando J. F. Kennedy, non si chiedono cosa possa fare lo Stato per loro, bensì come possano loro contribuire al benessere della collettività. 
Un politica che un tempo si sarebbe definita interclassista, in grado di rivolgersi a tutti i lavoratori, a quelli dipendenti ed a quelli autonomi (artigiani, liberi professionisti....), agli imprenditori, ai pensionati, ai giovani ed ai meno giovani, a tutti i cittadini che si pongano il problema e l’obiettivo di saper sempre conciliare il loro interesse individuale con il primario bene comune. 
Sicuramente tale politica non raccoglie oggi la maggioranza dei cittadini ma la lunga crisi economica che ci aspetta farà cambiare tante opinioni oggi consolidate. Certo il Centro delineato non è un soggetto politico accomodante e propagandistico, richiede dai propri aderenti e richiederà dagli elettori una capacità flessibile di saper discernere i valori tradizionali permanenti sapendoli declinare con dinamismo e tempismo al confronto con i nuovi problemi del XXI secolo. Per questo un Centro che non si potrà definire conservatore o riformista, ma forse, come tanto mi piace Centro popolare dinamico. Mi scuso se questi appunti sono abbastanza sintetici, ma vogliono solo rappresentare il primo contributo ad un confronto aperto, costruttivo e cortese.

Il Centro e il PDL

Il Centro e il PDL

Fra poche settimane il PDL si trasformerà in un partito unitario di destra; è necessario svolgere un ragionamento (anche nella forma di un breve appunto) su questo avvenimento che potrebbe essere storico (come potrebbe avere valenza storica la avvenuta nascita del PS sull’altro fronte).
Il ragionamento, se vuole essere politico e strategico, deve prescindere da Berlusconi. Il personaggio ha 72 anni, non è in gran forma (i continui svenimenti lo confermano), mi pare assurdo farci influenzare ancora dal Berlusconismo per delineare prospettive politiche a lungo termine.
L’Italia non ha mai avuto una vera destra di stampo europeo (possiamo fare un riferimento a titolo di esempio a Churchill per la Gran Bretagna, Adenauer per la Germania, De Gaulle per la Francia), abbiamo avuto, fino agli anni ’90 una destra che si richiamava più o meno espressamente al fascismo e una destra liberale piuttosto di stampo classista borghese ed elitario.
Negli anni ’90, la destra ha subito una trasformazione na non in ottica europea..
Forza Italia avrebbe dovuto essere, secondo l’idea originaria di Antonio Martino (che la ispirò a Belusconi) un partito liberale di massa. Purtroppo, dopo una prima fase promettente (quella dei Martino, degli Urbani e di altri intellettuali di matrice liberale) è sempre più diventata il partito di coloro che ritenevamo il perseguimento dell’interesse individuale guida massima del comportamento personale (con tutto quello che ne consegue in tema di deterioramento della coesione sociale e del rispetto delle regole).
Permaneva e tuttora permane una minoranza di persone rispettabili, perlopiù di ispirazione cristiana, inserite nel partito per difendere i valori di una destra liberale di stampo europeo.
Alleanza Nazionale, nata sui resti del partito di ispirazione fascista, ha invece iniziato, sotto la guida di Fini (e l’ispirazione di Fisichella), una lunga marcia di avvicinamento verso i valori della liberaldemocrazia. La vera zavorra di questo partito è una classe politica ancora culturalmente legata ad immagini (se non a idee) del vecchio fascismo. E’ peraltro innegabile una maggiore valenza di cultura sociale di AN nei confronti di Forza Italia.
Viene riconosciuto alla destra nel suo complesso una maggiore attenzione (almeno da punto di vista formale) ai valori della famiglia naturale e della vita, ai temi della libertà economica, del mercato e della efficienza amministrativa, al rispetto della autorità.
Che partito sarà il futuro PDL post-berlusconiano?
Ritengo che molto dipenderà anche dall’atteggiamento che il Centro assumerà nei suoi confronti. Se ci facciamo prendere da uno strabismo politico obbligato che ci fa vedere a sinistra solo elementi positivi e a destra solo elementi negativi, non faremo altro che agevolare la nascita di una destra ancora più individualistica, liberista (che è differente da liberale), nazionalistica.
A mio parere, come dobbiamo incalzare la sinistra sulla meritocrazia, sul mercato, sull’efficienza istituzionale, sulla bioetica, dobbiamo incalzare la destra sugli aspetti valoriali con più marcato spessore sociale quali l’uguaglianza delle posizioni di partenza (frutto anche di una redistribuzione continua del reddito), il rispetto delle regole e degli equilibri istituzionali, l’apertura ad una visione politica europea, una scuola meritocratica ma non elitaria, una sanità efficiente ma a disposizione anche dei meno abbienti, una vera politica fiscale a favore della famiglia.
Se saremo capaci di confrontarci costruttivamente con la destra e la sinistra sui temi suindicati, renderemo sicuramente un servizio importante al bene comune ed allo sviluppo della nostra Italia.
Al prossimo ragionamento, sul Centro.

Il Centro e il PD

IL CENTRO E IL PD

Ho notato che molti bloggers del blog di Tabacci ultimamente esprimono delle posizioni molto simili, se non uguali, a quelle espresse dalla sinistra riformista (PD).
Mi chiedo se tale sinistra sia un interlocutore affidabile.
Negli ultimi 15 anni si è verificato il fenomeno che la sinistra, quando è stata unita in un’unica coalizione ha vinto le elezioni, ma non è stata capace di governare (l’ingresso nell’Euro è stato più che un successo del governo Prodi un frutto necessitato dell’istinto di conservazione nazionale).
Quando invece, come nell’ultima tornata elettorale si è presentata divisa, ha perso le elezioni.
Lo confesso, l’ultima volta sono stato tentato dal PD, ho anche partecipato alle primarie (votando per Letta) perché, pur nella farsa di certe posizioni elettoralistiche prese a prestito dalla destra, credo che la presenza di un forte partito di sinistra riformista (che faccia i conti con i nuovi problemi di una società globalizzata del XXI secolo) sia un bene per l’Italia. Una sinistra che si confronta apertamente con la meritocrazia, con il mercato, con il multiculturalismo, con le esigenze di sicurezza civile, con il problema del nucleare, è sicuramente un elemento positivo per il lo sviluppo presente e futuro dell’Italia.
In me è successivamente prevalso un senso di sfiducia in tale cambiamento e ho votato per il Centro.
Forse ho avuto ragione. Dopo la sconfitta la vocazione maggioritaria del PD si è molto attenuata, il segretario attuale sembra quasi un ostaggio in mano ai soliti maggiorenti, si è aperta la corsa al dialogo verso la sinistra estrema.
E’ vero che contemporaneamente si sono avute aperture anche nei confronti dell’UDC e prese di distacco dall’IdV ma, a ben vedere, la “pancia” storica del partito non può fare a meno di essere strabica verso i cugini separati della sinistra estrema e radicale.
E’ sempre stata mia coerente opinione che compito di un soggetto di Centro moderno sia quello di incalzare la sinistra riformista sui problemi posti dall’inserimento dell’Italia in un contesto europeo ed in un mondo globalizzato Incalzarla sui temi prima accennati, la meritocrazia, il mercato, l’esigenza di conciliare le garanzie con la velocità decisionale, l’ambiente (in un’ottica costruttiva), un approccio multipolare all’energia, la sicurezza, è fondamentale per aiutare le parti sane e moderne del PD.
E’ la stessa politica che il Partito Repubblicano di La Malfa portò avanti, con serietà ed intransigenza, nei confronti del PCI e che condusse quest’ultimo ad intraprendere il cammino verso la piena accettazione dei valori della democrazia occidentale. Penso (o spero) che questa sia la politica che i fondatori della Rosa bianca per l’Italia abbiano in mente.
Sulla destra c’è da fare un discorso altrettanto complesso, ma lo farò un altro giorno.
Cari saluti a tutti.

sabato 16 agosto 2008

Finanza o solo speculazione?

Carissimi amici,
è morto la scorsa settimana Andrea Pininfarina, un imprenditore ma sopratutto uno dei giovani più promettenti delle nuove generazioni.

Ma la notizia più sconvolgente riguarda l’impennata in Borsa delle azioni della sua azienda. Vuol dire che molti investitori hanno voluto “giocare” sulla morte di una persona speculando per ottenere maggiori guadagni. Tristezza aggiunta a squallore...
Voler trarre profitto finanziario dalla morte di una persona non vuole forse dire provocarne una seconda volta la morte?

Forse le istituzioni morali internazionali, sia religiose che laiche, le quali hanno finora difeso il carattere non immorale della finanza giustificandolo con il fatto che tramite di essa, e tramite le Borse, si fa pervenire denaro fresco alle aziende e si mettono le stesse in grado di creare sviluppo e occupazione, devono fermarsi a riflettere.
Ormai una grande parte delle operazioni finanziarie è fatta solo in ottica speculativa, al fine di ottenere guadagni (anche immani) senza la fatica del lavoro e senza curarsi degli aspetti comunitari (Paesi in crisi, padri di famiglia disoccupati).

Cosa possiamo fare? Molto.

Di seguito pochi, ma spero efficaci suggerimenti, per combattere nel nostro piccolo, le disfunzioni sociali della pura speculazione finanziaria.

Innanzitutto occorre parlarne, chiedersi e chiedere se è giusto che i mercati finanziari e le Borse mondiali abbiamo preso il posto del parlamenti e dei governi nell’indirizzare l’economia mondiale e nel condizionare le sorti di popoli e di singole famiglie. Ci stanno espropriando dei nostri diritti di cittadini, prendiamone consapevolezza e parliamone in continuazione (per saperne di più leggere a tal proposito il bel libro “Il supercapitalismo” di R. Reich, già Ministro di Bill Clinton, edizioni Bruno Mondadori).

In secondo luogo, chi può investire sia guardingo negli investimenti, si ricordi ad esempio che esistono anche fondi “etici” che rendono di meno ma che garantiscono la qualità etica dell’investimento.

Ultimo suggerimento, ma non in ordine di importanza, ricordiamoci che la condivisione del superfluo con chi non ne ha rende più felici dell’accaparramento continuo di beni nell’ottica della massimizzazione dei guadagni.

Buona settimana

mercoledì 13 agosto 2008

Medaglie olimpiche tassate?

Sinceramente sono rimasto un po' perplesso per le lamentale espresse dalla medaglia d'oro Vezzali e da quella d'argento D'Aniello circa il fatto che i premi collegati alle loro mediaglie (rispettivamente di euro 145.000,00 e 75.000,00) vengano soggetti ad imposta secondo la legge italiana.
Le mie perplessità vengono da diversi motivi:
  1. i due hanno utilizzato per gli allenamenti strutture pobbliche sportive nazionali e sono andati in Cina a spese del CONI, strutture e spese finanziate dalle imposte pagate dagli italiani;
  2. i premi che ogni dipendente riceve dalle aziende in cui lavora, quale riconoscimento di proprie eccezionali performances, sono regolamente tassati. Perché mai i premi degli sportivi no?
  3. forse la lamentela avrebbe senso se le Olimpiadi fossero rimaste, come nel pensiero di De Coubertin, riservate solo a dilettanti, ma così non è più. Nell'ottica di Vezzali e D'Aniello anche gli campioni di football avrebbero dovuto sollevare la stessa lamentela in quanto anche loro hanno dato lustro al Paese.

La verità, a mio parere, è che ormai le Olimpiadi sono diventate, in sintonia con il pensiero unico (debole) corrente, un evento più commerciale che sportivo. In tale ottica, nella quale l'importante è vincere per guadagnare di più (quanto sei lontano De Coubertin!), è pienamente accoglibile la lamentela dei nostri due campioni (??).

Ma si può ancora parlare di Olimpiadi?

lunedì 11 agosto 2008

Inizio blog

Ciao a tutti, mi chiamo Giuseppe Sbardella, ho aperto questo blog mentre si approssima il mio 60esimo compleanno perché voglio condividere i miei pensieri e le mie attività di persona desiderosa di utilizzare tutte le conoscenze acquisite in questi 60 anni per realizzare ancora la propria personalità e per contribuire alla crescita di coloro che vorranno essere miei amici.